Intervento Vescovo assemblea sinodale diocesana 16.11.21

Intervento Vescovo assemblea sinodale diocesana 16.11.21

Sinodalità: partecipazione, comunione e missione

Carissimi Sacerdoti, Religiosi, Laici impegnati,

Permettetemi di condividere qualche riflessione sul Sinodo che comincia.

Sono convinto che quest’anno rappresenterà una possibilità straordinaria di crescita per tutta la nostra Chiesa diocesana che sta vivendo tre momenti di grazia: il sinodo, nella sua prima fase, il Giubileo oronziano e la preparazione alla mia visita pastorale.

Racchiudo il mio pensiero in tre parole che, come grandi pennellate, dipingono l’orizzonte di fondo dell’anno che ci apprestiamo a cominciare.

La prima parola, di cui non dobbiamo avere timore, è la parola Sinodo. È una parola portatrice di una grande ricchezza di significato, di tradizione ecclesiale, che richiama lo stile “proprio” della Chiesa: invita alla comunione, spinge alla fraternità, al sostegno reciproco, a compiere insieme quei passi in avanti partecipando attivamente alla missione per cui il Signore ci convoca.

Sinodo è un termine che sottolinea la grazia contenuta in ogni tempo della vita della Chiesa e che ci viene donata quando si cammina insieme. Per questo, riprendo il titolo di questo Sinodo e vi invito a soffermarvi personalmente sui tre vocaboli: partecipazione, comunione e missione.

Per attuare concretamente ciò, è necessario innanzitutto l’ascolto, così come ho evidenziato fin dalla mia prima lettera pastorale diretta alla Diocesi.

Dunque, la seconda parola è ascolto. Abbiamo vissuto il lungo tempo della pandemia, cercando di ascoltare il grido di sofferenza del nostro popolo. Abbiamo approfittato della sosta forzata per riflettere e fare discernimento sull’impostazione di tutta vita ecclesiale. A livello familiare nell’ascolto, anche forzato per la contingenza dello stare insieme per lungo tempo in spazi spesso ristretti, abbiamo riscoperto la necessità e al contempo la bellezza dello spezzare insieme il pane e del condividere la vita di famiglia.

A livello della pastorale abbiamo potuto ascoltare ciò che lo Spirito dice alle Chiese, alle nostre comunità.                                                                                                                    

Abbiamo ascoltato forte l’invito a non volgere indietro lo sguardo sul nostalgico “come eravamo”. Mi domando: Abbiamo percepito il silenzio assordante delle nostre chiese vuote, il rumore del disgregarsi dei solidi muri delle nostre storiche certezze, dell’infrangersi dei perimetri dei nostri belli, ma spesso obsoleti progetti pastorali?

 In questo tempo, ci è stata donata, e dico donata, la possibilità di un serio e profondo discernimento su quelle che erano e, forse vorremmo che continuassero ad essere, le impostazioni, talvolta annose e rassicuranti, delle nostre comunità parrocchiali e di tutta la chiesa locale.

E’ risuonato ancora forte quel “Ascolta popolo mio” con cui ho iniziato il mio ministero tra voi e che oggi ridiventa l’invito a farci ascoltatori della Parola del Padre. E dall’ascolto deriva un nuovo stile di approccio pastorale sobrio ed essenziale che, eliminando ciò che è superfluo, si concentra sull’annuncio del Vangelo della Misericordia e della Gioia che solo può parlare e animare gli aspetti essenziali della vita dei fratelli, di tutti i fratelli, anche i più lontani, quelli “fuori dal recinto”, per dare loro la Speranza e quella gioia di cui, non mi stancherò di ripeterlo, come cristiani, pastori e fedeli laici, operatori della pastorale, siamo chiamati ad essere collaboratori.

L’ascolto spalanca la finestra al vento dello Spirito Santo; le dita di Gesù sulle nostre orecchie chiuse sbloccano la via attraverso cui il Signore ringiovanisce e rinnova la sua Chiesa.

Da quanto detto sinora scaturisce la terza parola, cioè Visita. Ricordiamoci sempre che il Signore viene a trovarci nei luoghi esistenziali in cui ci muoviamo e operiamo. Lui non cessa mai di farci visita.Questa visita di Dio, di cui l’imminente tempo di Avvento ci offre una concreta attuazione, è l’annuncio della possibilità data all’uomo dell’incontro vivo con il Signore Risorto. Tutto ciò che la Chiesa fa e dice ha senso solo se è al servizio di questo incontro. Anche farsi prossimi all’altro e volergli bene, come sperimentato nella Giornata del Povero, è kerigma in atto, è dare volto, mani e gambe al Signore che vuole far sperimentare il suo amore ai suoi fratelli, visitandoli.

Sono persuaso che, se sapremo camminare insieme in maniera sinodale, in ascolto della Parola e delle vite degli altri, saremo sacramento della missione della Chiesa e tutta la nostra Comunità diocesana potrà accogliere con favore la Visita pastorale del Vescovo, il quale non intende fare il “controllore”, ma vuol “toccare con mano” l’opera di Dio, aprendo cammini di comunione laddove vi siano difficoltà e disagi, per incoraggiare uno stile sinodale che permei tutta la vita ecclesiale. Così la celebrazione della prima fase diocesana del Sinodo costituisce la migliore preparazione alla Visita pastorale.

 Carissimi, l’equipe sinodale sta lavorando per predisporre il calendario degli appuntamenti che ci offriranno la possibilità di vivere questo tempo di Grazia che lo Spirito Santo ci dona. Il tempo della Narrazione, è questa la prima fase del Sinodo, nel quale avremo l’occasione, necessaria, di narrare, ascoltare, ascoltarci per crescere secondo quel sensus fidei che il Signore ha donato a tutta quanta la Chiesa. Nessuno si senta escluso. E’ quanto il Signore oggi ci chiede.

Passo la parola al relatore, per analizzare i passi concreti su cui iniziare a muoverci.

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