La cerimonia di Dedicazione della chiesa intitolata al Beato Giovanni Paolo
(dal L’Ora del Salento, di Salvatore Scolozzi)
A sedici anni dalla storica venuta a Lecce di papa Wojtyla la cappella del seminario che fu inaugurato dallo stesso papa polacco, porterà il suo nome. Ma non solo. Il Beato Giovanni Paolo II, ha spiegato l’arcivescovo di Lecce Domenico Umberto D’Ambrosio, sarà “presenza che avvertiremo nella preghiera di adorazione, di lode e d’intercessione che da qui salirà al Padre”.
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Di ieri il rito religioso che ha dedicato la cappella del Seminario “alla Santissima Trinità in onore del Beato Giovanni Paolo II”, alla presenza del cardinale emerito di Palermo, Salvatore De Giorgi, del clero diocesano, della comunità del Seminario, delle autorità, ma soprattutto di tanta gente che non ha voluto mancare ad un evento che segna la storia della nostra diocesi.
Nell’occasione sono stati benedetti anche i nuovi arredi liturgici che impreziosiscono la nuova chiesa, realizzati dall’artista molisano Michele Carafa. In queste opere, ha detto D’Ambrosio, “c’è il cuore dell’artista e l’anima del credente”.
Durante la preghiera di dedicazione sono state poste nel nuovo altare le reliquie del Beato, ma anche di San Pio da Pietralcina e di San Filippo Smaldone. In più un affresco su tela posto alla destra del presbiterio renderà presente anche nell’ immagine il papa polacco.
Nella sua omelia D’Ambrosio ha spiegato il senso liturgico delle opere, alcune delle quali recano anche il suo segno episcopale: “Il pellicano – ha ricordato il vescovo – è il simbolo zoomorfo di quanto la Chiesa canta per il suo Cristo-Sposo che perennemente continua a nu trirci di Lui. E’ quanto celebriamo nel prefazio di questa celebrazione: Sacerdote e vittima della nuova alleanza, egli comandò di perpetuare nei secoli il Sacrificio a te offerto sull’altare della croce”.
In più il vescovo ha ricordato alcune parole rivolte da Giovanni Paolo II ai Sacerdoti e ai seminaristi, ma soprattutto alcuni pensieri rivolti proprio alla diocesi di Lecce: “Sulla mensa eucaristica – disse il Beato – si rende nuovamente presente il Sacrificio di Cristo, mistero di amore, fulcro della vita di ogni credente e dell’intero popolo di Dio. L’Eucaristia è il dono supremo lasciatoci dal Salvatore”.
Infine D’Ambrosio si è rivolto direttamente al papa polacco: “La tua intercessione, Beato Giovanni Paolo II, aiuti tutti noi a non avere paura ad aprire, a spalancare alla salvatrice potestà di Cristo le porte della nostra vita e della nostra storia. Beato nostro fratello e padre – ha aggiunto il vescovo nella sua preghiera -, suscita in tutti noi, in particolare nei nostri giovani, il desiderio, il rifiuto di lasciarsi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarsi con umiltà e speranza per rendere più umano e fraterno questo nostro mondo. Fa che non dimentichiamo una consegna che ci hai lasciato: che la nostra Chiesa viva la logica del servizio per essere segno vero e credibile di speranza per questo nostro mondo segnato dall’egoismo e dalla logica del potere. Aiutaci ad accogliere Cristo, unica e certa via di salvezza”.