sono diventate 99 le pecorelle smarrite

sono diventate 99 le pecorelle smarrite

articolo ripreso da portalecce

Un nuovo inizio per una Chiesa di Lecce che si riscopre nelle vesti di una comunità che vive e opera in una terra di missione, che si ritrova ad annunciare la Buona Notizia all’interno di una realtà molto diversa da quella che aveva lasciato un anno fa.

 

 

È questo il nucleo della riflessione che fratel Enzo Biemmi ha presentato ieri sera, nella chiesa parrocchiale urbana di Santa Lucia, al Consiglio pastorale diocesano e alla Consulta delle aggregazioni laicali. La pausa determinata del Covid ha messo la realtà ecclesiale di fronte ad una situazione del tutto nuova o comunque già presente ma, forse, non palese di fronte agli occhi delle parrocchie, delle associazioni ecclesiali. Nelle parole del relatore, oggi presidente dell’Cquipe europea dei catecheti, si legge la realtà delle 99 pecorelle smarrite e l’unica presente nell’ovile da viziare e coccolare, da pettinare.

Un’immagine che porta a prendere coscienza di una Chiesa che non può non essere missionaria, che – dice fratel Biemmi – deve rendersi conto che perfino l’Ad Gentes, il Decreto conciliare sull’attività missionaria, vada riscoperto e applicato all’interno di una società, quella europea e italiana, molto cambiata perché sociologicamente non più cristiana. L’urgenza di riscoprirsi missionari, mandati è una verità che interpella una comunità ecclesiale che vuole ripartire, che deve uscire dall’ovile dopo che il “virus” ha fatto pulizia. La pandemia ha fatto riscoprire una Chiesa nuova, ha fatto cadere la distinzione tra praticanti e non praticanti, ha messo da parte le cerimonie per far emergere una ritualità ampliata in luoghi diversi dalla parrocchia, ha messo in luce spiritualità latenti e accantonato presenze abitudinarie.

La pandemia ha permesso alla Chiesa di tornare all’essenziale, all’annuncio che Cristo è risorto e che va testimoniato nella nuova realtà dove sono sempre di più coloro che non lo hanno mai incontrato, anche se sono stati battezzati e forse cresimati. Come rabdomanti – ha concluso – bisogno andare alla ricerca di una fede, di una domanda di spiritualità che è forte e si trova in quello che una volta si chiamava seculuum, nella società, nella vita quotidiana e ordinaria.

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