La Casa della Carità: un dono per chi bussa

La Casa della Carità: un dono per chi bussa

(dalL’Ora del Salento)

 Il Vicario Generale: “I poveri sono i nostri tesori” . 

 L’AMORE DEL VANGELO AL SERVIZIO DELLA CITTÀ 

È vero: i sogni si realizzano, anche se alcuni parlano di caso e altri di Prov­videnza. La nostra comunità diocesa­na partecipa con gioia all’inaugura­zione della Casa della Carità, voluta tenacemente dal nostro Pastore, e concretizzata in meno di un anno grazie ad un intreccio di generosità, collaborazione e contributi: un vero dono di amore. All’origine c’è il grido silenzio­so ma lacerante di tanti fratelli che come Gesù “non hanno un sasso dove posare il capo”. Poi la scena avvilente delle file interminabili presso i centri dove si distribuisce un pacco, un pasto o un bicchiere d’acqua.

E infine la domanda angosciante nel cuore: e io cosa posso fare? E tu, Chiesa di Lecce, cosa fai? La domanda è di­ventata un’eco nel cuore del nostro Arcivescovo fino a quando presso il Monastero delle nostre Benedettine non ha ricevuto la luce di una sua realizzazione. Ed ecco una Casa dono di chi nel passato l’ha acquistata e donata; dono per chi bussa per dormire una o più notti, per lavarsi o per prendere un pasto caldo; dono per chi generosamente e silenziosamente si recherà per annunciare il mistero dell’amore di Dio met­tendosi a servizio giorno dopo giorno; dono del nostro Arcivescovo, primo responsabile della realizzazione del servizio della carità. Sarà una piccola ‘cosa’ che sembra scomparire in mezzo alle tante case della Città e in particolare del centro storico di Lecce, quasi inutile di fronte al grande problema della povertà, della disoccupa­zione…, ma certamente diventerà un fermento, il pugno di lievito del Vangelo.

La Casa della Carità, insieme alla Casa Emmaus e alle tante mense parrocchiali, sempre più frequenta­te, diventerà un contributo positivo, anche per renderci consapevoli di ciò che è sbagliato nella nostra società: l’efficientismo, l’idolatria dell’a­vere, del potere e del godere; potrà promuovere una speciale attenzione per la persona che è nel bisogno e una preziosa funzione pedagogica nella comunità cristiana, favorendo l’educazione alla condivisione, al ri­spetto e all’amore secondo la logica del Vangelo di Gesù.

L’Anno della Fede viene così impreziosito non solo dalla Visita Pastorale del nostro Arcivescovo, ma anche da quest’o­pera sulla scia di quanto Gesù ha lasciato come eredità alla sua Chiesa e che da subito le comunità cristiane hanno cercato di mettere in pratica: l’ascolto della Parola, la Frazionedel Pane, la cura dei Poveri. Sarà una Casa come il Tabernacolo della Diocesi, dove viene accolto Gesù povero, un tabernacolo che comple­ta ed è un tutt’uno con quello che custodisce l’Eucaristia.

Al di là di tutto ciò che avverrà in questi giorni in occasione della inaugurazione della Casa con la preziosa visita del card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano, il nostro cuore sente il bisogno di lodare il Signore per le meraviglie che continua a operare nella sua Chiesa e ringraziare il nostro Arcivescovo che grazie anche all’intervento della Caritas Nazio­nale, dona alla Diocesi un ‘focolare’ dove accogliere i poveri che sono i nostri tesori. In essi possiamo amare, adorare e sentire vicino il Signore, con loro e attraverso di loro offriamo un forte mezzo di evangelizzazione, perché ‘da questo sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri’ e ‘ogni volta che avrete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avrete fatto a me’.

Fernando Filograna

 

LA CASA DELLACARITÀ, UNA RISPOSTA AI POVERI

“Alle 10,30 la benedizione della struttura, con l’Arcivescovo Domenico D’Ambrosio in corte Gaetano Stella 14”.

“A richiesta e in caso di bisogno, disponibili il medico e l’avvocato per poter dormire necessario presentare un documento d’identità”.

