quella marcia della pace a Lecce/VIDEO

quella marcia della pace a Lecce/VIDEO

articolo ripreso da portalecce

I funerali di mons. Luigi Bettazzi si terranno oggi 18 luglio nel duomo di Ivrea. Dopo le esequie, la salma sarà tumulata all’interno della stessa chiesa. La città ha proclamato il lutto cittadino.

 

 

Avrebbe compiuto 100 anni a novembre, le condizioni di salute si erano aggravate nell’ultimo periodo. Aveva partecipato al Vaticano II a fianco al card. Lercaro. Per 33 anni vescovo di Ivrea, per 17 presidente di Pax Christi, è stato autore di numerose pubblicazioni e fautore del dialogo anche con i non credenti.

Voleva essere chiamato “padre”, in virtù dell’impegno preso nel Patto delle Catacombe, unico firmatario italiano insieme ad altri 42 vescovi principalmente dell’America latina, a realizzare una “Chiesa povera”, scevra da titoli, lussi e onorificenze.

“Padre conciliare, promotore di pace e di dialogo con tutti – così lo ricorda il card. Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana e inviato speciale del Papa per la pace in Ucraina (in questi giorni negli Usa) -, quel senso di gratitudine che si deve ai padri”. “Rendiamo grazie per la sua testimonianza – si apprestava a celebrare il 77° anniversario di ordinazione sacerdotale e il 60° di episcopato – e per il suo impegno per il Concilio vissuto con libertà e amore per la Chiesa – afferma il porporato -. Il sorriso, la gentilezza, la fermezza, l’ironia, la capacità di leggere la storia e di portare il messaggio di pace sono stati i suoi tratti essenziali. Quegli stessi tratti che ci lascia come eredità preziosa per camminare al fianco degli uomini e delle donne del nostro tempo”.

Le condizioni di salute di mons. Bettazzi si erano aggravate negli ultimi giorni. L’attuale vescovo di Ivrea, Edoardo Cerrato, aveva invitato infatti i fedeli, i sacerdoti e le persone a lui vicine a pregare. Dopo alcune uscite pubbliche nei mesi precedenti, tra cui la Marcia per la Pace di cui non aveva mai saltato un appuntamento, monsignor Bettazzi in questi mesi era costretto a letto. Era assistito giorno e notte e ogni mattina riceveva la visita di uno dei sacerdoti diocesani che concelebrava con lui la messa, che il vescovo voleva continuare a celebrare come ha sempre fatto per oltre settantatré anni, da quando il 4 agosto 1946 fu ordinato presbitero, nella basilica patriarcale di San Domenico a Bologna.

All’indimenticato pastore di Molfetta, don Tonino Bello, Padre Luigi restò vicino fino alla morte. Fu l’ultimo a tenere la mano del vescovo del quale disse in una occasione “sono stato suo maestro e sono diventato poi suo discepolo”. “Aveva l’entusiasmo e la sollecitudine interiore che lo portava avanti – ha raccontato Bettazzi in una intervista durante la Marcia per la Pace di Lecce del 2012 (GUARDA L’INTERVISTA https://youtu.be/ZLzbx9LAubE). “L’inquadratura dell’esperienza del movimento (Pax Christi) è stata assunta dal suo entusiasmo. Il cammino per la non violenza lo riconosco a lui”. Il ricordo era proprio dei giorni a Sarajevo: “Quella notte io dissi due parole di solidareità e incoraggiamento, ma fu lui a fare quel discorso che c’è Qualcuno che pensa a noi, che dobbiamo assumerci la responsabilità e che comunque l’unica strada per la pace è la nonviolenza”.

Di non violenza Bettazzi ha parlato anche in una manifestazione di maggio scorso a Ivrea, la Staffetta dell’Umanità, alla quale ha voluto presenziare, come una delle tre strade da percorrere per la pace nell’Ucraina martoriata. Un video sui social network lo ritrae in piedi, stretto al suo bastone, fragile nel corpo ma mai nell’anima, che esortava a seguire tre obiettivi: creare una mentalità nonviolenta, mettere in atto gli strumenti della diplomazia, sviluppare forze di interposizione. “Da sempre io sono per la non violenza – diceva ai presenti alla manifestazione -. Ma come? Significa che bisogna accettare la violenza degli oppressori? No! Tre cose: noi abbiamo tutti la mentalità violenta, alle armi si risponde con le armi. Invece bisogna creare una mentalità non violenta”. Poi, aggiungeva il presule, bisogna “impegnarsi davvero nella diplomazia”: “Pensate che l’Europa ha fatto il primo atto diplomatico per l’Ucraina dopo 60 giorni di guerra”. La terza cosa è l’“interposizione”, cioè “dei volontari che vadano in mezzo”, diceva Bettazzi, ricordando che “anche noi nel nostro piccolo, quando andammo a Sarajevo, eravamo là e non hanno sparato”.

Nel 2018, in sedia a rotelle e sotto un sole cocente, era a Molfetta alla messa di Papa Francesco in visita pastorale nei luoghi di don Tonino Bello. Con un guizzo nei caratteristici occhi azzurri, raccontava ai giornalisti presenti di aver potuto stringere la mano a quel Papa argentino il cui magistero – affermava lui, tra gli ultimi partecipanti – proseguiva la linea del Concilio. Soprattutto Bettazzi apprezzava la sinodalità, quale proseguimento di quell'”allargamento della collegialità” auspicato dai padri del Vaticano II che non è svalutazione della gerarchia ma è rivalutazione del “popolo di Dio” e della “responsabilità di ogni battezzato nella vita della Chiesa”.

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