Adorazione Eucaristica Maggio 2017

Adorazione Eucaristica Maggio 2017

CHIESA DI LECCE

Adorazione Eucaristica in preparazione alla

54ª GIORNATA MONDIALE
DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

di Domenica 7 Maggio 2017

 

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ADORAMUS TE, DOMINE

Veni Sancte Spiritus.

Veni Sancte Spiritus. Veni Sancte Spiritus.

G.: Attraverso l’episodio dell’incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo di Giacobbe, desideriamo rileggere il nostro incontro con il Signore, il solo che sa penetrare nella profondità del nostro cuore e darci risposte vere per la nostra sete di felicità. Come la Samaritana, anche noi ci faremo accompagnare e condurre dal Signore attraverso tre momenti, vere e proprie tappe che scandiscono il cammino del discepolo che sosta laddove viene incontrato da Gesù, contempla e gusta la Bellezza che realizza la propria vita, si sente chiamato e inviato a testimoniare l’esperienza di misericordia vissuta.

Adoramus te, Domine.
Oh, oh, oh, adoramus te, Domine.
Oh, oh, oh, adoramus te, Domine.

SOSTARE – Dammi da bere

L1: Dal Vangelo di Giovanni 4

5 Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6 qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. 7 Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». 9 Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». 10 Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11 Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva? 12 Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?». 13 Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14 ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». 15 «Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».

Dal Salmo 139

T.: Dio è Amore, osa amare senza timore. Dio è Amore: non temere mai!

L2: Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;

T.: Dio è Amore, osa amare senza timore. Dio è Amore: non temere mai!

L2: La mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.

T.: Dio è Amore, osa amare senza timore. Dio è Amore: non temere mai!

L2: Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.

T.: Dio è Amore, osa amare senza timore. Dio è Amore: non temere mai!

L2: Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;
T.: Dio è Amore, osa amare senza timore. Dio è Amore: non temere mai!

L3: Da La samaritana

(don Primo Mazzolari, Paoline 1943)

Anche la stanchezza è una buona compagna del nostro camminare. In una parola umanissima – niente di più umano della nostra povertà – viene raccolto un insieme di sofferenze, che la religione smorza ma non porta via. Non c’è che una stanchezza, la stanchezza del vivere, che è poi la stanchezza del cercare, la stanchezza d’amare… e verrà «riposata» soltanto di là. Gesù cerca come io cerco: si stanca come io mi stanco. C’è una sola maniera di stancarsi perché c’è una sola maniera d’amare. Stanco del camminare si siede sul muretto del pozzo, all’ombra di un sicomoro. Il muretto serve di spalliera al pozzo, difende il pozzo, fa riposare il Signore. Mi riposo e attendo. La pazienza dell’amore riposa l’amore. Chi attende, dopo aver cercato, è come se continuasse a cercare. Molti attendono senza aver prima cercato: attendono tutta la vita senza cercare. perché il cercare è qualcosa di più di un dovere compiuto senza passione o di una regola obbedita senza amore.

Laudate omnes gentes

Laudate omnes gentes, laudate Dominum,
Laudate omnes gentes, laudate Dominum.

G.: In un momento di silenzio ri-cordiamo, riportiamo nel cuore persone e situazioni, forse anche “angoli” della nostra vita che cercano, hanno sete di un amore assoluto che sazi la loro sete. Tra questi volti e storie ci sono Salvatore e Cosimo: senza quella sete oggi non sarebbero qui.

Era circa l’ora sesta…

L4: Signore, quando sei venuto? Quando il tuo servo non ne poteva più. L’ora sesta è l’ora colma della nostra povertà quando la Grazia trova almeno un’incrinatura.

T.: In ogni ora della mia vita mi allontano e mi restituisco a Te, Signore: mi divincolo dalle tue braccia e ne sono continuamente riafferrato: fuggo e Tu mi vieni più vicino.

L4: Ogni ora è cosa tua, anche quella delle tenebre: ogni ora è ora di Grazia e la posso ricordare in confusione e in benedizione. Posso calpestare la tua Grazia, spegnerla mai.

T: Una terra seminata dà foglie, fiori e frutti a suo tempo, anche se calpestata da tutti, anche se maledetta da tutti. L’ora sesta. La ricordo per ringraziarti, Signore, di ogni fatica che mi regali, di ogni lacrima e di ogni gioia, di ogni oscurità e di ogni chiarezza. La ricordo per benedirti.

