Dodici anni di rito antico a Lecce. Il cammino della messa in latino da Ruppi a Seccia

Dodici anni di rito antico a Lecce. Il cammino della messa in latino da Ruppi a Seccia

articolo ripreso da portalecce

Sono passati dodici anni da quella Domenica in albis del 2009 quando, ad iniziativa di un piccolo gruppo di fedeli, ritornava a Lecce in forma pubblica la messa secondo il messale antico.

 

 

 

L’anno precedente era stata presentata all’arcivescovo Ruppi una richiesta e grazie alla disponibilità di mons. Giancarlo Polito, la prima messa fu celebrata in San Matteo da don Joseph Luzuy che negli anni successivi, con cadenza quasi mensile, veniva a Lecce per la celebrazione e per la direzione spirituale del gruppo.

Cresceva così un legame forte tra i fedeli salentini e l’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote (Icrss), di cui don Joseph è ora superiore per l’Italia, pur mantenendo il gruppo un costante e fecondo rapporto con il clero diocesano: dapprima mons. Giancarlo Polito, poi Padre Domenico Pulimeno ofm e infine, per tanti anni, mons. Angelo Renna hanno assicurato in San Matteo, in Santa Chiara e in San Francesco di Paola, la celebrazione della messa domenicale tridentina.

Nel frattempo la comunità è cresciuta con tanti altri fedeli provenienti da Centri limitrofi. Sono stati celebrati matrimoni e battesimi nell’antico rito; alcuni sacerdoti diocesani hanno imparato a celebrare in vetus ordo; prelati e sacerdoti, anche stranieri, hanno fatto visita alla comunità che con serenità si è inserita nella realtà diocesana.

Infine, nel 2018 il gran passo: l’arcivescovo Michele Seccia ha accolto in diocesi don Hubert de Salaberry, giovane sacerdote dell’Icrss (già vice rettore a Firenze), accompagnato da un seminarista del medesimo Istituto; per circa un anno egli ha affiancato nella chiesa di San Francesco di Paola don Angelo Renna, iniziando la celebrazione quotidiana. Poi, grazie ad una convenzione tra il comune di Lecce e la curia, la chiesa di Sant’Anna, appena restaurata, è stata destinata dall’arcivescovo alle celebrazioni in rito antico e don Hubert è stato nominato rettore.

Nelle nuove condizioni, le celebrazioni hanno assunto regolarità quotidiana e tanti nuovi fedeli hanno iniziato a frequentare la chiesa, partecipando alla messa e alle pie pratiche, approfittando dell’ampio orario di apertura e della costante presenza del sacerdote per le confessioni.

Alcuni figli delle famiglie del gruppo hanno imparato a servir messa; e sta crescendo il coro gregoriano che assicura il servizio musicale, consentendo la celebrazione della “messa cantata” la domenica mattina.

Sono tornati nella loro storica collocazione alcune antiche statue che durante i restauri erano state custodite presso il museo diocesano e a mano a mano si stanno acquisendo arredi, suppellettili e paramenti necessari per i vari tempi liturgici.

Nel frattempo, una raccolta di fondi tra i fedeli ha consentito di procedere (dopo le necessarie autorizzazioni) al restauro di una preziosa tela che a breve tornerà al suo posto su uno degli altari laterali.

Prosegue, infine, il progetto ambizioso: la raccolta di fondi per la costruzione (già in corso) di un organo a canne (secondo un modello barocco salentino) da collocare nella cantoria della chiesa e che consentirà di offrire ai fedeli e ai cittadini di tornare ad ascoltare, in un luogo consono, lo straordinario patrimonio della musica liturgica barocca. Ad majorem Dei gloriam.

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