“Nessuno le strapperà dalla mia mano”

“Nessuno le strapperà dalla mia mano”

“Nessuno le strapperà dalla mia mano”

Omelia Durante la messa per l’apertura della Visita pastorale alla Città di Lecce,
l’Arcivescovo Metropolita Domenico Umberto D’Ambrosio
pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito.

Lecce, 20 aprile 2013

“Signore fonte della gioia e della pace che hai affidato al potere regale del tuo Figlio le sorti degli uomini e dei popoli, sostienici con la forza del tuo Spirito, e fa che nelle vicende del tempo, non ci separiamo mai dal nostro pastore che ci guida alle sorgenti della vita”.

  1. E’ la preghiera che abbiamo rivolto al Signore per prepararci all’ascolto della sua Parola che questa sera ci vede insieme nella Chiesa Cattedrale per invocare e chiedere la forza del suo Spirito che deve accompagnare i passi di colui che è chiamato a guidare il gregge, e i tanti che dovranno accogliere, nel tempo favorevole della Visita Pastorale, il rinnovato invito ad ascoltare, a conoscere e a seguire l’unico Buon Pastore Cristo Gesù.

La grazia del Signore sia con tutti voi, fratelli e sorelle, con un particolare e sicuro abbraccio alle rappresentanze delle varie comunità parrocchiali della città, grato per il segno della vostra presenza e della preghiera che ci prepara a vivere i giorni benedetti della visita pastorale nelle vostre comunità.

La mia stima e il mio saluto deferente alle autorità di ogni ordine e grado che, accogliendo il mio invito, sottolineano con la loro presenza l’attenzione che da sempre riservano alla comunità ecclesiale con la quale condividono il comune impegno di servizio e di attenzione all’uomo.

Un saluto a tutti voi, fratelli presbiteri, diacono, religiosi/e, conSacrati, membri di associazioni e gruppi ecclesiali coinvolti e protagonisti di questa straordinaria avventura della nostra storia ecclesiale che è la visita pastorale.

2.             Questa IV domenica di Pasqua  da sempre è dedicata alla figura di Gesù Buon Pastore. E’ centrale in essa un brano del cap.10 del vangelo di Giovanni.

 

La breve pericope evangelica ora proclamata, ci presenta il Buon Pastore Gesù che parla delle sue pecore. A tre affermazioni sulle pecore corrispondono tre affermazioni sul pastore:

le pecore

–                ascoltano la voce del Cristo

–                egli le conosce

–                lo seguono

il pastore

–                dona loro la vita eterna

–                non periranno mai

–                nessuno le strapperà dalle sue mani

Ascoltare non è un semplice prestare attenzione. Ascoltare è credere, credere alla Parola, al Logos. E’ aderire alla Parola.

Se le pecore ascoltano e comprendono, il Cristo afferma: “io le conosco”.  Se ascoltare non è la semplice percezione di un suono della voce, il conoscere di Gesù sottolinea una relazione reciproca ed esprime l’unità profonda di due persone. La Bibbia usa questo termine per indicare l’unione coniugale. Conoscere allora è amare, è amarsi. E’ un amore vero, profondo, di certo il suo, del Buon Pastore. E il nostro?

“Esse mi seguono”:  chi ascolta dimostra la sua fiducia nella Parola ed esaltando al massimo questa fiducia, è pronto a tutto e a dire come l’uomo del Vangelo: Ti seguirò dovunque tu vada”(Mt8,19).

Questa immensa fiducia  porta alla salvezza :”Io do loro la vita eterna”(v.28).  Noi non possiamo avere fiducia in nessun altro, perché  solo Gesù ha parole di vita eterna e solo con lui non c’è la morte: “non andranno perdute in eterno” (v.28).

Il Figlio ha ricevuto dal Padre la missione di non lasciare andare perduto nulla di tutto ciò che gli ha affidato: nessuno le strapperà dalla mia mano (v.28). In mano a Gesù il gregge gode di assoluta sicurezza. Chi è nelle mani di Gesù è sicuro e protetto. La forza unica del suo amore sa difendere da ogni tentativo di furto o scasso. Sta nelle mani di Cristo chi vuole appartenergli e il forte amore del Pastore annulla ogni tentativo di rapina.

Nella visita pastorale verrò a ricordarvi la forza e la solidità di questo rapporto unico e sicuro con il Cristo. Non possiamo lasciarci condizionare dalla tante paure che sono in agguato: “non temo alcun male, perché tu sei con me” (Sal23,4).

