Adorazione Eucaristica Febbraio 2017
CHIESA DI LECCE
Ufficio per la Pastorale Vocazionale
PREGARE PER LE VOCAZIONI
Febbraio 2017
ADORAZIONE EUCARISTICA
Il tuo nome è “Lode di gloria”
G: Il mondo d’oggi ci mostra uno stile di vita dinamico, pieno di sicurezze “tecnologiche”, sempre e comunque all’altezza delle situazioni: ma quante paure, quanta solitudine e insoddisfazione! I sorrisi spesso nascondono un vuoto, che pesa e niente sembra colmarlo. Gesù, allora, cosa può ancora dire al nostro tempo, che non sembra trovare posto per un Dio umile, lontano dai riflettori e dalle ribalte del potere? La vocazione monastica testimonia che la solitudine è incontro, che la povertà è ricchezza sempre nuova, che la realizzazione è perdersi di vista per dare spazio a Colui che ci ama. S. Elisabetta della Trinità, carmelitana francese da poco canonizzata, ragazza vivacissima, piena di talento musicale, anima delle riunioni fra amiche, scopre – e ci aiuta a scoprire – che la sola, profonda amicizia con Dio riempie la vita e rende le relazioni con gli altri autenticamente fraterne. “Il Dio che è in me incontra il Dio che è nell’altro”.
Ascoltiamo la voce di Elisabetta per invocare lo stesso spirito di adorazione.
Preghiamo insieme con S. Elisabetta:
T.: Fuoco consumante, Spirito d’amore,
discendi in me, perché si faccia nella mia anima
quasi un’incarnazione del Verbo!
Io gli sia un’umanità aggiunta, nella quale Egli rinnovi tutto il suo Mistero.
–“Il Signore tuo Dio è un fuoco divoratore, un Dio geloso” (Dt 4, 24).
Adorare è un cuore a cuore intimo dove tutta l’anima scorre in Dio, così che Dio scorra in lei, per trasformarla in Lui stesso.
–“Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20).
Ti offro la mia anima, me stessa, per Te stesso, non per i tuoi doni. Che io sia qui in un silenzio pieno d’amore.
–“Deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, teniamo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede.” (Cfr. Eb 12, 1-2)
Gli occhi nei suoi occhi…Digli che vuoi solo amarlo, che Lui faccia tutto in Te, perché tu sei troppo piccola.
Canto di esposizione
Chiamati ad “entrare al di dentro”
1 L.: Elisabetta: casa di Dio. Questa l’immagine, suggeritale da piccola, che apre a Dio un cuore appassionato e generoso. Una chiamata all’essere, come quando, appunto, si riceve il nome nel Battesimo. E un cuore diventa casa se si fa luogo di amicizia e intimo dialogo con Qualcuno, trasformando il quotidiano in un “cielo anticipato”. “Dio – scriveva–, è un’immensità d’amore che trabocca in noi da tutte le parti”; sì, in noi c’è una sorgente di Vita, che non è nostra, gorgoglia dentro, perché vuole essere raccolta e sparsa ovunque. Ogni legame, ogni azione e scelta acquistano orizzonti inattesi, una pienezza che non si esaurirà mai ed invade pensieri e desideri
2 L.: Dalle lettere di S. Elisabetta della Trinità
«Questa mattina la mamma è rientrata molto tardi e tutta sottosopra. Le hanno parlato di un matrimonio per me […]. Come resto indifferente davanti a questa seducente proposta! Il mio cuore non è libero, l’ho dato al Re dei re. Non posso più disporne […]. È così bello affidare a Lui quelli che amiamo e abbiamo lasciato per Lui. Ma che dico, al Carmelo il cuore si dilata e diventa ancora più capace di amare. Sento che i tesori nascosti nell’anima di Cristo sono miei e così mi sento tanto ricca. Con quale felicità vado ad attingere a quella sorgente per tutti coloro che amo e mi hanno fatto del bene. Qui al Carmelo non c’è altro che Lui: Egli è tutto. Davanti al SS. Sacramento metto tutti coloro che sono nel mio cuore e là, vicino a Lui, li ritrovo».
Preghiamo insieme con Elisabetta
T.: O mio Cristo amato,
Crocifisso per amore,
vorrei essere una Sposa
per il tuo Cuore,
vorrei coprirti di gloria,
vorrei amarti fino a morirne.
Ma sento la mia impotenza,
e ti chiedo di “rivestirmi di Te”, di identificare la mia anima
a tutti i movimenti della tua anima,
di sommergermi, di invadermi,
di sostituirti a me,
affinché la mia vita non sia
che un irraggiamento della tua.
Vieni in me come Adoratore, Riparatore e Salvatore.
Canto
G.: E la preghiera diventa pure il momento di comunione profonda con Dio anche, e forse soprattutto, proprio nelle piccole e grandi difficoltà della vita. Elisabetta spalanca ai suoi amici e a noi prospettive impensabili: la sofferenza non deve ripiegarci su noi stessi, ma divenire una scuola di preghiera e di amore. “Quando hai dispiaceri, suggeriva alla sorella, dillo a Lui, a Colui che sa tutto!”. Proprio lei, che a 26 anni conosce il dolore di una malattia incurabile, incoraggia a “rimanere sotto lo sguardo di Dio, anche quando il corpo è spezzato”, senza pretendere di tenere tutto in mano, anche il controllo dei propri sentimenti .
6 L.: Dagli Scritti di S. Elisabetta della Trinità
«L’abbandono, ecco cosa ci affida Dio. Quando tutto si ingarbuglia, quando il presente è così doloroso e l’avvenire mi appare ancora più oscuro, chiudo gli occhi e mi abbandono come un bambino nelle braccia di quel Padre che è nei cieli […]. Ma noi guardiamo troppo a noi stessi, vorremmo vedere e comprendere, e non abbiamo abbastanza fiducia in Colui che ci avvolge nel suo amore. Non bisogna arrestarsi davanti alla croce e guardarla in se stessa, ma raccogliersi nella luminosità della fede: bisogna salire più in alto».
Preghiamo insieme con Elisabetta:
Padre, chinati sulla tua povera piccola creatura,
“coprila della tua ombra”,
non vedere in lei che “l’Amato nel quale hai posto tutte le tue compiacenze”
O miei Tre, mio Tutto, mia Beatitudine,
Solitudine infinita, Immensità in cui mi perdo, mi abbandono a Voi,
Seppellitevi in me, perché io mi seppellisca in Voi, in attesa di venire a contemplare nella vostra Luce l’abisso delle Vostre grandezze.
Riposizione di Gesù Eucarestia
Canto finale