La liturgia e le nuove tecnologie

La liturgia e le nuove tecnologie

Cronaca del Seminario di Studio promosso dall’ULN e dall’UNCS

Schermi per seguire canti e letture, ambone tou­ch screen, dispenser per l’acqua santa. Nuove tecnologie che cominciano ad affacciarsi qua e là nella liturgia in alcune parrocchie italiane e che sti­molano una riflessione profonda, al di là della con­trapposizione tra apocalittici e integrati. Come ricon­figurare l’esperienza liturgica al tempo di Internet? È per tentare di dar risposta a interrogativi delicati come questo che l’Ufficio liturgico nazionale e l’Ufficio na­zionale per le comunicazioni della Cei hanno orga­nizzato il seminario di studio «Liturgia e nuove tecno­logie ». Un incontro che non vuole essere un punto d’ar­rivo, ma un avvio di percorso, sulla strada della visio­ne inclusiva e non contrapposta tra digitale e reale al­l?interno di una cornice unitaria.

Utilità, distrazione, opportunità, assurdità. Sono mol­te le valutazioni che i new media suscitano, ma la ri­flessione teologica e antropologica – esordisce il ve­scovo Claudio Giuliodori, presidente della Commis­sione episcopale per le cultura e le comunicazioni so­ciali – deve tendere «a capire come può essere valoriz­zata l’azione liturgica attraverso i nuovi media, non al­terata o snaturata». Gli scenari che si aprono all’oriz­zonte, infatti, sono affascinanti e «il futuro ci chiede di non aver paura di raccogliere la sfi­da anche sotto l’aspetto liturgico» aggiunge Monsignor Claudio Ma­niago, segretario della Commis­sione episcopale per la liturgia del­la Cei, anche se «la visibilità della parola va difesa» e la partecipa­zione alla liturgia in chiesa «resta un’esperienza unica e irripetibile, senza nulla togliere al futuro».

Circolarità, interattività, immer­sione sono elementi presenti nel­la celebrazione, comunque la «centralità del corpo resta fonda­mentale ». Monsignor Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali, vede così nei nuovi linguag­gi un utile strumento «nella fase di preparazione della celebrazione e per la rielaborazione successiva all’e­sperienza liturgica». Ciò che va valorizzato, inoltre, è «la logica delle rete, circolare e interattiva» nel dialogo tra Dio e l’uomo durante il rito. Non si tratta di demoniz­zare le tecnologie, dunque, so­prattutto perché il rapporto con la tecnica ha accompagnato da sem­pre il cammino della liturgia cri­stiana e dei suoi supporti. Ne tan­to meno si vuol giungere a «una semplice rassegna tra buone e cat­tive pratiche», ricorda il direttore dell’Ufficio liturgico don Franco Magnani. Occorre, invece, capire come rendere un?opportunità «le possibilità inedite» che le nuove tecnologie offrono.

Vivere la liturgia al tempo delle tec­nologie digitali, tuttavia, parte da un punto fermo. La liturgia lavora sempre sul corpo, organizzando le sfere dell?emozio­ne, della sensibilità, dell?azione in modo che tali sfere siano la presenza del Sacro, del mistero di Cristo. Gior­gio Bonaccorso, docente dell?Istituto di Liturgia pa­storale di santa Giustina di Padova, perciò il problema non è tanto nell?adoperare o meno i nuovi media di­gitali, ma nel modo di utilizzarli, al servizio del singo­lare funzionamento simbolico della liturgia, che insie­me attiva e sospende i codici della comunicazione. In ogni caso, l?atteggiamento corretto, per il direttore de La Civiltà Cattolica padre Antonio Spadaro, sarebbe non solamente quello di «difendere la ricchezza pro­pria della liturgia così come siamo abituati a inten­derla », ma di comprendere come «il desiderio di Dio emerga prepotente anche in questo nuovo piano di e­sistenza alla ricerca di forme di espressione». Vanno quindi affinate le sensibilità a livello pratico «per co­gliere le esigenze reali ? conclude don Paolo Tomatis della Facoltà teologica dell?Italia settentrionale ? sul piano liturgico per non chiudersi in una visione piat­ta della partecipazione» ed ecclesiale «perché l?origi­nalità non sia motivo di scandalo, ma sia sorgente di carità e comunione».

file attached   da Avvenire del 2 aprile 2014, pag. 15.pdf

Condividi questo post