Ritiro del Clero Gennaio 2018
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Premessa
Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza.
Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà. L’umanesimo cristiano che siete chiamati a vivere afferma radicalmente la dignità di ogni persona come Figlio di Dio, stabilisce tra ogni essere umano una fondamentale fraternità, insegna a comprendere il lavoro, ad abitare il creato come casa comune, fornisce ragioni per l’allegria e l’umorismo, anche nel mezzo di una vita tante volte molto dura.
Sebbene non tocchi a me dire come realizzare oggi questo sogno, permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii Gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avrete individuato in questo convegno.
Sono sicuro della vostra capacità di mettervi in movimento creativo per concretizzare questo studio. Ne sono sicuro perché siete una Chiesa adulta, antichissima nella fede, solida nelle radici e ampia nei frutti1.
Introduzione
Dall’invito rivolto al V Convegno Ecclesiale svoltosi a FIRENZE nel novembre 2015 al percorso pastorale-spirituale del presbiterio diocesano, alla luce dell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium.
1 PAPA FRANCESCO, Discorso ai Rappresentanti del V Convegno Nazionale della Chiesa Italiana, Firenze, 10 novembre 2015
E’ necessario tenere ben presente questa Esortazione Apostolica per individuare non le linee guida ma addirittura una sorta di progetto per l’evangelizzazione e la missione che abbraccia il nostro ministero presbiterale.
E’ pur vero che la Chiesa non è costituita solo da noi ‘Vescovi e preti’ ma noi, attraverso il dono del Sacerdozio, rendiamo Sacramentalmente presente Cristo in mezzo al Popolo che ci è stato affidato e del quale siamo costituiti guide e pastori.
Importante partire dal titolo e cercare il riferimento-fondamento per una meditazione, che non sia una conferenza.
Fil 2,1-11: Se dunque c,è qualche consolazione in Cristo, se …
Alcune citazioni che possono aiutarci: Gv 3,29-30; 8,56; 15,11; 16,20,23; 20,20;
Gal 5,22; Rm 14,17; At 5,41; 13,52.
La gioia del Vangelo dovrebbe essere per ogni presbitero
– Cuore e stile della missione pastorale
- Verifica del ministero radicato nella spiritualità
- Risveglio e rinnovata consapevolezza dell’amore di un tempo (cf. Ap 2,4)
Una gioia che nasce dalla natura stessa dell’Evangelo (buona notizia) e ci riporta alla “nostalgia di Dio” come desiderio-esperienza-mistero sempre presente e non ancora compiuto:
Gioia e amore che ci consentono di fare esperienza di quella viva-memoria capace di risvegliare
- l’esperienza vocazionale (tu hai il nome che io ti ho dato … tu sei prezioso ai miei occhi … io ti amo)
- l’intensità dell’incontro Sacramentale come memoria viva (cf EG 7; 13; Benedetto XVI)
- nella relazione pastorale (non solo programmazione, iniziative, organizzazione… ma con la costante attenzione alla dimensione spirituale-ascetica che, lungi da essere evasione spiritualistica, diventa rifornimento spirituale e apertura all’azione dello Spirito
Papa Francesco non propone a ciascuno di noi una serie di contenuti piuttosto l’assunzione di atteggiamenti e l’adozione di stili di vita che descrive come Chiesa in uscita (cfr nn. 20-24). Uno stile di vita segnato da un costante dinamismo già manifestato in Abramo, in Mosè, in Geremia, negli Apostoli, uno stile, dunque, all’insegna della partenza, dello spostamento, del distacco per essere discepoli missionari, dove «missionario» non è più un sostantivo, ma è un aggettivo qualificativo. «Missionario» non è un qualcosa che il discepolo fare, ma è l’unico modo per essere davvero discepolo di Gesù2.
E sono parole che non rilevano una straordinarietà delle e nelle azioni perché riportano semplicemente alla dimensione intrinseca e connaturale della Chiesa sin dalle sue origini, ma oggi ci invitano a rispondere a sfide sempre nuove incarnate in scenari complessi che, spesso, ci trovano impreparati e ci fanno dimenticare la gioia provata e vissuta dai settantadue discepoli inviati da Gesù. Non dimentichiamo che la
2 MARCELLO SEMERARO, Il Sacerdote nella Evangelii Gaudium, Albano settembre 2014
gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria (n. 24).
La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano.
- Il Sacerdote… in uscita
Forse, non ci siamo accorti che lo slancio missionario, in questi ultimi anni, si è un po’ troppo intiepidito perché ancorato alla certezza dell’annuncio del Vangelo fatto una volta per tutte, senza più ritorni, senza un dover andare ‘fuori’ a richiamare i tiepidi, appunto, nella fede, i lontani e ci sprona verso una nuova evangelizzazione che abbraccia, secondo Papa Francesco, tre ambiti:
- l’ambito della pastorale ordinaria;
- l’ambito delle persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo;
– l’ambito di coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato. Dov’è il Sacerdote in questi ambiti? Perché è pur vero che le nostre comunità accolgono e ricevono tenendo le porte aperte ma . . .siamo pronti ad imboccare nuove strade? Siamo capaci di uscire da noi stessi per andare verso chi se n’è andato, è indifferente, non frequenta, è lontano, non condivide la nostra gioia, l’entusiasmo di quell’incontro che ci ha cambiato la vita?
- Il Sacerdote che prende l’iniziativa
La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr 1 Gv 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva
III. Il Sacerdote che si lascia coinvolgere
La Chiesa sa “coinvolgersi”. Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: «Sarete beati se farete questo» (Gv 13,17). La comunità
evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce.
IV. Il Sacerdote che accompagna
La comunità evangelizzatrice si dispone ad “accompagnare”. Accompagna l’umanità in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. Conosce le lunghe attese e la sopportazione apostolica. L’evangelizzazione usa molta pazienza, ed evita di non tenere conto dei limiti.
V. Il Sacerdote che fruttifica e festeggia
Fedele al dono del Signore, sa anche “fruttificare”. La comunità evangelizzatrice è sempre attenta ai frutti, perché il Signore la vuole feconda. Si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania. Il seminatore, quando vede spuntare la zizzania in mezzo al grano, non ha reazioni lamentose né allarmiste. Trova il modo per far sì che la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benché apparentemente siano imperfetti o incompiuti. Il discepolo sa offrire la vita intera e giocarla fino al martirio come testimonianza di Gesù Cristo, però il suo sogno non è riempirsi di nemici, ma piuttosto che la Parola venga accolta e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice.
Infine, la comunità evangelizzatrice gioiosa sa sempre “festeggiare”. Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti nell’evangelizzazione. L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi.
Conclusione
Michele vostro Vescovo