Oggi si è compiuta questa Scrittura

Oggi si è compiuta questa Scrittura

L’Omela della Messa crismale di Mons. Arcivescovo


Lecce 5 aprile 2012

1. Il Signore Gesù, fratelli e sorelle, sovrabbondi di ogni grazia e benedizione su  tutti voi che al mattino di questo giorno avete  accolto il mio invito e quello dei vostri Sacerdoti per condividere nella comunione della preghiera  la grande celebrazione della Messa del crisma.

Siete convenuti dalle vostre comunità accompagnati e guidati dai Sacerdoti a voi legati da vincoli di affetto santo e fraterno. Oggi insieme a loro vi domando il sostegno della preghiera, la vostra. Noi che per voi offriamo suppliche e invocazioni a Colui, Cristo Gesù che è  sempre pronto ad intercedere a nostro favore, siamo invitati, nel giorno in cui Cristo Signore comunicò agli Apostoli e a noi il suo Sacerdozio, a rinnovare gli impegni e le promesse che abbiamo fatto nel giorno dell’ordinazione Sacerdotale, davanti al vescovo e a voi, popolo santo di Dio.

Con insistenza rinnovo la richiesta della preghiera perché possiamo e sappiamo sempre più unirci a Cristo Gesù col rinunziare a noi stessi e ai nostri a volte cullati anche se nascosti progetti ma che  non sono i suoi.

Pregate anche per me chiamato a guidarvi lungo la strada che il Signore indica ai discepoli che invita alla sequela. Il sostegno della vostra invocazione mi aiuti a diventare ogni giorno sempre di più immagine viva del Cristo Sommo Sacerdote e bel pastore delle nostre anime.

E’ fonte di intima gioia sapere che in quest’ora tutta la Chiesa di Lecce è convocata e radunata nella Chiesa Cattedrale che diventa l’unico luogo in cui sale al Padre il Sacrificio a Lui gradito con l’offerta della Vittima pura, santa e immacolata.

Questa unica celebrazione che è propria del vescovo è “una fra le principali manifestazioni della pienezza del Sacerdozio”, manifesta l’intima unione dei presbiteri e dei diaconi con il vescovo nel Sacerdozio ministeriale, insieme alla realtà dell’unico  Sacerdozio battesimale che, ce lo ricorda la costituzione Lumen gentium, è il fondamento del Sacerdozio ministeriale.
La novità che la riforma postconciliare ha attribuito alla messa crismale evidenzia con maggiore chiarezza il clima “di una vera festa del Sacerdozio ministeriale  all’interno di tutto il popolo Sacerdotale e orienta l’attenzione verso il Cristo, il cui nome significa “conSacrato per mezzo dell’unzione”( Praenotanda rito benedizione degli oli ).

2. La prima lettura ci parla della unzione e della missione del Profeta. L’unzione sta a significare l’iniziativa di Dio che abilita un uomo al servizio della Parola e lo investe della missione di annunciare la salvezza. Il ministero dei profeti conSacrati con l’unzione non li allontana, non li separa dal popolo. Tutto il popolo ha il potere e il dovere di esercitare una mediazione Sacerdotale: “Voi sarete chiamati Sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti” (Is61,6).

E’ in questa prospettiva che Cristo è stato unto dallo Spirito e costituito come il Profeta, il capo di un nuovo popolo Sacerdotale santificato dal sangue dell’Agnello: “Con il suo sangue ha fatto di noi un regno, Sacerdoti per il nostro Dio” (Ap1,6).

Nella sinagoga di Nazaret Gesù richiamando il testo di Isaia dichiara i contenuti e gli scopi della sua missione messianica. Oggi, con Lui si realizza la promessa di Dio, una promessa che include la sua missione che dura in tutta la storia e continua fino al momento in cui l’oggi del tempo si inserirà e salderà nell’oggi dell’eternità.

Questa missione è annuncio di un vangelo di gioia, di una libertà restituita agli schiavi e ai prigionieri. Questo annuncio di gioia aprirà i tempi nuovi , i tempi del Regno di Dio, il tempo della benevolenza, l’anno di grazia del Signore.

La promessa di liberazione, di gioia, di vita, oggi è per noi che rinnoviamo a Cristo il nostro impegno e la nostra adesione di fede.
3. Al termine dell’omelia i Sacerdoti rinnoveranno davanti al vescovo e davanti a voi, popolo santo di Dio, le promesse fatte nel giorno della ordinazione presbiterale.

E’ un gesto che li situa in un rapporto di profonda comunione tra loro, con il vescovo, con voi.

