“Shoah”… Non una giornata qualunque

“Shoah”… Non una giornata qualunque

“Shoah”… Perché non accada mai più

Coltivare la Memoria/Di fronte al dramma dell’Olocausto e alle moderne discriminazioni.

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CLAUDE LANZMANN: “Tutte le spiegazioni possibili sono vere, ma bisogna arrivare all’orrore dello Schlauch di Treblinka, alle donne nude ai bambini spinti a frustate nelle camere a gas”.

Le iniziative per la Giornata della Memoria, fortunatamente, fioccano ormai a tutti i livelli. Eppure non è mai abbastanza per prendere atto e comprendere realmen- te cosa sia accaduto in quei terribili anni di persecuzione sistematica del popolo ebreo, e con questo di zingari, omoses- suali, dissidenti politici e di tutti quelli che per qualsivoglia motivo fossero di intralcio al programma nazista. È un argomento mai sufficientemente approfondito e mai sufficien- temente sviscerato. Una recente lettura di un’intervista a Claude Lanzmann ha fornito a chi scrive ulteriori spunti di riflessione.

Lanzmann è autore di “Shoah”, un film che fa parte della storia del cinema e della storiografia dell’Olocausto. In un’ intervista rilasciata a Serge Kaganski e Frederic Bonnaud alla domanda, in cui gli si chiede perché prenda le distanze dalla posizione di tanti storici che individuano le radici dell’Olocausto in una serie di situazioni come la crisi economica di quei terribili anni in cui attecchì l’antisemitismo, la disoccupazione esasperante, la psicoanalisi, semplicemente risponde: “L’idea che non esista una generazione dello sterminio è fondamentale per me. Molti fingono di non capire e mi tacciano di anti-intellettualismo come se rifiutassi l’intelligibilità.

È esattamente il contrario, non voglio distrazioni dallo sterminio. Tutte le spiegazioni possibili sono vere, ma bisogna arrivare all’orrore dello Schlauch (il “corridoio”) di Treblinka (quello che dove- vano percorrere coloro i quali dovevano entrare nelle camere a gas – ndr), alle donne nude ai bambini spinti a frustate nelle camere a gas”. E conclude: “Tra tutte le ragioni e le spiegazioni che si possono dare dello sterminio e il fatto stesso dello sterminio c’è uno iato, un salto, un abisso….”. Non esiste una possibilità di giustificare in nessun modo quanto accaduto. Questo appare pale- semente vero. Basti considera- re come all’apertura dei campi fu l’incredulità totale il primo sentimento dei liberatori. Le montagne di cadaveri, le tragiche figure che si aggiravano nel campo senza luce negli occhi, i forni crematori, non potevano avere una spiegazione razionale.

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Tanto grande e irrazionale era la realtà che le immagini filmate, con le quali americani e inglesi avrebbero voluto costruire un film da mostrare al mondo e ai tedeschi di allora per inchiodarli alle loro responsabilità, non vennero mai utilizzate.  Alla fine del 1945 il clima politico era cambiato e le forze alleate decisero di non proiettarlo pensando che l’orrore dei suoi contenuti sarebbe stato così poco credibile, poiché abnorme, da risultare controproducente per la riconciliazione postbellica e la ricostruzione del Dopoguerra tedesco. Prevalse così il silenzio. Lo stesso silenzio che le vittime per lungo tempo hanno mantenuto, dando prova di come sia vero quanto i manuali di psicologia dicono a proposito della reazione di chi subisce tortura: vergogna. Lo hanno confermato tutti coloro i quali sono sopravvissuti a quella terribile esperienza: hanno taciuto per lungo tempo per vergogna e timore di non esser creduti. Della vergogna parla anche Primo Levi, autore di “Se questo è un uomo” e della “Tregua”.

In questa nella parte iniziale il torinese descrive l’arrivo dei russi. Incredibilmente è la vergogna ad essere protagonista, quella provata di fronte ai primi soldati russi giunti al campo abbandonato dai tedeschi. Un momento che sarebbe dovuto essere di gioia e liberazione diviene invece uno scalpello che incide un’incancellabile senso di vergogna “…un uomo ci guarda e vede come siamo ridotti, noi, i non più uomini, non possiamo più rivestirci o riprendere sembianze umane”.

L’ulteriore offesa viene da un gruppo di presunti storici che, è difficile comprendere il perché, sostengono che l’Olocausto sia una mistificazione Americana costruita per giustificare l’invasione della Germania o che, questo è il famigerato David Irving, i forni e le camere a gas non sono mai esistite, che i numeri reali delle vittime sono ridicoli e che i lager di sterminio nazisti erano in realtà campi di raccolta per proteggere gli ebrei dai pogrom e dale persecuzioni. È pericoloso sottovalutare e fermarsi, per non dimenticare bisogna coltivare la Memoria.  È l’unico modo perché non accada più.  E del film degli inglesi e americani per fortuna è stata ritrovata una copia in una vecchia scatola arrugginita. montato da Hitchcock, che per quelle immagini restò per lungo tempo sotto choch, restaurato sarà proiettato nel 2015 nel settantesimo anniversario della liberazione di Aushwitz. Il 27 gennaio non è una giornata qualunque, per nessuno deve esserlo.

Fra il 1939 e il 1945 circa 6 milioni di Ebrei vennero  sistematicamente uccisi dai nazisti del Terzo Reich. A questo genocidio è stato dato il nome di shoah, che in ebraico significa “tempesta” (Isaia 47, 11). Per non dimenticare a lottare contro lo sterminio di altri esseri umani, il 27 Gennaio è stato dichiarato Giorno della Memoria, ricorrenza internazionale che commemora le vittime del nazismo e onora coloro che a rischio della vita hanno protetto i perseguitati. La scelta del giorno ricorda la liberazione dal campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta  appunto il 27 gennaio del 1945, ad opera delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa. Numerose le iniziative culturali. “Per non dimenticare” i drammi della storia. Perché non accada mai più che un uomo sopprima un fratello.

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Ancor peggio perché diverso, perché straniero, perché lontano. Contro ogni discriminazione è la scuola che fa scuola. È per questo che nella mattinata del prossimo 27 gennaio, Giornata della Memoria, istituita per ricordare lo strazio della Shoah,

  • il Liceo Artistico “Ciardo-Pellegrino” di Lecce invita la città a scuola. Un percorso artistico farà memoria delle deportazioni naziste: i ragazzi hanno preparato una serie di opere nelle più svariate tecniche artistiche. Sono anche previsti interventi di storia dell’Istituto e una lezione accademica sui temi delle moderne discriminazioni.
  • A Gallipoli il 26 e a Tricase, il 27, in scena per la compagnia Alibi (Attori Liberi Indipendenti),“L’istruttoria” di Peter Weiss, ricavata dagli appunti presi durante il processo alle atrocità dell’Olocausto (1963-1965); info:0833.263007; 349.4598931.
  • Il 27 e il 31 a Casarano l’Istituto tecnico industriale “Meucci” ospita una mostra itinerante, che racconta la shoah con gli occhi dei bambini e delle donne, organizzata dall’associazione VerbaManent Presidio del libro – Archivio del libro di Sannicola.

Pagine a cura di Loredana Di Cuonzo

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