L’ex Galateo e le caserme accolgano chi non ha casa

L’ex Galateo e le caserme accolgano chi non ha casa

L’allarme della Caritas sull’emergenza abitativa in città

tratto da Nuovo Quotidiano di Puglia del 24 Agosto 2016  di  Serena COSTA

sanatorio

Abbandonate, sole, senza l’ombra di un quattrino e prive persino di un tetto sulla testa: le famiglie povere leccesi si rivolgono all’arcivescovo di Lecce e Monsignor D’Ambrosio le ha accoglie tutte, restituendo loro la speranza. Proprio quella speranza che, hanno lamentato i poveri ricevuti sede della Diocesi, non hanno trovato nei Sacerdoti delle parrocchie leccesi. E allora l’arcivescovo, stupito e piccato, ha risposto con fermezza ai suoi “figli” di tornare da quei parroci e di pretendere più ascolto, proprio a nome dello stesso D’Ambrosio. E se i parroci non dovessero prestare la giusta attenzione, basterà tornare a riferire dall’arcivescovo. Ci penserà lui. Cosa c’è di più avvilente, infatti, del non sentirsi accolti proprio nel momento dell’estremo bisogno? Quando manca il pane, la casa o il lavoro e le menti sono offuscate dal dolore e avrebbero bisogno di essere guidate da chi ha scelto di farlo. Certo, accogliere, ascoltare e capire il disagio di ciascuno non è sempre facile, anche per chi lo ha scelto come missione di vita. Ed è così che prova a spiegare la vicenda don Attilio Mesagne, direttore della Caritas diocesana di Lecce, da sempre in trincea sul fronte dell’emergenza povertà in città. Lui sì che ne ha visti di casi al limite della sopravvivenza, eppure non ha mai perso l’energia e la voglia di combattere al fianco dei più deboli: «Le persone che vengono da noi hanno bisogno di essere ascoltate e incontrate. È vero, non sempre si può dire di sì alle loro richieste e immagino che i parroci in questione abbiano avuto le loro ottime ragioni per farlo, impegnati come sono nei mille problemi e nelle tante occupazioni di una parrocchia. Ma è anche vero che un no deve essere detto bene, porto con garbo, e senza mai rifiutare quell’ascolto che deve venire prima dell’aiuto mteriale. E comunque, i parroci sanno che quando non possono dare una mano con la loro parrocchia, possono inviare le persone indigenti da noi, perché la Caritas resta l’avamposto della carità », non smette di ribadire don Attilio. In relazione alla necessità di fornire un sostegno concreto alle famiglie che ieri mattina sono state ricevute ieri dalll’arcivescovo e che lo stesso D’Ambrosio ha affidato a don Attilio Mesagne, gli interventi saranno calibrati in base alle necessità. «Cinque di queste famiglie – spiega il direttore della Caritas – si recheranno domani (oggi, ndr) nella succursale dell’Emporio della solidarietà che si trova in via Adua. Un centro che si occupa delle emergenze più gravi rispetto a quelle affrontate ogni giorno nell’Emporio che ha sede sulla via per Novoli. E da qui ai prossimi mesi questi nuclei familiari riceveranno i pacchi alimentari per il proprio sostentamento, ma per poterne fruire dovranno presentare una dichiarazione Isee che attesti un reddito non superiore ai 7mila euro, lo stato di famiglia che accerti il numero dei componenti e la dichiarazione del parroco che dovrà confermare lo stato di povertà. Altre tre famiglie, invece, hanno urgenza di ottenere il contributo di 500 euro da prelevare dal Fondo per la famiglia, una riserva finanziaria della Caritas, con cui abbiamo già aiutato circa 80 famiglie. Un ragazzo pakistano, poi, con regolare permesso di soggiorno, farà domanda di accesso al “Microcredito Sant’Oronzo”, che aiuta giovani tra 18 e 35 anni che presentano un progetto d’impresa». Ma la soddisfazione del prelato per le soluzioni individuate in così poco tempo purtroppo lascia spazio all’urgenza di lanciare un altro appello alle istituzioni e ai cittadini di buona volontà: «Siamo preoccupati per due emergenze in città: quella abitativa e quella relativa alla solitudine degli anziani. Per risolvere il primo problema basterebbe impiegare l’ex comando dei vigili urbani, in viale De Pietro, a oggi chiuso, così come l’ex ospedale Galateo e le numerose caserme completamente vuote, che potrebbero immediatamente accogliere i senzatetto. La seconda questione è legata, invece, a un fatto culturale: oggi vige nella società solo il valore dell’efficienza, perciò l’anziano è considerato un peso. Dobbiamo lavorare tutti insieme per il bene comune, oggi si lotta per stare in piedi». E oggi, l’appello rimbalzerà proprio nelle parole dell’arcivescovo D’Ambrosio, nel discorso di rito nel corso della processione per i santi protettori Oronzo, Giusto e Fortunato.

donattilio

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