IL VESCOVO DOMENICO… UN FLORIDO CAMMINO EPISCOPALE

IL VESCOVO DOMENICO… UN FLORIDO CAMMINO EPISCOPALE

1999-2003/ARCIVESCOVO METROPOLITA DI FOGGIA-BOVINO 

“IL MANTO DELL’INCORONATA TI PROTEGGERÀ SEMPRE”

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Il ministero episcopale di Mons. Domenico D’Ambrosio nell’Arcidio­cesi di Foggia-Bovino ha avuto una breve durata. Eletto il 27 maggio 1999, prende possesso canonico dell’Arcidio­cesi il 24 luglio seguente. L’8 marzo 2003 viene trasferito all’arcidiocesi di Manfre­donia-Vieste-S. Giovanni Rotondo. L’ingresso nell’Arcidiocesi di Foggia- Bovino è preceduto e preparato da una lettera, intitolata “I nostri piedi si fermano alle tue porte”. In essa il nuovo Arcivescovo si rivolge a tutte le componenti della comunità ecclesiale e civile per esprimere lo stile e l’impegno che animerà la sua vita nel dono totale di sé. Egli intende donare alla comunità diocesana tre “perle”: la parola, l’eucaristia e la carità. Nello stesso tempo afferma che la sua azione pastorale avrà come caratteristica l’ascolto attento e paziente di tutti ed una fiducia immensa nell’aiuto del Signore. Nell’omelia pronunziata nella solenne Concelebrazione Eucaristica, in occasione dell’inizio del suo ministero pastorale, afferma: “Vengo in mezzo a voi come l’usciere della gioia impegnato con voi a sfrattare la tristezza dei tormenti… Vengo nel nome del Signore a portarvi e a restituirvi la gioia…” Aggiunge poi che per realizzare la comunione ecclesiale, compito particolare affidato al Vescovo “siamo chiamati… a scegliere la logica di Dio e non quella degli uomini”. Dopo aver chiesto preghiere per il suo ministero episcopale, dice ancora: “Ho una sola grande ambizione: donarmi tutto a tutti”. Alla fine conclude con un messaggio di fiducia: “Chiesa Santa di Dio che vivi in Foggia-Bovino: il Signore è con te per proteggerti. Non avere paura. Abbi fiducia… C’è il manto della Madre di Dio Incoronata che ti protegge, i veli dell’Iconavetere che ti nascondono alle mire perverse del mali­gno, c’è la soave tenerezza della Madonna di Valleverde che ti raccoglie e ti conse­gna all’amore del Figlio suo”. L’11 novembre 1999 Mons. D’Ambrosio affronta un evento doloroso che colpisce la città di Foggia: il crollo di un palazzo a Viale Giotto, che ha provocato la morte di oltre 60 persone. Dinanzi alla città costernata egli si pone come un “angelo” che invita a leggere l’avvenimento con gli occhi della fede e nello stesso tempo chiama tutti ad un grande spirito di solidarietà, attraverso una vibrante lettera, inviata a tutti i fedeli, dal titolo significativo: “Introdurre in casa i senza tetto”. Alcuni mesi prima, dinanzi a tre omicidi, succedutesi a poca distanza l’uno dall’al­tro, che infangano la città di Foggia, il nuovo Pastore alza la sua voce, cercando di scuotere la “coscienza civica della nostra comunità”.