L4: Sul quadrante della mia giornata, Tu non segni che ore di misericordia.

T.: Niente è più bello delle tu misericordie, Signore.

L4: La «donna samaritana che viene ad attingere acqua alla fonte di Giacobbe» viene in un’ora inconsueta. Che qualche cosa incominci a muoversi nel suo cuore? La grazia ha movimenti lontani, e dove non vediamo che gesti e parole comuni, la novità si è già infiltrata ed è in cammino verso Dio.

Misericordias Domini

Misericordias Domini in aeternum cantabo.

ADORARE – Sono io che parlo con te

L5: Dal Vangelo di Giovanni 4

20 I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21 Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. 24 Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». 25 Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». 26 Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».

G.: Non c’è un uomo o donna che, nella sua vita, non si ritrovi come la donna di Samaria, accanto a un pozzo con un’anfora vuota, nella speranza di trovare l’esaudimento del desiderio più profondo del cuore. Quello che solo può dare significato pieno all’esistenza (Cfr. Messaggio finale del Sinodo dei Vescovi per la Nuova Evangelizzazione, 2012). È con questa consapevolezza che anche noi desideriamo sostare in adorazione davanti a Gesù Eucaristia, portandogli le nostre anfore vuote sbrecciate o colme di gioie e speranze; le nostre anfore e quelle dell’umanità intera in ogni sua espressione e vocazione. Rechiamoci al pozzo insieme a quanti, ogni giorno, cercano il pozzo più vero, presso il quale vivere l’incontro con il Signore, fonte di Vita. Viviamo questo tempo di adorazione nella meraviglia di chi scopre di essere incontrato, anche nel proprio bisogno, dal Signore; nella docilità allo Spirito che ci aiuta a discernere la presenza di Dio nella storia e nella nostra vita e comprendere la Verità; nella gratitudine verso il Signore che rinnova l’invito a conoscere e accogliere il suo Dono; nel silenzio per lasciare risuonare la sua Parola e la missione che ci indica.

Ubi caritas

Ubi caritas et  amor, ubi caritas Deus ibi est.

L6: Dalla Evangelii gaudium di Papa Francesco (n. 264)

La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più. Però, che amore è quello che non sente la necessità di parlare della persona amata, di presentarla, di farla conoscere? Se non proviamo l’intenso desiderio di comunicarlo, abbiamo bisogno di soffermarci in preghiera per chiedere a Lui che torni ad affascinarci. Abbiamo bisogno d’implorare ogni giorno, di chiedere la sua grazia perché apra il nostro cuore freddo e scuota la nostra vita tiepida e superficiale. Posti dinanzi a Lui con il cuore aperto, lasciando che Lui ci contempli, riconosciamo questo sguardo d’amore che scoprì Natanaele il giorno in cui Gesù si fece presente e gli disse: «Io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi» (Gv 1,48). Che dolce è stare davanti a un crocifisso, o in ginocchio davanti al Santissimo, e semplicemente essere davanti ai suoi occhi! Quanto bene ci fa lasciare che Egli torni a toccare la nostra esistenza e ci lanci a comunicare la sua nuova vita! Dunque, ciò che succede è che, in definitiva, «quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo» (1 Gv 1,3). La migliore motivazione per decidersi a comunicare il Vangelo è contemplarlo con amore, è sostare sulle sue pagine e leggerlo con il cuore. Se lo accostiamo in questo modo, la sua bellezza ci stupisce, torna ogni volta ad affascinarci. Perciò è urgente ricuperare uno spirito contemplativo, che ci permetta di riscoprire ogni giorno che siamo depositari di un bene che umanizza, che aiuta a condurre una vita nuova. Non c’è niente di meglio da trasmettere agli altri.

T.: Aspettaci, Signore, al pozzo dell’incontro, nell’ora provvidenziale che scocca per ognuno. Presentati e parlaci per primo, tu mendicante ricco dell’unica acqua viva. Distoglici pian piano da tanti desideri, da tanti amori effimeri che ancora ci trattengono. Sciogli l’indifferenza, i pregiudizi, i dubbi e le paure, libera la fede. Scava in noi il vuoto, riempilo di desiderio. Fa’ emergere la sete, attraici con il tuo dono. Dilata il nostro cuore, infiammane l’attesa. Da’ nome a quella sete che dentro ci brucia, senza che sappiamo chiamarla con il suo vero nome. Riportaci in noi stessi, nel centro più segreto dove nessuno altro giunge. Tra le dure pietre dell’orgoglio, il fango dei compromessi, la sabbia dei rimandi, scava tu stesso un varco al Santo Spirito.

