un vescovo padre e pastore
articolo ripreso da portalecce
Il 29 maggio del 2011 tornava al Padre l’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi, Vogliamo ricordare mons. Ruppi come un Buon Pastore che avvertiva le urgenze del suo tempo e ne accettava le sfide.
Dialogava con tutti, gettando ponti là dove altri erigevano steccati. Dava credito anche quando poteva apparire un azzardo, e non giungeva mai in ritardo nel porgere l’abbraccio di pace.
La sua speciale e profonda devozione nei confronti della Madre celeste, orientava e guidava la sua incondizionata fiducia nella Provvidenza e la sua ammirazione per tutte le mamme del mondo. Aveva il senso della storia; e per questo più volte si chiedeva: “che cosa lasceremo a chi verrà dopo di noi?”. Si rallegrava per la vitalità della Chiesa uscita dal Concilio, e capiva che c’era ancora molto da fare.
Come il Buon Pastore era sempre in movimento. Dinanzi ai problemi che apparivano insolubili, si faceva forte della preghiera e ne traeva il coraggio per esplorare nuove strade e nuovi sentieri.
Tutti i giorni e più volte al giorno pregava e faceva pregare per le vocazioni e seppe trovare il modo di offrire alla Chiesa di Lecce tanti validissimi diaconi permanenti. Già prima di giungere a Lecce aveva fatto cose prodigiose per la formazione dei sacerdoti pugliesi e nel Salento continuò con tenacia a lavorare anche per la emancipazione dei laici, favorendone l’accesso ai ministeri permanenti del Lettorato e dell’Accolitato.
Furono tantissimi i doni che egli seppe offrire alla Chiesa di Lecce e che germinarono quasi congiuntamente. Come dimenticare il grande Sinodo diocesano, aperto ufficialmente da San Giovanni Paolo II, a Lecce, il 17 e 18 settembre 1994, al quale un apporto straordinario fu dato dall’allora mons. Marcello Semeraro, ora cardinale di Santa Romana Chiesa.
Ma già nel 1991 c’era stato l’arrivo degli Albanesi, con tutta una lunga sequenza di azioni di accoglienza che restano come tratto identitario della Chiesa e delle genti salentine. Quante volte abbiamo sentito le parole di incoraggiamento di mons. Ruppi ai suoi collaboratori: andate, stanotte fa freddo, portare bevande calde, … aspettateli lungo la costa, avranno bisogno di indumenti caldi…
Continuò con fervore un’impresa, già avviata da mons. Minerva, di costruire edifici di culto in ogni nuovo quartiere, e non si fermò a quel che nel momento si poteva fare, volle intervenire nel disegno delle città, per anticipare il futuro, ed evitare sul nascere ogni possibile dimenticanza.
Lavorò intensamente alla realizzazione di quello che oggi è Istituto superiore di scienze religiose metropolitano, strutturato nel doppio ciclo di studi: ciclo triennale al termine del quale si consegue il diploma in scienze religiose; e il ciclo biennale (di specializzazione) al termine del quale si consegue la Laurea magistrale in scienze religiose.
Fides Victoria Nostra ricordava il suo motto episcopale. La sua fede gli ha concesso una paternità ancora oggi feconda: ha generato presenze importanti nella Chiesa italiana; ha consegnato una grande eredità alla cultura e alla prassi dell’accoglienza e della carità; ha insegnato a confidare nella protezione di Maria, ad essere assidui nella preghiera, generosi nell’abbraccio di pace, solleciti sulla via della misericordia, per essere davvero testimoni autentici della fede.