#DONMARCELLOCARDINALE. Esclusivo/A poche ore dal Concistoro: non l’avrei mai immaginato

#DONMARCELLOCARDINALE. Esclusivo/A poche ore dal Concistoro: non l’avrei mai immaginato

articolo ripreso da portalecce

Il legame con la terra d’origine, con la sua diocesi di Lecce e la sua Monteroni. L’amicizia di vecchia data con Francesco, che è un “rapporto liberante”. I ricordi, le sensazioni. E un nuovo inizio alla soglia dei 73 anni. Scorre sul crinale delle emozioni il colloquio con il presule salentino Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi della Santa Sede: un’intervista a cuore aperto alla vigilia del Concistoro in cui sarà creato cardinale. La celnbrazione si terrà domani 28 novembre, alle 16, nella basilica di San Pietro, in Vaticano.

 

 

 

Eminenza, tra poche ore riceverà dal Santo Padre la berretta cardinalizia. Quali sensazioni albergano nel suo cuore e nella sua mente?

Trascorso il primo momento delle «sensazioni» è ben presto giunto quello dei sentimenti, delle riflessioni; della collocazione di quanto mi è accaduto in un contesto tale da permettermi di riconoscere quali mi avrebbero permesso di proseguire e crescere nella mia vita spirituale. Non poteva esservi uno stacco. Mi sono rifatto a ciò che ormai da molto tempo è ormai diventato un criterio. Accettare che sia la Chiesa stessa a scegliere come io debba servirla! Così quando fui eletto vescovo, così quando fui trasferito in una terra per me ignota, così quando cercai di dare forma ad alcuni progetti pastorali… Ogni volta c’è stato un «concludere», senza porre condizioni. Anche ora, mentre mi dispongo a chiudere un’esperienza pastorale sto facendo tirocinio di una forma nuova. Lo faccio con fiducia, perché è quello che mi ha chiesto il Papa e non quello che avrei immaginato io.

Per prima, lo scorso 15 ottobre, è arrivata la nomina a prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Poi, a stretto giro, l’annuncio della porpora che è risuonato dalla viva voce di Papa Francesco al termine dell’Angelus di domenica 25 ottobre. Tutto in pochi giorni. Come è cambiata la sua vita? E come porterà avanti questi ulteriori e gravosi impegni?

Devo ammettere che proprio questa rapida successione cronologica mi ha creato qualche difficoltà di… «ambientazione». La chiamata nel collegio cardinalizio pone compiti e responsabilità che non sono in tutto sovrapponibili a quelli relativi alla guida di un Dicastero. Fra qualche mese l’organizzazione della mia giornata sarà alquanto diversa rispetto a oggi. Mi impegnerò ad essere all’altezza della situazione; per un cristiano, tuttavia, questo è un qualcosa che a che fare con la fedeltà a Vangelo e la coerenza della vita cristiana. A volte si tratta semplicemente stare davanti a Dio facendo il proprio dovere!

Lei è uno dei collaboratori più stretti di Papa Bergoglio. Non a caso è stato segretario, sin dalla costituzione, del Consiglio di Cardinali voluto dallo stesso Santo Padre. L’amicizia, però, con Francesco viene da lontano e nasce da prima della sua elezione al soglio pontificio. Al di là degli impegni e del lavoro che lei svolge in obbedienza alla Sede apostolica, qual è il suo rapporto umano con Francesco?

Francesco è persona che ha in grande stima le relazioni personali. La «persona» è titolare di un progetto di grazia unico, irripetibile, insostituibile. Avere rapporti abituali, frequenti con Francesco è sempre, perciò, qualcosa di liberante. Col Papa ci sono impegni che sono legati ad un’agenda e ve ne sono altri più liberi. Questi però è sempre bene tenerli coperti da riservatezza.

Manca ormai in pianta stabile dalla Puglia e dal Salento da più di 16 anni, da quando nel 2004 Giovanni Paolo II le affidò la guida della diocesi di Albano, dopo essere stato vescovo di Oria. Qual è il suo rapporto con la terra natia? E come ne riesce a seguire le vicende religiose ma anche sociali?

Conservo un contatto di conoscenza attraverso i siti di alcuni quotidiani e ricevendo notizie attraverso persone amiche. È d’altra parte ovvio che io debba dare preferenza a quanto riguarda la gente di questo territorio della regione Lazio: sono i fedeli delle mie parrocchie, sono quelli che vivono le storie alle quali, nella mia Chiesa, devo dare risposte e, d’altra parte, la vita della Chiesa è sempre tale che pur vivendo sparsi per il mondo i fedeli rimangono sempre con gli altri nello Spirito Santo; accade così per dirla con San Giovanni Crisostomo, che «chi sta in Roma sa che gli Indi sono sue membra» (cf. Lumen gentium n. 13)

La nomina a prefetto è arrivata poche ore dopo l’ultimo bagno di “leccesità”. Ovvero, dopo l’ultima visita nella sua Monteroni, una delle solite e veloci capatine nel paese d’origine, durante la quale ha presieduto la messa solenne in chiesa madre in occasione della festa per il 153esimo anniversario del miracolo del Crocifisso. Come è rimasto legato, e in che forma, sia alla Chiesa di Lecce che alla città di Monteroni? Quali sono i suoi ricordi e come riesce a coltivare le amicizie nonostante la distanza e gli impegni sempre crescenti?

L’ultima visita a Monteroni nell’ottobre scorso, a dire il vero, l’avevo preparata in segreto, ma nel dettaglio. Non furono date casuali: sapevo già dal primo ottobre che il 15 successivo sarebbe stata resa pubblica la mia nomina a Prefetto della Congregazione delle cause dei santi. Feci, dunque, una rapidissima visita privata al Santuario di San Cosimo alla macchia per chiedere il lor aiuto (l’11 ottobre 1998 – anniversario del Concilio – avevo cominciato il mio cammino episcopale ad Oria) e celebrai a Monteroni una festa del Crocifisso che per me è pure un legame con la Chiesa di Albano: la pestilenza dell’autunno 1867 a Monteroni era iniziata ad Albano nell’agosto di quell’anno, dando spazio alla testimonianza del dono della vita del card. Ludovivo Altieri: coincidenze e date avevano senso solo per me e volli viverle nel segreto, come miei spirituali appuntamenti.

La pandemia non permetterà a tutti coloro che dalla diocesi di Lecce vorrebbero raggiungerla ed esserle più vicini in San Pietro il prossimo 28 novembre. Sicuramente la sua Chiesa madre con il suo pastore non la priveranno della preghiera e dell’affetto sia pure attraverso una telefonata, un messaggio, un biglietto. Le mancheranno gli abbracci… Ma sicuramente alla prima occasione del suo ritorno al “buen retiro” monteronese saranno pronti ad accoglierla in festa, manifestarle la gioia di un’intera comunità e augurarle un buon nuovo lavoro al servizio della Chiesa nel Collegio cardinalizio.

Grazie. Spero che il prossimo Santo Natale porti davvero con sé questa opportunità. Nella preghiera ciascuno può presentare al Signore quello che ha di più caro: sa lui dare a tutto lo spazio necessario…

 

La liturgia della creazione dei nuovi cardinali (domani alle 16) e la solenne concelebrazione in San Pietro presieduta dal Papa con la partecipazione dei nuovi porporati (domenica 29 novembre alle 10) sarà trasmessa anche sulla pagina Fb di Portalecce. Tutta la Chiesa di Lecce si unirà in preghiera per chiedere al Buon Pastore tutti i doni necessari alla nuova missione del card. Semeraro.

Condividi questo post