IUBILAEUM ORONTIANUM LYCIENSE. A duemila anni dalla nascita del primo cristiano di Puglia

IUBILAEUM ORONTIANUM LYCIENSE. A duemila anni dalla nascita del primo cristiano di Puglia

articolo ripreso da portalecce
e scritto da Andrea Pino

La notizia è di quelle destinate ad entrare nelle pagine della storia della Chiesa locale. Il 3 agosto scorso la Penitenzieria Apostolica, guidata dal card. Mauro Piacenza, ha ufficialmente dato il suo assenso all’indizione di un Anno Giubilare Oronziano che si svolgerà nell’arcidiocesi di Lecce a partire dalle imminenti feste patronali sino al 26 agosto dell’anno 2022.

 

 

 

L’evento, fortemente voluto da mons. Michele Seccia, mira a celebrare, in forma solenne, il bimillenario della nascita del protovescovo appulo ed ha ricevuto l’entusiastica approvazione dall’intero presbiterio diocesano. Stando, infatti, alla tradizione, il martire Oronzo sarebbe nato nell’anno 22 d.C. Certo, si fa presto a ricordare le diverse incertezze e le non poche zone d’ombra inerenti l’agiografia del personaggio. Ma il significato autentico di quest’anno giubilare è ben più vasto e profondo. Perchè ricordare il probabile anno di nascita di colui che è ritenuto il primo battezzato della nostra terra, la pietra fondativa dell’episcopato locale nonchè il primo testimone della fede nella regione significa riportare alla luce le radici più antiche e profonde del Cristianesimo pugliese.

Oronzo, infatti, altro non è che l’Abramo di Puglia, il patriarca di tutti coloro che, nel corso di due millenni, hanno accolto la lieta notizia della resurrezione del Nazareno tra il Gargano ed il Salento. Dopo tutto, la riflessione sul nostro santo è qualcosa di molto più ampio e profondo della pur fondamentale ricerca della verità storica intorno alla sua figura. Perché, in fondo, conoscere Sant’Oronzo significa conoscere noi stessi. Esplorare le vicende connesse al suo culto, al diffondersi della sua agiografia, alla produzione iconografica a lui dedicata nel passato come nel presente, equivale a compiere un affascinante viaggio nella nostra stessa anima e nell’anima della nostra terra. Che piaccia o meno, il nome di questo martire è impresso a lettere cristalline nel Dna culturale di ogni leccese, ostunese, turese, campiota, surbino, murese o botrugnese. E niente potrà mai cancellarlo. Chi potrebbe trovare le parole per descrivere il rapporto intensissimo che ha sempre stretto il santo alle comunità che si riconoscono sue figlie?

Per secoli, nelle contrade pugliesi, i bambini sono stati battezzati col suo nome, gli sposi hanno celebrato il proprio matrimonio ai piedi dei suoi altari, i malati sono stati unti con l’olio delle lucerne a lui consacrate, i sacerdoti lo hanno invocato nelle circostanze più difficili e benedetto nelle ricorrenze più gioiose. La sua immagine era presente nelle case, adorna di fiori freschi e vi si accendevano dinanzi delle candele. Quella medesima immagine ha accompagnato oltreoceano i nostri emigranti e nelle trincee dei terribili conflitti mondiali i nostri soldati. È un autentico, meraviglioso, legame di sangue il vincolo che ci unisce al patrono e che lo pone al vertice dell’albero genealogico spirituale da cui trae linfa il nostro credere. Celebrare il Giubileo Oronziano significa allora anche comprendere quanto il santo sia stato una presenza viva nella storia pugliese. Come l’esistenza umana, nel suo evolversi, attraversa diverse fasi così il culto del protovescovo appulo ha avuto una propria vita prenatale (dal tramontare del XII sec. al Cinquecento), un’infanzia (dal XVI sec. alla prima metà del Seicento), un’adolescenza e giovinezza (dalla seconda metà del XVII sec. al Settecento), un’età adulta (l’Ottocento) ed una vecchiaia (il Novecento).

Questo schema, utile per illustrare lo sviluppo della vicenda oronziana in un arco temporale davvero amplissimo, non è tuttavia da intendere quale un rigido assioma. La religiosità popolare è qualcosa di talmente dinamico che si sottrae, con estrema naturalezza, a modelli precostituiti. Se il XX sec. ha rappresentato, per tanti versi, la senilità della devozione verso il santo ecco che l’epoca attuale, a nostro avviso, sembra preludere ad una sua nuova, futura, giovinezza.

Intanto, l’arcivescovo Seccia ha già costituito un Comitato pro Giubileo che è già al lavoro per definire i dettagli dell’apertura che coinciderà con le celebrazioni liturgiche della festa patronale ormai alle porte. Le notizie ufficiali verranno anticipate già domani da Portalecce e rese pubbliche nel corso di una conferenza stampa in programma sempre domattina all’Open space di Palazzo Carafa nel corso della quale l’amministrazione comunale presenterà anche le iniziative di carattere civile.

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