IUBILAEUM ORONTIANUM LYCIENSE. La statua argentea del duomo e quella in stucco di Sant’Irene/1

IUBILAEUM ORONTIANUM LYCIENSE. La statua argentea del duomo e quella in stucco di Sant’Irene/1

articolo ripreso da portalecce
e scritto da Andrea Pino

La statua argentea di Sant’Oronzo, che si espone in cattedrale in occasione delle festività dei santi patroni, fu realizzata a Napoli nel 1864, dallo scultore Francesco Citarella (1790 ca.-1871) e dall’argentiere Vincenzo Caruso (notizie dal 1826 al 1885).

 

 

 

L’opera fu commissionata dal municipio di Lecce, in rappresentanza del popolo leccese, che aveva fatto voto di erigere in onore del santo patrono una monumentale statua in argento, per aver risparmiato la città dall’epidemia di colera del 1835-37.

Fu la prima grande epidemia di colera in Europa. Diffusasi dapprima nel continente, giunse poi in Italia, e quindi nel Regno di Napoli, dove mieté moltissime vittime.

In quell’occasione, l’amministrazione comunale, essendo sindaco Quintino Guidotti, fece propria la volontà della cittadinanza, emanando una deliberazione il 19 agosto 1837. (G. Paladini, “L’Ordine”, 23 maggio 1942)

Nel 1854 una nuova ondata di colera, da cui la città venne nuovamente liberata, indusse il municipio di Lecce a emettere una deliberazione, con la quale assegnare i fondi mancanti per la realizzazione dell’opera. (cfr. A. Foscarini, Guida Storico Artistica di Lecce, 1929; G. Paladini, “L’Ordine”, 23 maggio 1942)

Si nominò, allora, un cassiere, il signor Giacomo Idone, con il compito di ricevere le oblazioni e provvedere ai versamenti, di cui dette puntuale rendiconto pubblico. (“Il Cittadino Leccese”, 2 e 9 maggio 1863)

Finalmente, il 15 giugno 1860 si stipulò il contratto tra il municipio e i signori Citarella e Caruso, entrambi domiciliati in Napoli. All’avvocato Domenico Paladini, leccese, operante anch’egli a Napoli, il compito di rappresentare l’amministrazione. Lo scultore Francesco Citarella si impegnava a preparare il modello in gesso, necessario per la fusione, cosiddetta “a cera persa”. L’argentiere Vincenzo Caruso avrebbe eseguito, sotto la costante supervisione di Citarella, le varie fasi della fusione, dell’assemblaggio e delle finiture. Al primo, il compenso di 600 ducati, più un saldo di 100, al secondo, la somma di 3.000 ducati (in più rate), più un saldo da versare per intero o a rate annue di 500 ducati. A ciò si aggiunsero ducati 15,49, per spese di stipula, e ducati 21, per spese di cambio e di vaglia postale. Alla data del 25 aprile 1863, l’amministrazione comunale, rappresentata dal consigliere Raffaele D’Arpe, aveva corrisposto tutto il dovuto, ad eccezione del saldo da versare alla consegna della statua. (“Il Cittadino Leccese”, 9 maggio 1863)

L’intera operazione comportò un impegno economico non inferiore a ducati 4.736,49. Il corrispettivo oggi di euro 236.000 circa.

In data 18 marzo 1863, così riferiva il cav. Citarella all’amministrazione comunale di Lecce: “L’Argentiere signor Caruso à già messo a buono stato la detta statua, avendo fusa la testa del Santo, le mani, ed il putto intero che verrà situato alla parte sinistra del Santo, e portato quasi a compimento le dette parti col continuo mio lavoro ed assistenza, ed abbozzate varie piance [pièces] che dovranno comporre il corpo del Santo”. (“Il Cittadino Leccese”, 9 maggio 1863)

Il 9 agosto 1864 la statua era finalmente completata. Il 20 agosto giunse a Lecce e fu benedetta nella chiesa di Santa Maria dell’Idria. Da qui portata processionalmente per le vie della città con la partecipazione dell’intera popolazione, tra l’esultanza generale. (G. Paladini, “L’Ordine”, 30 maggio 1942)

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