Squinzano fa memoria del ‘vescovo dei silenzi’

Squinzano fa memoria del ‘vescovo dei silenzi’

articolo ripreso da portalecce

Dal 5 all’8 ottobre Squinzano mobilita la sua coscienza cristiana per commemorare il Servo di Dio Nicola Riezzo, in occasione del 25° anniversario della sua morte, avvenuta il 20 agosto 1998.

 

 

 

Per giovedì 5 ottobre, alle 19, è previsto un convegno di studi nell’auditorium “San Giovanni Paolo II” sul tema: “L’eredità spirituale di mons. Nicola Riezzo”; per venerdì 6 ottobre, alle 19, nella chiesa madre, ci sarà una solenne celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Lecce, mons. Michele Seccia; per domenica 8 ottobre, infine, alle 15.30, è previsto un pellegrinaggio ai luoghi natali del Servo di Dio a Squinzano e ad Otranto, nella sede storica dell’arcivescovo Nicola Riezzo.

Sarà una commemorazione di fede, di quella virtù teologale che è festa e gioia e mai un castigo. Sarà commemorato il “vescovo dei silenzi”, nato a Squinzano l’11 dicembre 1904; e sarà ricordata la sua esperienza terrena dall’alto profilo umano e spirituale, perché Nicola Riezzo condusse una vita esemplare, caratterizzata dalla sua saggezza e dalla tensione pastorale, che si manifestarono attraverso un insegnamento di straordinaria ricchezza.

Fugitiva relinquere et aeterna captare, sembra essere stato questo il motto sacro che gli percorse la mente; in famiglia, nei seminari, nelle sedi vescovili di Castellaneta e di Otranto e negli ultimi anni a Squinzano gli risuonò imperioso il monito di “abbandonare le realtà fuggevoli e cercare di afferrare le cose eterne”. Fin dall’età della ragione, Nicola Riezzo scelse come modello di vita e di impegno la partecipazione alla missione della Chiesa di Cristo nel mondo che si basa sulla presenza di Dio nell’anima umana e, poiché i segni divini nella creatura umana sono la mente e l’anima, gli uomini potranno trovare la vera felicità terrena solo in ciò che compete loro al livello più alto: la vita dello spirito e la ricerca della verità.

Sull’onda di questo pensiero si affaccia nella mente in maniera decisa la figura di un piccolo-grande uomo, nella corazza della sua veste talare, l’arcivescovo emerito di Otranto, mons. Nicola Riezzo. Una figura sempre uguale, che incede lentamente con passo sicuro, impettito nella minutezza del suo fisico, con gli occhi vivi e meditativi, con maniere sobrie e misurate: sembra il monumento della saggezza dei Santi Padri della Chiesa. Semplicemente questo è il ricordo di Nicola Riezzo; la sua memoria è l’unico modo che resta del suo modello di vita e del suo esempio di ministro di Dio.

Non fece molto rumore la sua morte; è stata invece carica di simboli la sua vita, sulle tracce della quale, finalmente, si è deciso di ritornare per andare alla ricerca di un memoriale storico che riguarda un mondo in cui si perde e si annulla l’uomo e si scopre e si staglia la figura di un grande e di un santo vescovo. Nicola Riezzo ha testimoniato quell’amore che Gesù prova per gli uomini, un amore che è capace di farsi sentire da tutti, che riesce sempre a saper consolare chi soffre, a confortare chi è solo, a sciogliere i dubbi e a rafforzare le fedi vacillanti. È stato ministro di quella Chiesa che vuole mostrarsi agli occhi del mondo nella sua essenza autentica, sacra, come momento di mediazione tra uomo e trascendenza. Non sono casuali i richiami alla figura di Cristo, vissuto in mezzo agli uomini e dagli uomini crocefisso, che nel momento di morire invoca il Padre di perdonare coloro “che non sanno quello che fanno”.

La severa sofferenza del Cristo morente è l’immagine forte che Nicola Riezzo assume come simbolo essenziale della sua fede; ma soprattutto è rimasto sempre affascinato dal mistero della Redenzione e il Cristo Redentore sarà il suo compagno di viaggio e la sua guida in ogni forma di apostolato. Così si costruisce la fama di persona severa e intransigente, un’immagine che contrasta con il suo carattere di uomo timido, discreto ed affabile.

La formazione culturale di Nicola Riezzo, avvenuta presso l’Università Lateranense lo destinò inizialmente alla docenza. Fu professore di italiano e latino nel seminario vescovile di Lecce, poi ad Assisi e soprattutto professore di teologia nel seminario regionale di Molfetta. In tutto il suo magistero ha rilanciato gli insegnamenti del Concilio Vaticano II e ha sempre declinato il Vangelo per contrastare ad ogni livello il relativismo e l’indifferenza.

Infine, una piccola testimonianza personale. Era il 7 ottobre 2000, giorno in cui l’arcivescovo di Lecce, mons. Cosmo Francesco Ruppi, celebrò a Squinzano la funzione religiosa per costituire nel quartiere della zona 167 la “quasi parrocchia” di Madonna di Fatima, una chiesa costruita a cura proprio di mons. Nicola Riezzo. A fine cerimonia mons. Ruppi si rivolse alle autorità presenti, c’erano fra gli altri il sindaco Michele Maggio, mons. Luigi Manca e il “quasi parroco” don Vincenzo Ruggio, dicendo che portava un messaggio del Papa Giovanni Paolo II. “Il Santo Padre – disse mons. Ruppi – non ha mai perso occasione per chiedermi notizie sulla salute del piccolo santo arcivescovo di Otranto; ed ora che ha saputo della scomparsa di mons. Riezzo mi ha pregato di aprire l’iter per avviare la causa della sua beatificazione. Mi ha sempre confermato che ha respirato il profumo della santità e ne ha visto l’aureola tutte le volte che ha avuto l’opportunità di incontrarlo e che ricorda con profonda gratitudine la sua visita ad Otranto del 5 ottobre 1980”.

Insomma, è un santo di Dio e della Chiesa, San Giovanni Paolo II, che vuole la beatificazione di mons. Nicola Riezzo.

A prescindere allora che dei santi bisogna sempre avere fiducia, deve essere il popolo dei fedeli di Squinzano a non perdere questa grande e significativa opportunità di onorare un proprio concittadino. Mons. Nicola Riezzo ha lasciato moltissimo, ha lasciato un patrimonio incalcolabile di fede, di speranza e di carità che tutti a Squinzano hanno il dovere di portare dentro di loro, per sempre.

 

 

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