Talenti che nascono nelle ‘Officine didattiche’ della Fondazione Caritas diocesana di Lecce

Talenti che nascono nelle ‘Officine didattiche’ della Fondazione Caritas diocesana di Lecce

articolo ripreso da portalecce

«C’è un bisogno pazzesco di attività educative rivolte ai minori. Non solo per contrastare il fenomeno della povertà educativa, ma anche per incidere nei campi dell’inclusione sociale, della sicurezza, dell’inserimento lavorativo, della formazione».

 

 

 

Sono parole di Salvatore Renna, responsabile dei progetti sulle povertà educative e di contrasto al rischio di abbandono scolastico che la Caritas diocesana ha già avviato attraverso la Fondazione Caritas diocesana Lecce.

Infatti. da questo concetto prende spunto il progetto “Laboratorio dei Talenti – Officine didattiche”, una serie di azioni tra loro interconnesse, capaci di stimolare interesse nei giovani partecipanti, circa 80 ragazzi in situazioni di fragilità provenienti da due istituti scolastici della città, a materie come cultura, arte, scienze, e allo stesso vuole favorire lo sviluppo del pensiero critico, far visitare i luoghi d’arte della città e promuovere senso di appartenenza al territorio. «Abbiamo iniziato lo scorso anno – sottolinea ancora Salvatore Renna – nell’istituto ‘Stomeo-Zimbalo’ che si trova nella zona 167 di Lecce, dove abbiamo seguito ragazzi in povertà sociale ed economica o provenienti da situazioni difficili. Quest’anno, invece, abbiamo pensato di coinvolgere anche l’istituto ‘Alighieri-Diaz’, anche perché nella scuola media registriamo più problematiche legate al rischio di dispersione scolastica, senza contare che in questa scuola la percentuale di alunni immigrati sfiora il 42% del totale».

Il progetto che vede anche il coinvolgimento della Fondazione “Francesca Massa” e il Dipartimento di scienze umane e sociali della Università del Salento, il quale – sulla base di un Protocollo d’intesa triennale siglato nel 2022 – mette a disposizione le proprie competenze e metodologie formative in ambito educativo, pedagogico e sociologico attraverso dieci educatori ed educatrici che nella prima ora dei laboratori si dedicano all’aiuto per i compiti, successivamente si passa alle varie attività, come musica, cinema, teatro di carta, tecnologia, cibo, gioco ed attività fisiche, scrittura creativa, potenziamento della lingua, ampliamento del vocabolario.

Conclude Renna che «per uscire dalla povertà educativa, la leva della cultura diventa di un’importanza fondamentale. E mi meraviglio del fatto che ancora oggi si fa fatica a capire che la scommessa per prevenire e contrastare casi di povertà educativa e di abbandono scolastico è proprio quella di puntare sull’educazione, in tutte le sue forme: la scuola la mattina deve essere luogo di insegnamento didattico, mentre il pomeriggio può diventare un punto in cui promuovere laboratori».

La visione futura è quella di «estendere ulteriormente la platea dei beneficiari, intercettando ulteriori risorse economiche che ci permettano di svolgere un intervento più ampio».

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