Anche la ‘cavalcata’ alla festa patronale del 1657. Per il sindaco ‘un nobilissimo cavallo’

Anche la ‘cavalcata’ alla festa patronale del 1657. Per il sindaco ‘un nobilissimo cavallo’

articolo ripreso da portalecce
e scritto da Andrea Pino

La celebrazione in onore di santi patroni leccesi, l’anno dopo l’inziale ed entusiasmante esordio dei riti e delle manifestazioni civili organizzati il 25 e 26 agosto 1656, fu decisa dalla popolazione in piena sintonia con il vescovo ed il clero e con intensa ed unanime gratitudine verso il primo presule leccese, riscuotendo un grandioso successo con imponenti eventi.

 

 

 

La festa registrò, infatti, innanzi tutto uno straordinario impegno da parte del sindaco Giovanni Francesco Rossi: “Quest’anno 1657 il 25 di agosto il signor sindico d. Giovanni Francesco Rossi havendo gran zelo nell’accrescimento dell’honore e prosperità della patria volle alle altre sue degne opere anche questa aggiungere cioè d’impiegarsi in maniera che gli onori fatti ad Orontio particolarmente l’anno passato fussero dai presenti per ogni parte avvanzati ove quelli riguardevolissimi si furono avendo aggiunto alle passate dimostrationi di liberal pietà altri nuovi segni di divotione e di magnificenza” (foll. 962-87 Libro Rosso della Città di Lecce).

Particolare successo ebbe, così, l’organizzazione di una sfilata con cavalli: “Quindi fè che sul tardi partisse della piazza della città per lo cortile della cattedrale ove monsignor illustrissimo vescovo stava con una infinità di gente et andasse pe la città tutta una solenne cavalcata”, attesta l’arcidiacono Camillo Palma nello stesso documento.

Un omaggio al santo che si inserì nel contesto di una usanza di quell’epoca. Si può ricordare, ad esempio, quanto poco tempo prima attestava Pietro Della Valle, uno scrittore orientalista morto appena qualche anno prima (nel 1652) ne Il pellegrino, descrivendo quanto avveniva a Siracusa, in onore di Santa Lucia: “La sera di notte si fecero luminarie, ed usci per la città una cavalcata di molti cavalieri con torce, vestiti ne’ oro abiti ordinarii, e vi cavalcava anche infine il senato, che passeggiarono buona pezza per tutte le strade migliori della città”.

Alla cavalcata leccese, introdotta da una “trombetta”, dalla “soldatesca della città e della “comarca a cavallo”, resa più imponente dalla partecipazione di 160 “gentilluomimi”, regolata dal maestro delle cerimonie canonico Giuseppe Panettera, “prendevano pure parte il sindaco” “sopra un nobilissimo cavallo” portando uno stendardo “sul quale era dipinta l’imagine di S. Orontio”.

Così, oltre alle apprezzate processioni con la presenza di sacerdoti leccesi, capitolo cattedrale, confraternite, famiglie nobili, pure la cavalcata si rivelò un’ulteriore testimonianza della grande devozione al santo.

Manifestata con tanto entusiasmo, la città contrassegnata da ulteriore chiarore di tante luci e folta partecipazione della gente.

Una festa proprio grandiosa, confermata dalla “presenza d’innumerabil popolo”.

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