IUBILAEUM ORONTIANUM LYCIENSE. Seccia pellegrino al santuario nella festa del patrocinio
articolo ripreso da portalecce
e scritto da Andrea Pino
È poco noto ma la Chiesa di Lecce non celebra la memoria di Sant’Oronzo solo nella giornata del 26 agosto.
L’antico calendario locale registra infatti altre tre ricorrenze consacrate al culto del martire. Si tratta di feste volte a tramandare il ricordo di miracolosi interventi compiuti dal santo in favore della sua città. Il patrono, dunque, oltreché sul finire dell’estate, veniva ricordato anche il 19 gennaio con una processione penitenziale mattutina in cui erano protagonisti i membri dell’arciconfraternita dell’Addolorata che ha sede nella splendida chiesa di Sant’Angelo. Questo sacro corteo voleva esprimere la gratitudine verso il martire per aver salvato Lecce dal sisma del 19 gennaio 1833.
Molto più sentita era però la solennità del patrocinio, fissata al 20 febbraio. In tale giorno si ringraziava il martire per lo scampato pericolo da un terremoto ben più tremendo, quello del 20 febbraio 1743. È ancora celebrata inoltre, come a Turi, la festa di Sant’Oronzo di ottobre.
Secondo mons. Luigi Protopapa, la festa (prevista di solito per la penultima domenica ottobrina) venne istituita per commemorare la salvezza di Lecce da un’ulteriore scossa tellurica, quella del 12 ottobre 1856. Tuttavia, essendosi sviluppata, in breve tempo, tra i devoti, l’usanza di recarsi in pellegrinaggio al santuario fuori le mura proprio in quella occasione ecco che la giornata venne intesa come una memoria del martirio del santo.
Una testimonianza, in presa diretta, di ciò che avveniva in quelle circostanze è offerta dal carovignese Salvatore Morelli (1824-1880) nell’opuscolo Il martirio di Sant’Oronzo e degli altri primi cristiani salentini, datato 1858. L’autore racconta come i fedeli leccesi si recassero alla chiesa extraurbana per poi condurre in città, in maniera solenne, un’effigie della santa testa del patrono, racchiusa in una teca di cristallo, sormontata da un ricco baldacchino. Il corteo giungeva nei pressi dell’attuale Porta Napoli quasi al tramonto e lì veniva ricevuto dalle maggiori autorità civili ed ecclesiastiche. Da quel momento si snodava per le vie cittadine, tra ceri e fiaccole ardenti, una processione che si concludeva in cattedrale. È lecito pensare che un forte impulso a queste cerimonie sia stato dato dal vescovo Nicola Caputo (1774-1862), cui appunto il Morelli dedica il suo scritto.
Alla luce di questa storia, la comunità parrocchiale del Cuore Immacolato di Maria, guidata da don Maurizio Ciccarese, cui è affidata la cura del santuario oronziano, vive una solenne due giorni. Oggi 23 ottobre sarà celebrata l’eucarestia vigiliare alle 18.30. Altre celebrazioni sono poi previste, nella giornata di domani 24 ottobre, alle 8.30 ed alle 10.30.
Nel pomeriggio alle 17.30, infine, l’arcivescovo Michele Seccia si recherà in pellegrinaggio al santuario per celebrarvi la santa messa. L’occasione è resa ancor più bella dall’Anno Giubilare Oronziano attualmente in corso. Recarsi nel luogo che, secondo la tradizione, ha visto il martirio del nostro patrono è un atto di fede davvero profondo perchè riconnette i fedeli alle radici più intime del nostro essere cristiani. Non si tratta soltanto di proseguire una tipica tradizione leccese ormai secolare ma di riconoscere come in quel sito sia sorta sul serio la Chiesa locale. Oronzo ha sparso il proprio sangue per la sua fedeltà al battesimo ricevuto. Ha testimoniato Cristo, non indietreggiando neanche dinanzi alla morte. Morendo ha visto tutti i suoi figli, uno ad uno, riconoscendoli e consegnando loro ciò che aveva di più prezioso, la fede nel Salvatore.