Chi resta in mano al Cristo, resta in mano al Padre che ha dato tutto al Figlio. Vicino al Cristo avvertiamo una sicurezza assoluta.

3.             Non basta conoscere il Buon Pastore ascoltando la sua voce. Egli è anche la porta. Solo attraverso di essa giunge a noi la vita.  Solo attraverso Gesù, la porta, gli uomini hanno accesso alla luce e alla vita: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo”(Gv10,9).

Il titolo della recente lettera pastorale Attraversare la porta  mutuato dal motu proprio Porta fidei per l’Anno della fede, è emblematico.

Gesù apre al gregge il cammino della vita, la sua porta  è quella di un esodo al di fuori degli ovili confinanti, verso i pascoli all’aperto. Il  suo programma è chiaro: “Egli chiama le sue pecore ciascuna per nome, e le conduce fuori.  E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono…(Gv10,3-4). Le parole di Gesù sul Buon Pastore sono l’annuncio della fine del privilegio d’Israele e l’inizio del formarsi di un nuovo popolo, costituito dalla chiamata, dalla conoscenza e dalla sequela di Cristo. Dal seno della comunità di Israele, Gesù fa nascere la Chiesa dell’Esodo, del pellegrinaggio mai giunta al termine perché Lui, il pastore, cammina davanti a noi.

La sola vita possibile per la Chiesa, popolo dell’Esodo, è di  essere non al riparo, non nel riposo ma nel viaggio, in esodo, nella partecipazione al servizio e al Sacrificio di Cristo che indica la via.

Cristo è la porta aperta verso l’esterno, verso il dono di sé e verso l’attesa di coloro che non ancora lo conoscono . E’ il pastore che trascina in avanti il suo gregge, il suo popolo.

Gesù è la porta e il pastore: ogni momento è buono per abbandonare il recinto. La sua chiamata crea una breccia non aggiustabile: è la fine di tutte le staccionate.

La parabola del buon pastore-porta è l’annuncio di una Chiesa itinerante, di una Chiesa in viaggio verso gli uomini, di una Chiesa che si ricostituisce dovunque gli uomini si mettono in marcia rispondendo alla chiamata di Cristo che li precede nella storia, fuori da ogni steccato e da ogni sentiero battuto.

A questa visione di Chiesa siamo chiamati a convertirci. A questa Chiesa che sa inserirsi nella logica del precariato siamo chiamati a prestare attenzione. A questa Chiesa, gregge di Cristo Pastore, che deve preferire i pascoli all’aperto, che sceglie non la sicurezza dell’ovile recintato e protetto, ma l’incertezza di strade nuove da intraprendere per annunciare la novità e la speranza che è Cristo Risorto e Vivente, ci sentiamo e vogliamo appartenere

Il cammino che ci attende è per larga parte a noi sconosciuto ma, attraversata la porta che è Cristo, dobbiamo guadagnare i sentieri impervi e inesplorati sorretti da una grande fiducia: Cristo, il Buon Pastore, cammina davanti a noi, perciò: “anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me “ (Sal23,4).

4.             Oggi, IV domenica di Pasqua, abbiamo da riempire il cestello delle domande e invocazioni da presentare a Cristo Signore, di una particolare intenzione.

Celebriamo la 50.a Giornata Mondiale di Preghiera per le vocazioni.

Nel messaggio per questa giornata scritto il 6 ottobre 2012, Benedetto XVI afferma: “L’itinerario che rende capaci di accogliere la chiamata di Dio, può avvenire all’interno di comunità che vivono un intenso clima di fede….alimentato dall’accostamento all’Eucaristia e da una fervida vita di preghiera”.

E’ questa preghiera che oggi in particolare viene chiesta a tutti noi perché il Signore faccia crescere la fede delle nostre comunità e susciti vocazioni speciali al Sacerdozio e alla vita conSacrata “perché siano segni di speranza per il mondo”.

Per voi  giovani che partecipate a questa Eucaristia le parole di Benedetto XVI nel citato messaggio: “Non abbiate paura di seguire il Cristo e di percorrere le vie esigenti e coraggiose della carità e dell’impegno generoso!  Così sarete felici di servire, sarete testimoni di quella gioia che il mondo non può dare”.

 

+ Domenico Umberto D’Ambrosio
Arcivescovo Metropolita di Lecce

Condividi questo post