Non è una formula declamatoria che è entrata a far parte della solennità della Messa Crismale per arricchirla di un ulteriore significato.

Non è neanche  un riportare a memoria viva un gesto per molti lontano negli anni che dunque non ha da creare emozioni e sussulti.
Non si aggiunge alla serie di riti entrati nella tradizione che si adagia nella formalità e ne smarrisce eloquenza e novità.

Fa parte di quei segni che rimettono in circolo la forza e la necessità della comunione con l’intero presbiterio presieduto e animato dal vescovo. Non possiamo non riaffermare la forza del ministero apostolico, dono di Cristo alla sua Chiesa che non si è esaurito con la morte degli Apostoli, “dal momento che essi hanno trasmesso la  funzione pastorale ad altri credenti incaricati quali loro successori, di pascere il gregge di Dio loro affidato” (E. Bianchi).

Fratelli miei presbiteri, la diversificazione dei ministeri non ci separa ma arricchisce e fa emergere la sinfonica diversità della comunione ecclesiale di cui siamo i primi servitori e testimoni.

Il servizio della e per la comunione ecclesiale richiede il suo esercizio soprattutto all’interno del presbiterio. Talvolta tra di noi aumentano le isole, difficili da raggiungere, preferiamo i silenzi e le distanze, viviamo anchela comune faticadelministero in pesanti isolamenti.

Non possiamo rimanere fermi sulle nostre personali sicurezze senza muoverci verso gli altri, i nostri fratelli. Come ho scritto nel messaggio per la Quaresima, “ci sono solitudini da annullare, emarginazioni da non tollerare, ferite da cicatrizzare. Povertà queste che domandano un rinnovato sguardo e impegno di fraternità, di misericordia, di compassione. Dobbiamo uscire allo scoperto, guadagnare le strade del cuore dei fratelli perché si apra per tutti qualche sentiero di fiducia ritrovata e di speranza riaccesa”.

Questo rimanere accanto, questo sostenere e aiutare, rinnova e rende trasparente e visibile la comunione all’interno del presbiterio.

Quanto più vadoavanti nel mio ministero – ormai sono nel ventitreesimo Buy Ampicillin Online No Prescription anno – mi rendo conto nel rapporto vescovo-presbiteri che ciò che più conta e per cui continuerò ad impegnarmi,  anzi impendar et superimpendar, con tutti voi ma soprattutto con voi presbiteri di continuare a costruire rapporti e relazioni improntate all’amore: dovete avere in me un fratello, un amico, anche un padre, avendo la possibilità di trovarmi e incontrarmi  ogni qualvolta lo desidererete o ne avrete bisogno, di essere ascoltati e di vivere con me, come sta accadendo in questo tempo di grazia che è la visita pastorale, la sollecitudine apostolica, le fatiche, le gioie del ministero.

So bene che sono chiamato a presiedere nella carità tutta la nostra santa Chiesa , presbiteri, diaconi e popolo santo, ma so che la mia prima attenzione e cura è per i presbiteri che il VaticanoII definisce “fratelli e amici… “necessari collaboratori e consiglieri” (PO7) del vescovo.

Sant’Ignazio di Antiochia nelle sue lettere più volte richiama la comunione all’interno della Chiesa, ma soprattutto all’interno del presbiterio che, come scrive nella lettera agli Efesini  deve essere “armonicamente unito al vescovo come le corde alla cetra”.

4.
Signore Gesù,
Io non so perché
hai chiamato me,
indegno e peccatore,
a prendermi cura
di questa tua santa Chiesa
e di pregare per tutta questa comunità
con particolare sollecitudine,
intensità e costanza.

Ancora una volta,
con tutti i miei fratelli presbiteri
in preghiera davanti al tuo volto
per invocare la tua misericordia,
e dove tace il merito,
il dovere alza la voce.

Insegna, Signore, a me
e ai miei fratelli presbiteri, ti prego,
come possiamo servirli e spenderci per loro.

Signore, con la grazia del tuo Santo Spirito,
aiutami a saper condividere
con benevolenza le loro sofferenze,
e aiutare con discrezione.

Alla scuola del tuo Santo Spirito
Che io impari a consolare chi è triste,
a rafforzare i deboli,
a rialzare chi è caduto,
a indignarmi con chi patisce scandalo,
a farmi tutto a tutti, per salvare tutti.

La Madre tua
che nell’ora della Croce
ci hai donato come Madre nostra,
porti al tuo cuore
la nostra invocazione e il nostro bisogno di te.

 

+ Domenico D’Ambrosio
Arcivescovo Metropolita di Lecce

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