ANDARE – Lasciò la sua anfora e andò…

L7: Dal Vangelo di Giovanni 4

28 La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: 29 «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». 30 Uscirono allora dalla città e andavano da lui.

39 Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40 E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. 41 Molti di più credettero per la sua parola 42 e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

L8: Da La samaritana

(don Primo Mazzolari, Paoline 1943)

Che cosa va a dire alla gente di Sichem, la Samaritana? «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Non sarebbe Egli il Cristo?». Chi è entrato nello spirito del Vangelo, sa come il Signore scelga i suoi collaboratori, né oserebbe sollevare la questione dalla loro indegnità morale per criticarne la scelta.

Ciò che importa al Cristo non è il nostro passato, ma ciò che noi possiamo divenire sotto l’azione della Grazia. Egli fa credito a tutti per il domani, che è il giorno della salvezza. Il passato lo si redime nella fedeltà a Colui che ci fa nuova creatura.

Una donna che riesce a vincersi nella parte più delicata della sua sensibilità, è certamente sotto l’influenza della Grazia. Ella crede che chi così le ha parlato sia il Cristo, ma non dice: ho visto il Cristo: il Cristo m’ha parlato.

La Samaritana ha la certezza della sua fede, ma non intende usare di questo dono personale, che non può avere buona accoglienza da chi non è, né vuol essere disposto a ricevere, belle e fatte, le credenze e le opinioni altrui preferendo vedere coi propri occhi. L’uomo non può dare la fede: può prenderci per mano e portarci da Colui che solo ce la può dare e avviare il colloquio.

Nada te turbe

Nada te turbe, nada te espante: quien a Dios tene nada le falta.
Nada te turbe, nada te espante: solo Dios basta.

C.: A te, Signore giungano le nostre preghiere. Ripetiamo: Ascoltaci, o Signore.

  • Per tutti i membri del popolo di Dio, perché ciascuno sia fedele alla propria vocazione e si faccia promotore di tutte le vocazioni con la preghiera e l’azione, preghiamo.
  • Perché l’attento ascolto della Parola di Dio, nella liturgia e nella preghiera comunitaria e personale, sia il luogo in cui ciascuno scopre ed accoglie il progetto di Dio nella sua vita, preghiamo.
  • Perché in una Chiesa tutta ministeriale ciascuno trovi il suo posto a servizio di Dio e dei fratelli, preghiamo.
  • Perché lo Spirito Santo, fonte di ogni dono, ispiri ai cristiani e specialmente ai giovani, il desiderio di dedicarsi in maniera definitiva e radicale alla causa del Vangelo, preghiamo
  • Perché fioriscano anime generose che nella contemplazione e nella penitenza implorino la misericordia del Signore sulla Chiesa e sul mondo, preghiamo.
  • Per Cosimo e Salvatore, che domani saranno ordinati presbiteri: siano fedeli a ciò che annunciano e rendano continuamente presente il Dio che chiama alla salvezza, preghiamo.

T.: È toccato anche a me, Gesù: un giorno ti ho incontrato come un povero, come un assetato, come un viandante stanco che chiede aiuto. Hai dovuto vincere le mie reticenze, i miei sospetti e i miei dubbi per offrirmi una possibilità nuova: un’acqua che zampilla per la vita eterna. Un po’ alla volta tu mi hai aperto gli occhi sulla mia esistenza, mi hai fatto riconoscere i miei fallimenti e le mie ferite, i miei peccati e le mie infedeltà. Ho cercato di resisterti, ho accampato discussioni fatte apposta per guadagnare tempo, per portare altrove l’attenzione. Tu mi hai condotto all’essenziale, a quello che conta veramente e ti sei rivelato non solo come un saggio, come un maestro spirituale, o addirittura come un profeta, ma come l’Inviato di Dio, il Messia, il suo Cristo. È toccato anche a me, Signore, di incontrarti a uno dei pozzi della storia e di riconoscerti come il Salvatore, come l’Unico capace di colmare la mia sete più profonda.

Orazione

Donaci, o Padre, la luce della fede e la fiamma del tuo amore, perché adoriamo in spirito e verità il nostro Dio e Signore, Cristo Gesù, presente in questo Sacramento. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

T.:  Amen.

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