L’arcivescovo Seccia con ammalati e volontari. Pellegrino nei santuari d’Abruzzo e a Loreto

L’arcivescovo Seccia con ammalati e volontari. Pellegrino nei santuari d’Abruzzo e a Loreto

articolo ripreso da portalecce

È tornato rinvigorito e spiritualmente rigenerato, l’arcivescovo Michele Seccia, dal pellegrinaggio diocesano di ammalati e volontari che ha guidato, cammino spirituale promosso dal Centro “Matteo 25” e dalla parrocchia Santa Rosa in Lecce.

 

 

 

Una piccola carovana di pellegrini riunita da Piero Della Ducata, responsabile del Centro “Matteo 25” e partita da Lecce martedì scorso alla volta dell’Abruzzo con destinazione i principali santuari della regione e in ultimo, nelle Marche, alla Santa Casa di Loreto.

Un pellegrinaggio fortemente voluto dall’arcivescovo per celebrare il suo 25° anniversario di servizio episcopale con gli ammalati e ringraziare la Madonna di Loreto per i doni ricevuti: non a caso, sul suo stemma episcopale compare anche la “Casa di Nazareth” non solo ad indicare il suo affetto filiale per la Madre di Gesù ma anche per sottolineare il suo legame con la diocesi di origine, da sempre legata alla città di Maria.

Il gruppo, cui si è aggregato anche don Corrado Serafino, rettore della chiesa di Santa Chiara in Lecce, ha visitato, all’arrivo, il santuario della Madonna dello Splendore di Giulianova. Poi il santuario di San Gabriele dell’Addolorata a Isola del Gran Sasso. Il giorno dopo la meta è stata Manoppello, in visita al santuario del Volto Santo del Signore e, infine, venerdì scorso, il tanto desiderato pellegrinaggio a Loreto dove l’arcivescovo e i pellegrini sono stati accolti del giovane arcivescovo Fabio Dal Cin, custode della Santa Casa.

Seccia, nei luoghi santi in cui è stato di casa per ben 11 anni (2006-2017) in quanto vescovo di Teramo-Atri, non solo è stato il “cicerone” del pellegrinaggio, ma soprattutto attenta guida spirituale: tanta preghiera, tanta meditazione, la lectio divina, le confessioni, i colloqui spirituali con ammalati e volontari e, soprattutto, la celebrazione dell’eucarestia quotidiana.

Infine, la gioia nel rituffarsi nei volti e nelle vite di coloro che per undici anni sono stato il popolo di Dio a lui affidato: un continuo viavai ogni sera in albergo, a Roseto degli Abruzzi, base logistica del pellegrinaggio, di sacerdoti e fedeli abruzzesi che sono giunti in hotel per rivederlo e salutarlo. Un tam tam ben presto diffusosi a macchia d’olio e che ha fatto convergere a Roseto ogni giorno tante persone. Accolte sempre a braccia aperte, col sorriso sulle labbra e con tanta gioia nel cuore. Dell’arcivescovo e dei suoi ospiti.

 

 

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