IUBILAEUM ORONTIANUM LYCIENSE. L’antica questione: Sant’Oronzo protomartire italico?

IUBILAEUM ORONTIANUM LYCIENSE. L’antica questione: Sant’Oronzo protomartire italico?

articolo ripreso da portalecce
e scritto da Andrea Pino

La notizia del Giubileo Oronziano Leccese ha riacceso tra studiosi ed appassionati anche una questione di lungo corso: Sant’oronzo fu davvero il protomartire d’Italia?

 

 

 

Ovviamente, risulta assai difficile dimostrare una tale ipotesi. La tradizione locale, del resto, insiste molto di più nel definire il santo con il titolo, già di per sè altissimo, di protomartire di Puglia. Tuttavia, si tratta di un’ipotesi alquanto affascinante, da non accantonare in maniera troppo sbrigativa. Alcuni dati sono, in fondo, piuttosto significativi.

A conferire al patrono del Salento l’appellativo di protomartire italico fu Nicolò Perrone in un’opera, Gli auguri all’illustrissima città di Lecce, pubblicata nel 1658. Dunque, a ridosso dei fatti della terribile pestilenza di metà XVII sec. e nel colmo del rinnovato fervore devozionale nei confronti del santo che ormai dilagava in molte contrade pugliesi. Epperò, a leggere il testo, non risulta ben chiaro come l’autore potesse giungere a considerare Oronzo il primo italiano a spargere il proprio sangue per la fede di Cristo. Ciononostante, esistono degli indizi degni di interesse. Il nome del personaggio, ad esempio. Tra le diverse possibili etimologie del nomen Oronzo vi è quella che lo fa derivare dall’Oronte, il fiume che bagnava Antiochia, la metropoli orientale in cui, stando al libro degli Atti, per la prima volta i seguaci della nuova religione vennero definiti “cristiani”. Attraverso il suo primo vescovo quindi Lecce sarebbe stata una sorta di Antiochia d’Italia. È doversoso ricordare poi come Giulio Cesare Infantino, nella sua Lecce Sacra, si dica convinto che il capoluogo del Salento sia finanche “una delle città cristiane più antiche d’Europa”. Espressione che, a prima vista, potrebbe sembrare esagerata e frutto di un qualche campanilismo ma che non andrebbe scartata a priori. Del resto, allo stato attuale delle ricerche, non si è fatto ancora piena luce sul diffondersi del cristianesimo in Puglia nei primi secoli dell’era volgare. Ma la geografia della regione, protesa come un ponte verso l’Oriente, e l’antichità di Lecce, almeno come presidio militare romano, sono dati di fatto. Dopo tutto – è bene ricordarlo – fu la vicina Rudiae a dare i natali al padre della letteratura latina, Quinto Ennio. Nulla vieta dunque il pensare che la fede cristiana sia giunta nelle contrade pugliesi abbastanza presto.

Comunque, a nostro modesto avviso, la chiave di volta della questione sarebbe da cercare altrove e cioè nella presenza di gruppi ebraici sul territorio pugliese. È noto, infatti, come la primitiva diffusione del cristianesimo all’interno dell’Impero Romano sia stata legata proprio alla galassia di comunità giudaiche sparse un po’ dovunque nel bacino del Mediterraneo. Galassia in cui la comunità di Roma spiccava e certo doveva avere un fortissimo ascendente su quelle minori presenti nella penisola. Inquadrata in tale ottica, risulterebbe plausibile la venuta in Puglia del giudeo-cristiano della sinagoga di Corinto e discepolo di Paolo, Tizio Giusto, figura citata nel libro degli Atti (At 18,7). A questo bisogna aggiungere il grande fascino che numerosissimi membri dell’aristocrazia imperiale romana provavano nei confronti dei culti orientali e dell’Ebraismo in particolar modo. Aristocrazia imperiale cui Oronzo, almeno stando alle fonti letterarie, apparteneva. In ogni caso, la tradizione locale fissa la nascita del santo all’anno 22 d.C. ed il suo martirio all’anno 68, nel contesto delle persecuzioni neroniane. Se il tutto fosse confermato, Oronzo potrebbe essere stato sul serio uno dei primi martiri italici.           

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