“Un nuovo impegno per la Caritas: offrire assistenza agli ultimi erogando ascolto, accoglienza notturna, mensa e consulenze”.

“A parte alcuni casi particolari la permanenza notturna dell’ospite non può superare i 15 giorni previa sottoscrizione del regolamento”.

La Caritàcristiana va incarnata e tradotta necessariamente in educazione all’accoglienza, alla solidarietà, all’intercul­tura.Purtroppo, nel contesto culturale attuale, caratterizzato da una frattura sempre più profonda tra Vangelo e vita emerge imperiosamen­te tutto un mondo sommerso e vasto, invisibile agli occhi di chi attraversa la città durante tutte le ore del giorno, fatto di persone, italiane e non, che non contano niente, non possiedono più nulla, neppure la speranza in un domani diverso. A queste persone senza dimora, attanagliate da un estremo disagio corporale e spirituale, occorre anzitutto offrire, con chiara e spassionata condotta di vita cristiana, un senso, uno scopo e una prospettiva sicura, incominciando ad accoglierle, proteggerle, orientarle e integrarle.

Era necessaria ed urgente una risposta concreta ed ecco che la sollecitudine dell’Arcivescovo, la preveggenza di Antonio Lanzalonga, il contributo della Caritas Italiana, la disponibilità delle Suore Benedettine e l’obolo di numerosi benefattori hanno reso possibile la realizzazione della “Casa della Carità”, ubicata a Lecce nel centro storico, in Corte Gaetano Stella n. 14, proprio lì dove l’emarginazione trova un punto di confluenza e dove le contraddizioni si impongono ed esplodono con maggiore evidenza.

Con questo Centrola Caritas Dioce­sana si prefissa l’obiettivo primario di offrire assistenza a questi cosiddetti ultimi della società, ovviamente primi davanti a Dio, erogando loro servizi di ascolto, accoglienza notturna, mensa, docce, consulenza medica e legale. Nello stesso tempo la “Casa della Carità”si proporrà come occasione e strumento di promozione umana e civile, strutturandosi anche come os­servatorio sulle povertà e sulle risorse della Città di Lecce e dei comuni limi­trofi e, infine, come luogo e momento di analisi propedeutica di ogni tipo di intervento, sia nell’ambito pastorale che in quello sociale.

Attilio Mesagne

I SERVIZI/UN’OPERA-SEGNO DELL’IMPEGNO SOCIALE DELLA CHIESA LOCALE PER LA CITTÀ 

La Casadella Carità, opera segno della Chiesa di Lecce, è sta­ta fortemente voluta dal nostro Arcivesco­vo Domenico D’Ambrosio per il sostegno immediato di qualunque persona senza distinzione di sesso, cittadinan­za, razza, religione, che versa in grave stato di necessità ed alla quale verranno offerti, in forma completamente gratuita, alcuni servizi essenziali per la persona.

Le attività, promosse dalla Casa della Carità, sono frutto di una sintesi tra l’espe­rienza degli operatori di Casa Emmaus (con i senza fissa dimora) e il confronto con altre strutture italiane che operano da anni in questo settore, in particolare con il Centro d’Ac­coglienza don L. Di Liegro di Roma. Certamente si inizierà con l’accoglienza notturna per poi proporre in breve tempo gli altri servizi.

a. Accoglienza notturna per uomini adulti fino a 20 persone (le donne saranno ospitate pres­so Casa Emmaus-Parrocchia S. Maria dell’Idria. 12 posti letto). Tutti i giorni: ingresso dalle ore 19:00 alle 20:30 (per casi eccezionali l’accesso potrà es­sere prorogato, previa esplicita autorizzazione, fino alle ore 24:00); uscita ore 8:30 (dopo la colazione)

b. Ascolto Tutti i giorni dalle ore 18:00 alle 20:30

Lunedì e Giovedì anche di mat­tina, dalle ore 9:30 alle 11:30

c. Mensa: tutti i giorni. Cola­zione dalle ore 7:30 alle ore 08:30

Pranzo dalle ore 12:00 alle ore 13:30

Cena dalle ore 19:00 alle ore 20:00 (un panino, un frutto ed una bottiglietta d’acqua)

d. Docce uomini Casa della Carità: Lunedì – Mercoledì – Venerdì, dalle ore 10:00 alle ore 11:30

e. Docce donne Casa Emmaus: lunedì e martedì dalle ore 9,30 alle ore 11,00

f. Consulenza sanitaria: a ri­chiesta ed in caso di bisogno.

g. Consulenza legale: a richie­sta ed in caso di necessità.

