Messaggio alla città dell’Arcivescovo Domenico D’Ambrosio in occasione della Festa in onore dei Santi Patroni 2016
UN’ALTA FORMA DI CARITÀ: LA POLITICA
Messaggio alla città dell’Arcivescovo Domenico D’Ambrosio in occasione della Festa in onore dei Santi Patroni Oronzo, Giusto e Fortunato
Lecce, 24 agosto 2016
“Raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro Salvatore” (1Tm 2,1-3).
Questo è il giorno che ci fa partecipi di un dono che è di tutta la comunità: riandare e riannodare i fili che legano la nostra storia di oggi a quella di intere generazioni che nel corso dei secoli hanno reso grazie al Signore per la certa e sicura protezione dei Santi Patroni: Oronzo Giusto e Fortunato. Protezione che in momenti e ore difficili, ha ridato pace e serenità alla nostra comunità.
Come sempre siamo in tanti, tutti partecipi delle gioie e delle fatiche, dei dolori e delle incertezze che a vario titolo ci vedono impegnati per la promozione del bene della nostra comunità.
Abbiamo ascoltato la lettura di alcuni versetti di una lettera che l’Apostolo Paolo scrive al suo fedele discepolo Timoteo nella quale raccomanda la preghiera di tutti per i bisogni di ognuno, aggiungendo una invocazione particolare: “per tutti quelli che stanno al potere perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio” (1Tm2,2).
1. Con noi questa sera come sempre c’è una larga e qualificata presenza di coloro “che stanno al potere” per servire e guidare la comunità.
È una presenza dovuta, come da prassi istituzionale, ma è anche – e ne sono certo – un voler condividere un momento qualificante della vita della comunità che servono, e per tanti, la stessa fede che ci lega a Cristo e ci fa essere unica famiglia, quella dei figli di Dio.
Autorità tutte, vi saluto con stima, rispetto, amicizia cordiale, grato non solo per il molto che fate per tutti noi, ma anche per lo stile di collaborazione sempre franca, chiara, sincera, cordiale e rispettosa che connota i nostri rapporti, convinto che le mancate o incomplete risposte alle esigenze della comunità non sono imputabili alla sola vostra responsabilità. Talvolta sono il frutto di una situazione congiunturale complessa, incerta, ondivaga che penalizza ingiustamente la nostra terra, il nostro Sud, forse perché siamo distanti fisicamente dai luoghi alti dove si decidono scelte, priorità, o perché non alziamo con decisione e perspicacia la voce per far valere le nostre ragioni o anche perché si privilegiano interessi di gruppi e non della comunità intera.
2. Impresa non facile quella che iscrive molti tra noi alla categoria dei politici, ai servitori cioè della città, della greca pòlis o della res publica latina.
Ho usato il pronome noi per iscrivermi ai politici, a quelli che servono la comunità. Sì, perché la Chiesa fa politica non nel senso con cui la si intendeva fino a qualche decennio fa in circostanze ben diverse dalle attuali, quando per i cristiani impegnati in politica serviva una sorta di lasciapassare della alte autorità ecclesiastiche!.
La comunità cristiana fa “politica” perché sta tra la gente e serve la gente. Da una parte non si chiude in un ghetto, dall’altra non sceglie di mettersi in una situazione concorrenziale con la vita storica e con le varie realtà impegnate a promuovere la dignità piena e il rispetto per ogni uomo. Certo abbiamo lo consapevolezza che siamo di passaggio ma questa convinzione non ci fa dimenticare o trascurare il nostro impegno a servizio dell’uomo, immagine di Dio.
3. In un grande documento Octogesima adveniens che celebrava gli 80 anni della Enciclica Rerum novarum, il Beato Paolo VI ha definito la politica come “una maniera esigente – ma non è la sola – di vivere l’impegno cristiano a servizio degli altri” (n.46) e altrove ‘la politica è la forma più alta della carità.
C’è una dimensione essenziale alla politica ed è l’amore che deve essere presente e penetrare tutti i rapporti.
