#DONGIANCARLO50. La ‘nobile semplicità’ conciliare nelle liturgie della Chiesa di Lecce
articolo ripreso da portalecce
La celebrazione giubilare della sacra ordinazione presbiterale di don Giancarlo Polito è un’occasione per riflettere sul rapporto che egli ha avuto con la liturgia in tutti questi anni di ministero sacerdotale, dedicato anche alla cura ed alla guida delle celebrazioni episcopali nella nostra amata Chiesa di Lecce.
La postura ieratica, la compostezza e il comportamento austero, ma al tempo stesso sensibile alla bellezza della liturgia, ci dicono l’importanza che essa ha nella esperienza della vita sacerdotale di don Giancarlo. Sempre pronto, paziente, diligente, di fede profonda ha partecipato egli stesso per primo alle celebrazioni liturgiche affinché, come indica il Concilio Vaticano II, “splendano per nobile semplicità”.
La sua figura di maestro delle cerimonie nella chiesa cattedrale, sia pure umile e discreta, non passa inosservata, nella guida e cura delle celebrazioni episcopali accanto agli arcivescovi che nel corso degli anni si sono succeduti. Un presbitero che ha saputo coniugare nel servizio serietà e grande umanità.
Il Cerimoniale dei vescovi nel delineare la figura del maestro recita così: “Il maestro delle cerimonie deve essere veramente esperto di sacra liturgia, della sua storia e delle sue caratteristiche, delle sue leggi e delle sue regole; ma deve ugualmente avere esperienza di questioni pastorali, così che sappia come debbano essere ordinate le sacre celebrazioni, non solo per favorire la fruttuosa partecipazione del popolo, ma anche per promuovere il decoro di esse. Si preoccupi che siano osservate le leggi delle sacre celebrazioni, secondo il loro vero spirito, e le legittime tradizioni della Chiesa locale che possano essere di utilità pastorale”. (CE 34)
Dietro a tanta cura e amore per la liturgia non solo c’è una spiritualità liturgica, ma anche un rapporto personale con il Signore che ogni presbitero vive in forza dell’ordinazione, che lo conforma all’immagine di Cristo buon Pastore, donandosi con dedizione al gregge affidatogli.
Il Concilio Vaticano II nella Costituzione sulla riforma della liturgia ricorda che attraverso la liturgia “si compie l’opera della redenzione” (SC 2). Mediante la celebrazione, Cristo ci comunica la forza salvifica del suo mistero pasquale, rendendosi presente nella comunità, nella persona del ministro, nella proclamazione della Parola, nell’azione di tutti i Sacramenti, soprattutto dell’Eucaristia, nella quale sotto la forma del pane e del vino, ci dà se stesso in nutrimento. (SC 7)
Il culto liturgico nella vita del presbitero non è una dottrina da comprendere o un rito da compiere: è naturalmente anche questo, ma essenzialmente è una sorgente di luce per il cammino della propria esperienza di vita a servizio del popolo.
Don Giancarlo ha dato piena attuazione a tutte le qualità liturgiche che ogni presbitero deve possedere e le ha messe a servizio della Comunità. Questo lo ha reso segno credibile di Cristo, Capo e Pastore, che accoglie, istruisce, guida e santifica il popolo di Dio divenendone educatore.
*direttore dell’Ufficio liturgico diocesano