Ventidue anni di ministero episcopale. In mezzo a noi ‘come colui che serve’: grazie padre
articolo ripreso da portalecce
Oggi l’arcivescovo Michele Seccia ricorda il 22° anniversario della sua ordinazione episcopale e tutta la Chiesa di Lecce è in festa con la preghiera e con l’affetto per il suo pastore.
Elevato da San Giovanni Paolo II alla dignità episcopale per la diocesi di San Severo alla giovane età di 46 anni (il più giovane d’Italia), l’8 settembre 1997 fu consacrato vescovo dal Nunzio apostolico in Italia, mons. Francesco Colasuonno. Dopo nove anni Benedetto XVI lo promosse vescovo di Teramo-Atri in Abruzzo dove fece il suo ingresso esattamente 13 anni fa, l’8 settembre 2006.
Il 29 settembre 2017, giorno del suo onomastico, è stata annunciata la sua nomina ad arcivescovo metropolita di Lecce. Ha preso possesso dell’arcidiocesi il 2 dicembre 2017 alla presenza del card. Salvatore De Giorgi che all’inizio della solenne celebrazione in cattedrale gli ha consegnato il pastorale e con esso, simbolicamente, la guida della diocesi.
L’8 settembre dello scorso anno, nel XXI anniversario della sua consacrazione episcopale, in una cattedrale gremita e alla presenza degli arcivescovi e vescovi della provincia ecclesiastica salentina, il Nunzio apostolico in Italia, mons. Emil Paul Tscherring gli ha imposto il pallio dei metropoliti.
“In occasione dell’anniversario della sua ordinazione episcopale – scrive il delegato ad omnia dell’arcivescovo Seccia, mons. Luigi Manca, a nome di tutta la comunità diocesana e dei sacerdoti, in particolare – desidero far giungere a mons. Michele Seccia, nostro padre e pastore, gli auguri del presbiterio della Chiesa leccese.
“Con gli auguri – prosegue don Gigi in una nota – la nostra preghiera, il nostro affetto e la nostra gratitudine per aver messo a disposizione completa la sua persona, il suo ministero, con grande amabilità, puntando sul dialogo con tutti attraverso un’attenzione alle singole persone. Tutte caratteristiche che hanno preso corpo nel progetto pastorale incentrato sull’ ‘ascolto’, avviato con la sua Lettera Ascolta Popolo mio, e che avrà la sua prima parte di attuazione nel nuovo anno pastorale”.
“Padre carissimo – conclude il delegato ad omnia -, le vogliamo un gran bene, sicuri che rimanendo affianco a lei saremo sempre più dentro le comunità che il Buon Pastore ha affidato a ciascuno di noi attraverso di lei. Insieme con lei il nostro impegno pastorale e la nostra fraternità sacerdotale saranno capaci di manifestarsi con intelligente audacia e disarmante umiltà. Un abbraccio da tutti i suoi preti e diaconi”.