‘Dialoghi al pozzo’ seconda edizione. La Giornata delle comunicazioni con don Dario Viganò

“Ascoltare con l’orecchio del cuore!” è il tema che Papa Francesco ha scelto per la 56ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebrerà domenica 29 maggio 2022.

Il Santo Padre, nel messaggio (LEGGI IL TESTO INTEGRALE) divulgato per la preparazione a questo evento “chiede al mondo della comunicazione di reimparare ad ascoltare”. Osserva il Santo Padre: “La pandemia ha colpito e ferito tutti e tutti hanno bisogno di essere ascoltati e confortati. L’ascolto è fondamentale anche per una buona informazione. La ricerca della verità comincia dall’ascolto. E così anche la testimonianza attraverso i mezzi della comunicazione sociale. Ogni dialogo, ogni relazione comincia dall’ascolto. Per questo, per poter crescere, anche professionalmente, come comunicatori, bisogna reimparare ad ascoltare tanto”.

“Gesù stesso ci chiede di fare attenzione a come ascoltiamo”, conclude il Pontefice, perché “per poter veramente ascoltare ci vuole coraggio, ci vuole un cuore libero e aperto, senza pregiudizi”.

Anche la Chiesa di Lecce, da sempre attenta al tema dell’ascolto tanto caro all’arcivescovo Michele Seccia, giunge a questo giorno con un bel “biglietto da visita” nella seconda edizione della rassegna “Dialoghi al Pozzo”: venerdì 20 maggio alle 20 presso il chiostro dell’antico seminario di Piazza Duomo si terrà un incontro-dialogo dal titolo: “Ascoltare con l’orecchio del cuore”.

Ospite d’onore una voce illustre della Chiesa: mons. Dario Edoardo Viganò, già prefetto del Dicastero delle comunicazioni e attualmente vicecancelliere della Pontificia accademia delle scienze e della Pontificia accademia delle scienze sociali. Da prefetto è stato protagonista della “rivoluzione” dell’organizzazione delle comunicazioni che ha vissuto la Santa Sede negli ultimi anni.

L’evento è occasione propizia per continuare il lungo cammino che la comunità ecclesiale leccese ha intrapreso con la prima lettera pastorale del pastore salentino “Ascolta, popolo mio” che vede in questa dimensione l’origine di ogni esperienza di fede e la sorgente di un autentico cammino discepolare.