noi come il buon samaritano

noi come il buon samaritano

articolo ripreso da portalecce

Un’autentica epifania della Chiesa di Lecce la Messa del Crisma presieduta ieri sera dall’arcivescovo Michele Seccia con la partecipazione del presbiterio diocesano e religioso e arricchita dalla presenza dal collegio dei diaconi e da una piccola rappresentanza dei consacrati e del laicato della diocesi.

 

 

 

All’Eucaristia, trasmessa in diretta da Portalecce e da Telerama (RIVEDI) ha concelebrato, tra gli altri, il vescovo emerito di Rreshën, mons. Cristoforo Palmieri. Ha assistito, il card. Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo e figlio illustre della Chiesa di Lecce.

Tre i luoghi teologici che hanno segnato questa importantissima celebrazione: la “ricchezza” del tempo presente che è tempo in cui Cristo si comunica all’uomo come samaritano in grado di tessere relazioni d’amore, la rinnovazione delle promesse sacerdotali da parte dei presbiteri e la benedizione degli olii.

Il Signore non cessa di parlare ai suoi discepoli e di volere che la sua Chiesa possa riscoprirsi comunità attenta ai segni dei tempi; ciò è possibile solo se la Parola plasma la vita dei discepoli che la abitano e che consentono ad essa di divenire portatrice di Cristo.

Ha evidenziato a tal proposito Seccia nell’omelia: quella del samaritano è anche la vocazione della Chiesa. È la missione sostanziale della Chiesa di Lecce. È la risposta di ogni cristiano che dall’ascolto della Parola di Dio trae frutto e impegno per la vita. Quanti di noi, soprattutto in questo terribile anno di pandemia, grazie al cielo, si sono scoperti novelli samaritani. Quante opere di misericordia nel silenzio e nel nascondimento. Quante famiglie continuano a ricevere conforto e sostegno morale e materiale grazie alle numerose opere di carità sia a livello diocesano che parrocchiale… Quanta umanità ci insegnano ad esercitare quei giovani volontari che di sera vanno a far visita con bevande calde ai clochard della città che dormono sotto il cielo… Quale esempio di compassione da quegli amici dal cuore grande che si occupano degli immigrati che vagano ad ogni ora del giorno nella speranza di un futuro degno della loro stessa umanità. Sono tutti nostri fratelli e da ciascuno di noi si aspettano amorevole solidarietà. O, per dirla con il Vangelo, amore fraterno.

“Cari presbiteri e diaconi, religiosi e consacrate, fratelli e sorelle – ha proseguito Seccia –, ringrazio ciascuno di voi per come spendete la vostra vita per il vangelo e per l’umanità senza futuro che trovate ad ogni angolo della strada e che accompagna ogni giorno della vostra vita. Grazie: il Signore ha bisogno di voi per far giungere la sua vicinanza ai poveri, ai disperati, agli esclusi, ai disoccupati, ai giovani che non vedono luce in fondo al tunnel, a chi si crede fallito…”.

Il momento centrale della liturgia si è avuto subito dopo l’omelia quando l’arcivescovo ha invitato i sacerdoti a rinnovare le promesse compiute davanti al proprio pastore nel giorno della ordinazione presbiterale, impegnandosi, in tal modo, alla fedeltà a Cristo, alla Chiesa e al popolo che sono stati chiamati a servire.

Da qui, la preghiera che il vescovo ha chiesto al popolo affidato alle sue cure, perché possa essere fedele al ministero episcopale a cui è stato chiamato

Ha continuato il presule leccese nell’omelia: desidero brevemente richiamare alla vostra memoria ma anche alla memoria di chi – tra i nostri confratelli – non è qui a causa dell’età, della malattia, o anche perché svolge il suo ministero in altri luoghi e magari è unito a noi attraverso Portalecce. Per voi, ma anche per me, voglio rendere attuale ciò che ci è stato consegnato nel giorno dell’ordinazione diaconale: “Credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che credi. Vivi ciò che insegni”.

Al canto dell’“O Redemptor sume carmen” gli olii del Crisma (consacrato con l’aiuto dei presbiteri), dei catecumeni e degli infermi sono stati presentati al presule che una volta benedetti li ha ri-donati, tramite i vicari foranei, a tutta la comunità ecclesiale diocesana perché possano essere segno di santificazione per il suo cammino.

Ha aggiunto, poi, l’arcivescovo: “Questi oli rappresentano simbolicamente il cammino che, come figli di Dio e come comunità cristiana, siamo chiamati a vivere e testimoniare nelle tappe della nostra esistenza. […]  In particolare, a noi ministri ordinati, nel giorno della nostra consacrazione, il crisma ha conferito la gioia di offrire l’unico Sacrificio redentore in favore del popolo fedele; con esso siamo stati unti per ammaestrare con sapienza gli uomini per introdurli nella via della salvezza; grazie anche ad esso possiamo donare la misericordia al peccatore e realizzare quell’autentica comunione di vita, segno distintivo della comunità cristiana”.

Un ultimo gesto ha, tuttavia, caratterizzato la messa del crisma: Seccia al termine della celebrazione ha donato a tutti i sacerdoti la meditazione offerta nella scorsa giornata presbiterale del giovedì santo (1° aprile ndr) dal titolo “I discepoli si rallegrarono al vedere il Signore”, un vademecum di grande valenza pastorale e spirituale su un aspetto, la gioia, che caratterizza la vita e l’azione di ogni sacerdote.

Al pastore leccese la gratitudine di tutta la famiglia presbiterale per questo evento desiderato e per il modo affettuoso e paterno con cui sempre accompagna, guida e sostiene i passi di questa porzione di popolo affidatagli dal Bel Pastore.

Racconto per immagini di Arturo Caprioli

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