Tre ordinazioni nella Veglia di Pentecoste. Breve storia del diaconato permanente a Lecce

Tre ordinazioni nella Veglia di Pentecoste. Breve storia del diaconato permanente a Lecce

articolo ripreso da portalecce

Il cammino del diaconato permanente nella diocesi di Lecce mosse i primi passi agli inizi degli anni ‘80 del secolo scorso.

 

 

 

Fu l’arcivescovo Michele Mincuzzi ad affidare a mons. Pierino Liquori l’incarico di informarsi approfonditamente sulle prime esperienze che stavano maturando nella Chiesa italiana sul ripristino del diaconato permanente, in applicazione dei documenti conciliari (Lumen Gentium n. 29; Sacrosanctum Concilium n. 35, 4; Ad Gentes n. 16).

A conclusione dell’indagine, in seno all’Ufficio diocesano ministeri, fu avviato nell’anno pastorale 1983/84 il 1° corso formativo per diaconi permanenti, sempre sotto la guida di don Pierino, che vide la partecipazione di nove aspiranti.

Al termine del corso, furono ordinati i primi due diaconi (Domenico Nicolì ed Enzo Ria) il 9 novembre 1988 (si scelse quella data per essere in comunione con le ordinazioni diaconali che sempre in quella giornata si tenevano a Roma).

Dopo l’episcopato dell’arcivescovo Mincuzzi, toccò a mons. Cosmo Francesco Ruppi il 6 novembre 1989 ordinare il terzo diacono permanente del 1° corso, Carlo Manzo.  

Con l’arcivescovo Ruppi, don Pierino (che lascia l’incarico alla fine dell’anno pastorale 1999-2000) e i delegati che lo seguirono, mons. Fernando Filogarana (2000-2006) e mons. Vincenzo Marinaci (2006-2010), si registrano altri 11 corsi e 39 ordinazioni.

A mons. Ruppi subentrò nel 2009 mons. D’Ambrosio (delegato mons. Carlo Santoro 2010-2019), che non ritenne opportuno procedere a nuove ordinazioni.

In totale le ordinazioni diaconali ad oggi sono state 41. Otto diaconi sono deceduti e dei restanti 33: 26 esercitano il ministero, anche se più di uno con qualche difficoltà dovuta a ragioni anagrafiche o di salute; 12 hanno superato i 75 anni; 7 non esercitano più per l’età molto avanzata o per la salute malferma.  

Si deve a mons. Michele Seccia (2017) la ripresa del cammino diaconale in diocesi, che affida il compito al nuovo delegato, mons. Vincenzo Marinaci (2019).

Il 22 maggio 2022 l’arcivescovo ha promulgato il “Direttorio per il diaconato permanente” e in contemporanea ha istituito la Commissione arcivescovile per il diaconato permanente. Lo scorso 6 novembre, solennità della dedicazione ha accolto la domanda di tre nuovi aspiranti al diaconato permanente, con il Rito di Ammissione agli ordini sacri. Si tratta di Maurizio Giancane della parrocchia di Merine, di Vinicio Russo della parrocchia di Cavallino e di Pierpaolo Signore della parrocchia Santa Croce in Lecce.

Si giungerà così a sabato 27 maggio prossimo (cattedrale ore 20), durante la Veglia di Pentecoste, quando i tre accoliti saranno ordinati diaconi permanenti dall’arcivescovo Seccia.

ALCUNE RIFLESSIONI

A quarant’anni dall’avvio del primo corso, è possibile mettere in evidenza alcuni “punti fermi” del diaconato permanente, talune caratteristiche del cammino compiuto ed una proposta.

Con mons. Ruppi si chiarisce meglio la posizione del “diaconato permanente”, che viene “sganciato” dall’Ufficio ministeri per assumere una propria configurazione: Ufficio per il diaconato permanente.

La chiamata al diaconato è segno dell’amore gratuito di Dio. Il diacono deve corrispondere con lo stesso amore a Dio e ai fratelli. Non sono ammesse, quindi, autocandidature; l’idoneità all’ordinazione, che è frutto anche di un attento discernimento da parte dei superiori, è legata ad una formazione ampia: teologica, umana, spirituale e pastorale

Circa l’appartenenza a gruppi, associazione: il diacono permanente, entrato nell’Ordine Sacro, fa parte del clero, è al servizio della diocesi e non più di questo o quel gruppo; per quanto riguarda, poi, il rapporto tra diacono e presbitero, va riconosciuto che vi sono talora pregiudizi e incomprensioni che vanno superati;

Nella diocesi di Lecce, ma anche altrove, il servizio diaconale a tutt’oggi viene svolto prevalentemente in parrocchia. Non sarebbe male se più diaconi, in futuro, assumessero incarichi in Curia, in modo da valorizzare le loro competenze e, nel contempo, liberare alcuni presbiteri, che così potrebbero dedicarsi meglio alla cura delle parrocchie.

Dal 1983-2023: a Lecce questi 40 anni sono stati fecondi, grazie ai sacrifici dei primi diaconi, nonostante i limiti legati a tutte le realtà giovani. Vi sono state luci e ombre, come si è visto. Ma le ombre, invece di offuscare il cammino, devono offrire un motivo in più per incrementare una nuova generazione di diaconi più formati alle nuove attese dei tempi e ai bisogni delle persone.

Infine, c’è da evidenziare che è aumentata nelle comunità parrocchiali la comprensione del diacono permanente, come ministro del primo grado dell’Ordine Sacro con un ruolo distinto dal sacerdote. La sua condizione di sposato con una famiglia e un lavoro non fa più meraviglia. La gente riconosce nel suo servizio pastorale quella forma propria di un ministero, che gli appartiene, distinto da quello dal vescovo e dal sacerdote; non distaccato, ma in ordine ad ambedue per la gloria di Dio e il bene della Chiesa.

 

 

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