spose e madri in pena per i cari in battaglia

spose e madri in pena per i cari in battaglia

articolo ripreso da portalecce

Il conflitto procede ed il popolo dell’esodo cammina. Sono questi i due aspetti che fanno riflettere su questa assurda guerra che ci vede partecipi e testimoni insieme.

 

 

 

Infatti, nel mentre avanza l’invasione, dall’altra parte c’è un popolo soprattutto di donne e bambini in fuga. Si, perché gli uomini devono rimanere a combattere, devono lasciare madri, mogli e parenti per volgere lo sguardo verso il nemico e difendere la patria.

Ma tutto ciò è sofferenza per un madre o una moglie. Una madre ha chiamato ed ha chiesto come fare ad impedire che il figlio diciottenne possa essere esonerato dalla partecipazione alla lotta, è solo un adolescente appena maggiorenne. Lo stesso interrogativo lo ha posto un sacerdote cattolico di rito orientale, il quale ha lasciato partire la sua famiglia e lui è rimasto, essendo in età per combattere. Obbligati a combattere e guardare in faccia la morte, senza poter affermare un diritto, oppure evidenziare un problema o una difficoltà.

In questa situazione l’accoglienza diventa consolazione per le giovani spose, con tra le braccia bimbi di pochi mesi, impaurite e smarrite per non avere accanto nel tempo dell’esodo la persona amata. Così è per le madri, che il più delle volte hanno dovuto subire il distacco dal marito e dal figlio sulla linea della frontiera. Quali sono i sentimenti di una donna che si vede strappare dalla guerra i propri cari e dover intraprendere la via della fuga nell’incertezza del futuro?

La guerra non è solo rumore e violenza, ma anche vuoto interiore, solitudine, distacco, sofferenza oltre ogni misura possibile. Non basta vedere crollare la propria casa e dover andare via lasciando tutto, perché c’è anche il vuoto della famiglia ed il silenzio degli affetti, che vengono vissuti a distanza, oltre all’ansia di quel contatto telefonico serale che all’improvviso potrebbe non esserci più.

L’accoglienza scolpisce questi momenti drammatici, quando con lo sguardo fisso nel vuoto una donna deve ammettere che quella telefonata serale non ci sarà più, perché la guerra ha completato l’opera di distruzione della sua famiglia. Ben sappiamo che tutto questo è ingiusto, ma nessuno ascolta, perché i rumori della guerra impediscono di ascoltare l’invocazione della donna, madre o moglie che sia, la quale non chiede altro che di poter vivere l’amore di una famiglia, per la quale ha speso la sua vita.

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