Questa dimensione potremmo definirla come ‘la carità politica’. Lo vediamo e lo constatiamo. Purtroppo è largamente assente: gruppi di potere, clientele, consorterie, poteri forti, inquinano questa nobile arte che serve e fa crescere la qualità della vita. Conseguenze di tutto questo: assenza di dialogo, contrapposizioni, degrado della dialettica politica, aumento delle povertà, sfiducia nelle istituzioni.
Siamo ben convinti che la politica ha come suo compito primario quello di lavorare non per il bene di pochi; lavora per il bene comune. Va vissuta ed esercitata dialogando, creando consenso e impegno comune, servendo e non servendosi.
Papa Francesco nella enciclica Laudato sì ci ricorda che siamo chiamati a risanare tutte le relazioni umane fondamentali, liberandoci dalle tante dipendenze che sminuiscono l’autonomia e la dignità della persona umana e la rendono schiava. Siamo chiamati tutti, in particolare quanti hanno scelto di servire la comunità , a risanare le relazioni umane fondamentali uscendo dalla babele di lingue e proposte, guadagnando spazi e altezze nuove che fanno tornare tra noi la sorella povera della speranza.
L’intricato, complesso e tormentato momento storico che stiamo vivendo in particolare nel nostro Paese, ci sta conducendo a uno snodo importante che impone una scelta: riabilitare la politica, come luogo di dialogo, di ascolto, di servizio, di partecipazione democratica, e pensarla come l’unico ambito capace di porre un limite umano al potere o strapotere del denaro, dell’economia, della tecnica.
Carissimi servitori dello Stato a vario titolo, accogliete questi miei pensieri vaganti come segno di grande amicizia e stima per le gravose responsabilità che vi legano alla nostra comunità che vuole uscire dalle sue paure e dalle sue delusioni.
4. Mi preme ora aggiungere un saluto particolare, come ogni anno, agli amici ospiti di Borgo S. Nicola, 4 e a tutto il personale della polizia penitenziaria. Alcuni di questi ospiti da circa tre anni sono sati accolti con un progetto della Caritas diocesana, in una nostra struttura dove hanno trasformato col loro lavoro una sterpaglia in un rigoglioso giardino.
Mi corre un obbligo del cuore ed è un grazie convinto e dovuto alle centinaia di volontari che riempiono con la loro generosa e gratuita disponibilità, i vuoti, le assenze e le povertà delle migliaia di ospiti di 56 diverse nazionalità che affollano le nostre strutture di carità: la Casa della Carità con le sue quattro dipendenze, il Poliambulatorio, le sei Mense, i quattro Punti ristoro, l’Emporio della solidarietà, il Prestito della speranza, il Fondo famiglie in difficoltà, il Microcredito Sant’Oronzo, il Servizio Gerico, la Fondazione Antiusura ‘S. Giuseppe Lavoratore’.
Alle istituzioni, il grazie di questa Chiesa, ripeto, per la simpatia, la stima e la collaborazione con cui guardano all’immenso sforzo della carità di questa nostra Chiesa. Avremmo però, lo dico sottovoce, bisogno del vostro sostegno e aiuto anche materiale per affrontare l’ingente peso economico della nostra ‘macchina della carità’. Posso assicurarvi che la provvidenza dell’8 per mille, dei privati, dei benefattori, non ci priva mai del pane quotidiano che spezziamo con le migliaia di persone che bussano alla nostra carità.
Questo pane spezzato e condiviso è la punta di diamante della nostra Chiesa e con il mio presbiterio e i tanti operatori della carità ne siamo orgogliosi e vi siamo grati per l’attenzione e il sostegno che continuerete a donarci.
Invoco dai Santi nostri Patroni una particolare intercessione perché cresca nella nostra comunità tra privati, gruppi, associazioni, istituzioni, un leale impegno di collaborazione, una maggiore disponibilità all’accoglienza e all’ascolto di tutti, un impegno a dare risposte concrete alle maggiori urgenze e necessità.
Che la rinnovata benedizione del Signore scenda su tutta la nostra grande comunità per intercessione dei Santi Oronzo, Giusto e Fortunato e doni pace e serenità ai molti che ne sono privi.
+ Domenico Umberto D’AMBROSIO
Arcivescovo di Lecce