Associazione per la Promozione e il culto di Sant’Oronzo

Associazione per la Promozione e il culto di Sant’Oronzo

Su S. Oronzo, Protettore della città di Lecce, insieme a Giusto e Fortunato, sono stati scritti fiumi di inchiostro e di parole su tutti gli aspetti possibili e immaginabili. Proprio in considerazione di questo fatto, nel momento in cui si affaccia la necessità di offrire un ulteriore contributo sull’argomento le difficoltà sono notevoli, e portare qualcosa di inedito o anche solo innovativo appare impresa ardua. E allora non resta che cercare qualcosa di particolare, e non poco, quelle che potremmo definire “spigolature” anche da un punto di vista documentario-archivistico. Contenuti magari non esattamente incentrati sull’argomento, ma che comunque permettono di aggiungere dettagli importanti a un quadro che per i motivi esposti poc’anzi si presenta come sostanzialmente delineato e altresì cristallizzato. L’oggetto della nostra trattazione odierna è “l ‘Associazione laico-religiosa Per la Promozione del Culto del glorioso Martirio di S. Oronzo Patrono della Città di Lecce Istallata nell’anno 1881” come recita l’intestazione del documento che andremo ad analizzare. In sostanza si tratta dello Statuto della associazione medesima, il quale ci fornirà tutti gli elementi necessari per delineare un ritratto complessivo ed esaustivo della medesima, scorrendo gli articoli che lo compongono, non tutti ovviamente ma i principali, insomma una analisi per sommi capi. Ma procediamo con ordine. Il fine dell’Associazione è”promuovere il maggior Culto possibile del nobile concittadino S. Oronzo (…), (…) è detta laica perché i Cittadini, dei quali si costituisce non indosseranno Sacco. E’ detta poi religiosa, perché il fine, che Essa si prefigge, è tutto religioso”. Il fine temporaneo è “(…) [il] restauro della Cappella già esistente sul campo del Martirio; ma che restaurata sia elevata a Santuario quotidiano perpetuo.” “Il fine poi duraturo  si è di perpetuare la solita festa a gloria del Martirio del Santo”. Visto il suo fine puramente religioso l’Associazione “dipenderà in tutto e per tutto dal Vescovo pro tempore e da chi per Lui”. Maggiori dettagli sulla medesima associazione ci provengono da un altro documento, questa volta a stampa e non manoscritto, datato 1 marzo 1881. Esso consta in verità di due elementi principali : il primo è un invito, a firma del promotore dell’associazione il Sacerdote salvatore Rizzo, rivolto personalmente a tutti i soci del sodalizio medesimo, nel quale si evidenzia come “Essendosi dal (…) Vescovo (…) Zola stabilito di costituirsi l’ Associazione S. Oronzo nel giorno 6 corrente Marzo (…) in detto giorno alle ore 6 pom. Sul Palazzo Episcopale (…) sarà tenuta la prima convocazione. (…) D. Carmelo Arcid. Cosma, presiederà la riunione, ed inaugurerà l’Associazione”. Il secondo è quello che con termine moderno potremmo definire il “report” complessivo delle offerte raccolte per la costituzione dell’Associazione, che distingue tra coloro che hanno contribuito all’impianto del sodalizio da una parte e quelli che ne sono stati i fondatori dall’altra, con il relativo contributo economico. I primi si concretizzano nel Vescovo Salvatore Luigi Zola e nel Carmelo Arcid. Cosma i quali contribuirono (“a titolo d’impianto dell’Associazione”, come specificato nell’intestazione) rispettivamente con 30 e 10 lire.

250px-Saint_oronzoLa lista dei secondi, cioè dei fondatori (definiti più precisamente come “cittadini fondatori”), invece consta di 142 nominativi, il primo dei quali è il già citato Sacerdote salvatore Rizzo, promotore dell’associazione, che vede riportati accanto al nominativo la professione e appena più in la il contributo offerto, che in liena di massima spazia, a seconda dei casi, tra le 10 e le 3 lire.  Sarebbe attualizzare questi importi in euro attuali, purtroppo la ricerca sulla rete pur offrendo molti strumenti adatti, la maggior parte dei quali gestiti dall’Istat (Istituto Nazionale di Statistica), presentano lacune sia come anno di partenza che come anno di arrivo, nel senso che quelli che arrivano al 2016 però poi si fermano al 1947, mentre quelli che comprendono il 1881 si fermano tra il 2001 e il 2008, senza dimenticare quel ginepraio che è costituito dai coefficienti da utilizzare per effettuare la conversione, i quali cambiano da tabella a tabella seppur di poco, il che complica ulteriormente le cose. Per necessità allora si è cercata una alternativa, magari meno scientifica ma più pratica, pur a discapito della piena e assoluta contemporaneità, e di questa licenza si chiede venia. La soluzione la si è trovata nei dati ufficiali del Terzo Censimento generale della popolazione, datato 31 dicembre 1881, il quale riporta i dati in lire attualizzati all’euro nell’anno 2010. Il dato più utile tra tutti quelli menzionati, è stato il prezzo al chilo del riso, e cioè lire 0,50, che viene convertito in € 1,99 del 2010; da ciò ne deriva che 1 lira dell’epoca equivaleva a € 3,98 del 2010. Applicando la stessa misura agli importi in lire presenti nelle due tabelle del secondo documento si hanno i seguenti risultati in euro, riportati tra parentesi tonde : lire 30 (€ 119,4); lire 10 (€ 39,8); lire 5 (€ 19,9); lire 4 (€ 15,92); lire 3 (€ 11,94). Interessante notare la distribuzione delle diverse cifre nell’ambito della associazione medesima, il che da un idea della condizione economica dei fondatori dell’Associazione; escludendo il Vescovo e l’Arcidiacono, abbiamo le seguenti percentuali, calcolate sul totale di 142 : lire 10 [5 soci corrispondenti allo 3,5 %]; lire 5 [22 soci corrispondenti allo 15,5 %]; lire 4 [5 soci corrispondenti allo 3,5 %]; lire 3 [68 soci corrispondenti allo 47,9 %]; (in verità dal conteggio dei contributi, rifatto svariate volte, risulterebbero 100 soci e non 142, come si può evincere sommando le cifre sopra; logicamente anche la percentuale riportata non sarà il 100% bensì solo il 70,4% del totale teorico[N. dell’A.]).

Dovendo tirare le somme di questa analisi documentaria, non si può fare a meno di notare come il fervore verso il Santo patrono e il Suo culto, fosse indipendente dal censo e dalla posizione sociale dei “cittadini fondatori”, e come altresì esso si esplicasse in una azione rivolta sia al campo più specificatamente spirituale e religioso, che era poi quello principale, senza però al contempo trascurare gli aspetti tipici di quello laico, cioè nello specifico quelli più strettamente economico-materiali, anch’essi indispensabili per accrescere la notorietà del “nobile concittadino”.

Invito-Elenco

a cura di Giacomo Cominotti 

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