SALUTO DELL’ARCIVESCOVO AL CONSIGLIO COMUNALE DI LECCE

SALUTO DELL’ARCIVESCOVO AL CONSIGLIO COMUNALE DI LECCE

7 novembre 2017: conferimento della cittadinanza onorario a Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio

Onorevoli Autorità, Signora Presidente del Consiglio Comunale
Signori Consiglieri e Assessori
Signor Sindaco In questo momento la parola che sgorga spontanea e immediata non può che essere : grazie.

Oggi la seduta straordinaria del Consiglio Comunale è per un gesto che onora la città di Lecce che gratifica in qualche modo la mia persona e mi pone in un rapporto nuovo con questa amata città: il confe-rimento alla mia persona della cittadinanza onoraria di Lecce. Divento vostro concittadino. Il rischio dei molti cambiamenti della mia residenza, visto il mio vagabondare episcopale, potrebbe dare spazio soltanto a una sorta di rapporti formali e rispettosi dell’autorità del vostro consesso, ma svuo-terebbe la carica umana che un tale riconoscimento ingenera e fissa nella mia vita. In realtà sento di confessarvi che questo riconoscimento dà forza al legame che fin dall’inizio del mio ministero a Lecce mi ha unito fortemente a questa città che ora posso ancor più dire mia, un aggettivo che non sta a significare possesso, ma soltanto amore grande. Passione, attenzione, amore, rispetto , l’ho affermato nell’ultimo messaggio per la festa di Sant’Oronzo, mi hanno guidato in questi otto anni. Nessun calcolo o interesse, ma la passione per il Vangelo di Gesù Cristo e per il suo unico destinatario: l’uomo. Quale uomo ? Ogni uomo. Se un po’ di preferenza c’è stata, è quella che mi ha avvicinato a coloro che talvolta non avviciniamo per paure immotivate, per pregiudizi falsati, per difesa di sicurezze garantite. In questi otto anni la Chiesa che ho guidato, con audacia e scelte coraggiose, ha messo al centro del suo amore all’uomo gli impoveriti. Cari amici , so bene che siete ben più convinti di me: la povertà non è ai confini del nostro territorio: è dentro le nostre comunità. È vera e reale sofferenza. È mancanza di pane quotidiano per molti tra noi. Comprendo la vostra fatica, il vostro impegno. Siete chiamati come istituzione al servizio dei cittadini, a provvedere ai bisogni emergenti, a promuovere scelte per la sussistenza, a riempire i buchi che i non onesti creano evadendo dalle loro responsabilità. In una ricerca di qualche anno fa della nostra Caritas diocesana dal titolo ‘Impoveriti’, c’era ed è an-cora drammaticamente attuale questa constatazione: “la povertà è entrata in molte famiglie visto che in difficoltà non sono più soltanto le persone sole, prive di lavoro e sostegno parentale, ma anche coloro che vivono in famiglie anche in quelle che fino a qualche tempo fa si ritenevano fuori dall’area di rischio e che oggi fanno i conti con un impoverimento progressivo e difficile da arginare”. Ben conoscete lo sforzo e il quotidiano impegno della nostra Chiesa su un fronte che si allarga sempre più e domanda risposte immediate per far fronte a reali miserie e bisogni primari. Non lasciateci soli: a volte sembra che viene a mancare il fabbisogno di ogni giorno per le nostre tante mense e punti ristoro. Ma la Provvidenza non ci ha mai abbondonato. I miracoli del pame che si moltiplica continuano. So che in questa fatica avremo anche voi come partner necessari e insostituibili. Il vizio che mi è congenito a causa del mio ministero è quello delle prediche: perdonatemi se anche in questa occasione per me irripetibile, ci sono cascato. Concludo: accogliete la mia gratitudine per giacché mi iscrivete nel numero dei cittadini di Lecce: è un gesto che mi onora e mi commuove. A voi, responsabili nella guida e nel servizio alla comunità, Signor Sindaco, Consiglio Comunale, Giun-ta, il mio augurio perché la nuova pagina che avete incominciato a scrivere non si interrompa ma continui nel dialogo rispettoso e franco, a servizio e per la promozione del bene comune. Che il patrimonio dell’arte e della bellezza unica della nostra città, sia salvaguardato, promosso e offer-to ai fruitori del bello. Che il vostro stare tra la gente servendola e ascoltandola, sia la fatica delle vostre giornate e la realiz-zazione del vostro programma.

Vi saluto con affetto grande.
Non dimentico, non voglio dimenticare i vostri volti e il vostro impegno.

Grazie per la collaborazione sempre all’opera in questi anni anche se talvolta incerta, ma sempre pron-ta e disponibile. Vi chiedo scusa se non sono stato generoso nel ricambiare il tanto che mi avete donato. Ho amato e continuerò ad amare e molto questa comunità. Tutti voi rimanete in quello spazio che tutto conserva e nulla dimentica: il cuore !

Sono certo che ci incontreremo ancora e quando questo accadrà, sarà festa grande per me. Grazie
Vi voglio bene

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