DON BOSCO a Lecce

DON BOSCO a Lecce

Le spoglie/Ha fatto tappa a Lecce la peregrinatio dell’Urna con il corpo del Santo dei Giovani. 

FAR SENTIRE CIASCUNO COME SE FOSSE UNICO

Don Bosco è il santo della coralità. Tutte le foto che lo ritraggono, rappresentano spazi comuni, luoghi nei quali Egli è insieme ai suoi ragazzi. Anche nelle pose più studiate, pro­mana dalle foto un senso di condivisione che è la sostanza del suo impegno educativo.

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Quei ragazzi sono molti, ma non sono “massa”. È chiaramente visibile ogni sguardo, e, su tutti i volti, un sorriso che sa di gioia e di pienezza. Ecco: questo è don Bosco: essere vicino a tutti, facendo sentire ciascuno come se fosse l’unico. In questa festa, penso che ognuno di noi, dal più piccolo al più grande, si sia sentito così.

STUDIA DI FARTI AMARE

È una delle raccomandazioni che don Bosco rivolgeva ai salesiani che lo aiutavano nella sua opera. Se in questa giornata sono in tanti a seguirlo e a festeggiarlo, è perché davvero quel proposito si è fatto storia. Egli completava la raccomandazione dicendo: non basta che i giovani siano amati.

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È  necessario che sappiano di essere amati. È bello pensare che ciascuno che è venuto ad incontrarlo o che si è recato in chiesa per rivolgergli un saluto, lo abbia fatto per­ché don Bosco non soltanto lo ha amato, ma è riuscito anche a farglielo sapere. Il cuore scoppia di Gioia.

DAMMI L’ANIMA, PRENDITI TUTTO IL RESTO

Questo c’era scritto dietro il suo scrittoio. Don Bosco, però, ha sempre saputo che l’anima non è puro spirito; ma che essa è materia, concretezza, è qualcosa che passa attraver­so le sensazioni, attraverso le carezze, attraverso il respiro. I suoi resti sono qui con noi, ma non sono “corpo senza vita”.

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Egli è qui, esattamente nello stesso modo in cui era con i suoi, nel suo oratorio: con tutto se stesso. E ha conquistato l’anima dei suoi ragazzi non soltanto con lo spirito, ma con la fisicità dei suoi gesti e del suo corpo. Una fisicità che sa di eterno.

VI PROMETTO PANE, LAVORO E PARADISO

Don Bosco non ci ha detto che la via della salvezza è sem­plice. Ci ha detto che essa impegna, ricompensa e appaga. A chi gli chiedeva quale sarebbe stata la divisa dei suoi salesiani, egli rispondeva: la divisa? Li voglio in maniche di camicia.

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È vero, lavorare con don Bosco stanca, ma rende una gioia infinita e indicibile, che estingue in un attimo ogni stanchezza. Per questo è possibile seguirlo senza soste per una giornata intera (per una vita intera) e sentirsi ancora dentro la forza di cambiare il mondo.

VICINO O LONTANO IO PENSO SEMPRE A VOI

Inizia così la lettera dell’84, un documento che don Bosco invia ai salesiani e ai suoi ragazzi in un momento in cui era lontano da loro. È una frase che emana amorevolezza, uno dei cardini del suo sistema educativo. Far sentire sempre e comunque la propria presenza.

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Fare in modo che gli altri, i ragazzi, sentano sulla loro pelle quanto sono importanti, quanto è grande il valore che essi hanno per l’educatore. Ancora una volta non si è smentito. Il suo corpo, qui, in mez­zo a noi, è segno inequivocabile del suo volerci far sapere il bene prezioso che ciascuno di noi è per Lui.

VI ASPETTO TUTTI IN PARADISO

Don Bosco ci lascia con questa promessa e con questo impegno. Don Bosco chiede molto a noi, ma chiede anche molto al Signore per noi, che siamo suoi. Chissà come sarà, in paradiso, quando arriverà don Bosco con i suoi ragazzi.

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Forse sarà come una giornata di festa, in una piccola città come tante, dove abitano tanti ragazzi, con un cuore grande; che fanno festa perché hanno imparato la festa da Lui, che fa consistere la santità nello stare molto allegri. Una città dove don Bosco è passato, in una giornata di ottobre, por­tando la vita. Ricordando a tutti che ci aspetta in paradiso.

Servizio a cura di Marco Piccinno

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