Chiesa di Lecce in festa per la cattedrale. Storia di fede e arte

Chiesa di Lecce in festa per la cattedrale. Storia di fede e arte

articolo ripreso da portalecce

Trecentosessant’anni or sono, il 6 di gennaio, il vescovo Luigi Pappacoda poneva sul sito delle precedenti cattedrali – edificate rispettivamente nel 1230 e nel 1114 – la prima pietra del nuovo sontuoso tempio il cui progetto e la cui realizzazione erano stati affidati all’architetto Giuseppe Zimbalo.

Superate alcune difficoltà costruttive alle volte che nel 1663 avevano costretto lo Zimbalo a rifugiarsi presso la chiesa di S. Angelo per sfuggire all’ira del Pappacoda che lo aveva chiamato in giudizio, la fabbrica fu portata a termine nel 1670.

Realizzata la fabbrica, si passò alla decorazione dell’interno che, sotto l’episcopato dello stesso Pappacoda e dei tre Pignatelli, vide l’opera di diversi scultori, tra cui lo stesso Zimbalo a cui vanno assegnati cinque altari (di San Giusto, di Sant’Antonio, di San Fortunato, di San Giovanni Battista e dell’Assunta poi trasformato e dedicato all’Immacolata) e di Giuseppe Cino a cui ne vanno attribuiti altri quattro (del SS. Sacramento nel 1780 traslato nella Chiesa di Sant’Irene, di Sant’Andrea, di San Carlo Borromeo e del Presepe) e di vari pittori che attesero all’esecuzione delle tele che ornano gli altari ed il soffitto, tra cui Giovanni Andrea Coppola che realizzò le tele di Sant’Oronzo e di San Giusto, Giuseppe da Brindisi che dipinse le tele per il soffitto della navata e Carlo Rosa che eseguì le tele del soffitto del presbiterio.

A partire dal 1757 il vescovo Alfonso Sozj Carafa che, il 6 novembre di quell’anno aveva riconsacrato la Cattedrale “per il solo dubbio se nella nuova fabbrica si fosse uscito dagli antichi e primi fondamenti” (F. A. Piccinni), intraprese una serie di lavori per migliorarla e renderla più sontuosa: la realizzazione dell’altare maggiore e della balaustra ad opera del marmoraro napoletano Gennaro De Martino e della tela dell’Assunta commissionata al sacerdote Oronzo Tiso (1757); di quattro altre tele del Tiso, i Sacrifici di Elia e di Noè, per il presbiterio, il Martirio di San Fortunato nell’altare del santo (riconsegnato ieri dopo i lavori di restauro, come riportiamo nell’articolo di Leda Cesari) e l’Assunta nell’ovale dell’altare dell’Immacolata (1758); del coro ligneo eseguito forse su disegni di Emanuele Manieri (1759); del battistero realizzato dall’architetto Giovanni Battista Pinto (1760); delle policrome balaustre marmoree dei quattro altari del transetto (1763) e dell’altare del Crocifisso (1780).

Poche ed inespressive furono le opere che nei secoli successivi interessarono la cattedrale, ad esclusione dei lodevoli interventi di restauro promossi dagli arcivescovi negli ultimi decenni per riportare all’originario splendore il maggior Tempio della città e della diocesi.

Stasera (ore 19), come accade ogni anno, per ricordare il giorno della riconsacrazione dopo 262 anni, l’arcivescovo Michele Seccia presiederà la solenne concelebrazione eucaristica con la partecipazione del clero, delle rappresentanze delle parrocchie e delle famiglie – invitate speciali di quest’anno – cui sarà dedicato il nuovo progetto pastorale diocesano che prende il via oggi.

Diretta streaming sulla pagina fb di Portalecce e in tv (ch 18) su Teledehon.

 

Foto di Ottavio Tommasini.

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