Ciao don Franco. ‘Dimmi Cesare, come sarà l’incontro con Dio?’ Risponderà con un sorriso
articolo ripreso da portalecce
Ogni sacerdote è parte della storia di Dio in mezzo agli uomini, e don Franco Lupo ha scritto con il suo linguaggio semplice e soprattutto vicino al popolo pagine stupende su Dio.
Lo ha fatto con la sua oratoria capace di arrivare al cuore, con la saggezza della penna sempre puntuale a disegnare la religiosità popolare e le figure caratteristiche della Lecce storica. Lo ha fatto con la sua profonda conoscenza della lingua latina e soprattutto con la sua saggezza immersa nell’umiltà.
L’arcivescovo Ruppi nel gennaio del 1989, appena giunto a Lecce, lo chiamò a far parte della sua segreteria, e don Franco accettò con un atteggiamento arrendevole e la sua espressione di sempre: “Ma cosa posso fare io di buono?”. La risposta è stata la sua presenza accanto a mons. Ruppi per tanti anni, con l’umiltà di chi apriva la porta e rispondeva al telefono, ma rileggeva con l’autorità del saggio correttore dei testi che scriveva il suo amato arcivescovo.
Il resto degli anni li ha trascorsi nel silenzio e nell’ascolto, trasformando la sua casa in un tempio di accoglienza, benedizioni, confessioni e disponibilità verso tutti, con l’amore del pastore che è consapevole di aver donato la sua vita a Dio per sempre.
Don Franco Lupo è parte della mia vita personale, per aver vissuto insieme me per lungo tempo, e per aver abbattuto con le sue telefonate quotidiane ogni mia distanza da Lecce, e solo per chiedere: “Come stai, hai bisogno di qualcosa, parlami dei tuoi poveri, prega per me peccatore”. Una vicinanza stupenda, da me ricambiata ad ogni mio rientro a Lecce. La prima visita, lunghi colloqui spirituali, la condivisione di ansie e gioie reciproche.
Con la scomparsa di mons. Ruppi, don Franco ha saputo colmare quel vuoto e lo ha fatto con amore e delicatezza.
Prima di ogni saluto, sempre nella commozione, mi rivolgeva la stessa domanda: “Dimmi Cesare, come sarà l’incontro con Dio dopo la morte? Pensi che avrà misericordia di me?”.
Dopo la notizia triste della sua scomparsa nella preghiera sono io rivolgere a lui la stessa domanda, con la differenza che ora lui può rispondere con un sorriso e sempre in dialetto leccese.