‘Le chiavi di Pietro’ (ep. 25). Sembra fatto apposta per spiegare la mission di Portalecce

‘Le chiavi di Pietro’ (ep. 25). Sembra fatto apposta per spiegare la mission di Portalecce

articolo ripreso da portalecce

“Fratelli e sorelle, per favore, per favore: apriamo le porte!”. Porta è la parola chiave del 25° episodio di “Le chiavi di Pietro”, il podcast settimanale di vaticannews.va, il quotidiano online della Santa Sede realizzato da Benedetta Capelli, Fabio Colagrande e Amedeo Lomonaco.

 

 

Un podcast (ASCOLTA) in cui le parole di Papa Francesco e quelle dei suoi predecessori diventano “chiavi”: spunti spirituali per aprire percorsi di fede e il cui 25° episodio sembra essere tagliato proprio con la mission di Portalecce, come se volesse spiegare la vocazione e gli obiettivi del quotidiano online della diocesi.

La porta Papa Francesco la cita nell’omelia della Messa celebrata in Piazza Kossuth Lajos, a Budapest, il 30 aprile 2023, invitando a tenerla aperta. Una porta che si schiude come metafora di apertura all’altro, ai migranti, agli stranieri, ai poveri, ad una nuova visione della vita, per diventare “come Gesù: una porta aperta, una porta che non viene mai sbattuta in faccia a nessuno, una porta che permette a tutti di entrare a sperimentare la bellezza dell’amore e del perdono del Signore”.

Porta aperta anzi “spalancata” a Cristo, diceva Giovanni Paolo II, ma “stretta” – sottolineava Benedetto XVI – “perché esigente” che richiede “impegno, abnegazione, mortificazione del proprio egoismo”.

Porta è voce del verbo portare – spiega nell’episodio del podcast, Padre Dario Bossi, missionario comboniano in Brasile – ci provoca a non restare soffocati nella nostra stanza. Per noi missionari è simbolo dell’inquietudine, del cercare di aprire nuovi cammini”.

Serrare la porta, invece, dovrebbe essere il compito di un portiere di calcio, come Giovanni Galli campione degli anni ’80 che ha dato molto allo sport e non solo. La sua vita è cambiata dopo la morte di Niccolò, il figlio di 17 anni, si è aperta agli altri grazie all’impegno in una fondazione creata in memoria del ragazzo, che si occupa di giovani vittime di incidenti stradali.

“Forse la porta che ha aperto la morte di mio figlio – spiega Galli ancora nell’episodio del podcast – è la conoscenza di queste persone che si dedicano completamente ai loro figli, che hanno bisogno di cure, terapie, macchinari, per aiutarli in questo percorso, per cercare di migliorare la loro qualità di vita”. L’impegno è quello di continuare in questo cammino aiutati proprio dal ricordo di Niccolò. Forse, per superare un grande dolore non bisogna chiudersi, ma aprirsi alla vita.

Ma porta è anche il prefisso di Portalecce. Una porta attraverso la quale “La Chiesa di Lecce esce per strada” per annunciare attraverso il servizio della comunicazione il “vangelo del dialogo con il mondo”. Ma anche una porta – come ama ripetere l’arcivescovo Michele Seccia – sempre aperta per entrare e conoscere la vita della diocesi, sentirsi parte di una comunità viva e per vivere l’esperienza della condivisione delle idee, presupposto essenziale per creare dialogo e affrontare la sfida della comunione.

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