Il Messaggio dell’Arcivescovo agli operai dell’Omfesa Con i senzalavoro

Il Messaggio dell’Arcivescovo agli operai dell’Omfesa Con i senzalavoro

Carissimi amici…

A voi tutti operai della Omfesa, alle vostre famiglie, in particolare ai vostri figli, il mio saluto sincero e la rinnovata espressione della mia solidarietà, del mio essere vicino a tutti voi che vivete il dramma di un lavoro che vi è stato tolto perché avete nelle mani la lettera di licenziamento dal luogo in cui avete espresso il meglio delle vostre capacità e della vostra professionalità. Da tempo sono al vostro fianco.

Otto mesi fa, nel messaggio rivolto alla città e alla diocesi al termine della processione di Sant’Oronzo, ho manife­stato vicinanza, attenzione e preoccupazione per gli operai della Omfesa senza stipendio da quattro mesi in una situazione al limite del paradosso e dell’assurdo. Oggi rinnovo con più convinzione e forza la mia vicinanza a voi che siete senza stipendio, licenzia­ti e con la dichiarazione di fallimento dell’Azienda che per anni vi ha visto protagonisti intelligenti e operosi. Fin dall’inizio del mio servizio episcopale, ho fatto mia una parola che leggiamo nel libro Sacro: “Per amore del mio popolo non tacerò”.

Ecco perché questa sera sono con tutti voi e con i tanti che sono al vostro fianco per gridare l’ingiustizia per un posto di lavoro che vi è stato sottratto, per il fallimento di un’azienda leader e in buona salute e con commesse garantite. Ora non basta più il gridare. Non si può buttare o rotta­mare un’azienda in salute. C’è bisogno di uno sforzo congiunto e di sinergie da attivare tra privato e pubblico. Non è tollerabile un ulteriore depaupera­mento e penalizzazione del nostro territorio. A quanti hanno responsabilità e possibilità di intervento, non è concesso una sorta di disinteresse pilatesco: un catino con un po’ di acqua per lavarsene le mani.

È in gioco la vita, la serenità e il futuro di centinaia di persone. A quanti sono impegnati a garan­tire, secondo il dettato costituzionale, il lavoro ad ogni cittadino, il compito di non lasciare inevaso il grido che sale da tutti voi e dai tanti che questa sera vi sono accanto. Ci sono anch’io e l’intera comunità cristiana di Trepuzzi.

+ Domenico D’Ambrosio

                                                                       Arcivescovo

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