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Dopo queste esperienze drammatiche il nuovo Arcivescovo si impegna per accompagnare la comunità diocesana nella celebrazione del Giubileo del 2000, promovendo numerosi incontri non solo all’interno delle realtà ecclesiali, ma anche con gli uomini politici, con gli amministratori locali e con gli esponenti della classe culturale. Nel 2001 dà inizio alla progetta­zione pastorale per il prossimo quinquennio. A gennaio 2002 pubblica le linee progettuali per gli orientamenti pastorali, “Capisci quello che stai leggendo”, documento dal quale si evince la sua passione per la “nuova evangelizzazione” da proclamare uscendo “fuo­ri dal tempio”. Tra le priorità indica la famiglia, i giovani e la religiosità popolare.  Nell’anno 2002 indice l’an­no della santità, invitando le comunità a riscoprire le figure di santità della diocesi. L’anno 2003 è invece l’anno del­la missione, come indicato nella lettera “Anch’io li ho mandati”, presentata il 23 ottobre 2002 nella solennità della Dedicazione della Cattedrale. In questo documento si riprendono i temi precedenti, sottolineando che “la prima grande priorità pastorale per la nostra Chiesa è: “Gesù da annunciare e comunicare”. Sentendo il bisogno di conoscere meglio la realtà diocesana, Mons. D’Ambrosio indice la Visita pastorale, che non avrà mai inizio a causa del suo inatteso trasferimento nell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-S. Giovanni Rotondo. Attraverso questo fugace percorso ho cercato di presentare alcuni tratti del profilo pastorale di Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio. Riconosco che è assolutamen­te incompleto ed inadeguato, soprattutto perché c’è un dato che non è emerso da questo mio resoconto ed è quello della sua grande capacità di dialogare con gli altri, soprattutto con i presbiteri. Il clima che si era instaurato tra noi presbi­teri ed il vescovo, ma anche tra i laici ed il vescovo, era quanto mai sereno ed affabile. Noi tutti lo sentivamo, sì, Vescovo, ma lo sentivamo soprattutto amico, fratello.

Luigi Nardella 

UNO DEI SACERDOTI ORDINATI DA LUI/ERA LA PRIMA VOLTA…

Carissimo Padre,

grazie per la testimonianza che donate a tutta la Chiesa della vostra fedeltà e del vostro servizio, ben 25 anni di conSacrazione episcopale e mancano pochi mesi ai cinquanta di Sacerdozio! Sono emozionato a pensare a tutto questo perché so a quanto tenete a queste due date della vostra vita, fondamentali per un appassionato e amante di Cristo e della Chiesa come voi, tanto che non potrò mai dimenticare quando siete venuto a Foggia, insediato da pochi mesi comunicaste a me e a don Mimmo Guida, esultante e gioioso, noi invece sbalorditi e increduli, che la nostra ordinazione presbiterale sarebbe avvenuta di lì a un mese a quella vostra udienza, proprio nel giorno della vostra ordinazione episcopale, il 6 gennaio: nella vostra grande gioia diceste che era la prima volta che voi ordinavate il 6, di solito lo facevate il 5 ma quell’anno per voi era spe­ciale, cominciava l’anno 2000 e voi quel 6 gennaio avreste compiuto dieci anni di ordinazione episcopale. Fu così speciale quel giorno per voi, che lo è diventato anche per noi, tanto che agli auguri che ci scambiamo abitualmente mi son sempre sentito dire “ma non era ieri che tu sei stato ordinato?” e io “ma no, padre, non ricordate?” e quindi rispiego nuovamente l’aneddoto, perché davve­ro quella volta voi foste così grato al Signore da volerci ordinare presbiteri in quello stesso giorno… non oso quindi immaginare la gioia e la gratitudine e come esulterà il vostro cuore tra pochi giorni quando si compiranno i 25 anni di episcopato!

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Purtroppo foste pochissimo tempo con noi, ma una cosa ebbi la fortuna di notare di voi e che mai si è cancellata dalla mia mente, o dico fortuna perché solo in quanto vostro segretario, anche se solo per undici mesi, potevo accorgermi di un gesto di generosità esemplare: una mattina venne in episcopio una persona povera e bisognosa, mi sembra da voi conosciuta in precedenza e a fronte dei suoi problemi non esitaste con molta calma a mettere le mani nelle vostre tasche e darle qualcosa per il necessario; per me, giovane prete, era la prima volta che vedevo un vescovo fare un simile gesto! Grazie, padre, sempre padre vi ho chiamato, perché ci avete dato l’opportunità di chiamarvi così, anziché col titolo di Eccellenza, freddo e distaccato, perché avete cercato di essere sempre un padre per noi, e vi ho dato del voi perché anche a Foggia dare del voi indica rispetto e affetto, come meritate! Grazie e auguroni di tutto cuore, vostro figlio in Cristo,

 Daniele d’Ecclesia

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