Per usufruire dell’accoglienza notturna è necessario presen­tare un documento d’identità valido, o, in mancanza, copia della denuncia di smarrimento.

Particolari situazioni di emer­genza (permessi di soggiorno scaduti o altro) dovranno essere presentate direttamente all’operatore dell’Ascolto, il quale si prodigherà per segna­lare il caso alla Questura prima di introdurre l’ospite nella struttura. In ogni caso si prov­vederà all’accoglienza fermo restando che il giorno successi­vo si regolarizzerà la posizione.

Non possono essere accolte, sia alla mensa che al dormito­rio, persone in evidente stato di ubriachezza o alterazione psichica dovuta all’assunzione di stupefacenti. Fatta eccezione per situazioni personali partico­lari, la permanenza dell’ospite ha una durata limitata, non superiore a giorni 15 conti­nuativi; in ogni caso non potrà essere stabile e permanente al fine di consentire anche ad altri di usufruire del medesimo servizio.

L’ospite, dopo essere ammesso e prima dell’accesso in camera, è tenuto a sottoscri­vere il regolamento interno re­datto in lingua italiana/inglese/ francese/araba, ricevendone co­pia cartacea di quello firmato. Quest’opera segno della nostra Chiesa locale, per usare una bella espressione del nostro Vicario Generale don Fernan­do Filograna, vuole essere una carezza verso i nostri fratelli più bisognosi.

Carlo Mazzotta 

 

LA GENEROSITÀ DEI VOLONTARI  

TRA I SENZATETTO PER COSTRUIRE UN MONDO MIGLIORE  

Quando sono entrata per la prima volta in Casa Emmaus, ciò che mi ha colpito di più è stata l’atmosfera accogliente, e questo ha contribuito a far svanire i miei dubbi su questa esperienza di volontariato tra i senza fissa dimora, per me completamente nuova. A distanza di un anno ricordo gli occhi sorridenti di Yaya, il pri­mo ospite di “Casa Emmaus”. Ben presto è diventato un riferimento sia per i volontari che per tutti coloro che sono approdati in questa, per loro, oasi di pace dopo le tante av­venture tristi della loro vita.

È stata per tutti noi operatori un’esperienza molto for­te, ascoltare le tante storie difficili e spesso drammatiche delle persone giovani e meno giovani, in un anno 230, che sono approdate qui, dai diversi continenti del mondo: tante storie piene di dolore, come aver attraversato il mare per giorni e giorni, senza sapere se sarebbero sopravvissuti, o stipati all’inverosimile in camion, dove chi si lamenta­va era condannato ad essere abbandonato o scaraventato giù dal mezzo; uomini provati, ma felici di essere ancora vivi e di poter ricominciare una nuova vita. Quello che è stato compiuto a Casa Emmaus è stato fatto sempre con gioia, per cercare di restituire dignità a chi l’aveva persa.

Numerose le attività a favore di questi fratelli, tra queste, quella di districarsi nei meandri della burocrazia: abbiamo cercato sempre di accompagnarli e mai delegato, per fargli sentire sempre più la solidarietà e l’amicizia. Come pure, grazie all’operosità e l’affetto di una nostra operatrice, si è data la possibilità di passare i pomeriggi più freddi in casa, creando dei piccoli oggetti artigianali. Non è mancato tra gli ospiti, chi si sentiva straniero pur essendo italiano, perché dalla sua famiglia era considerato solo un peso da sopportare: è il caso di Fabio che da noi si è sentito accolto e, stimolando le istituzioni, si è riusciti a fargli ricominciare una nuova vita in una struttura semi-protetta.

L’obiettivo di noi operatori è stato quello di restituire un po’ di quella giu­stizia negata da una società spesso poco accogliente con chi viene considerato “diver­so”. Tuttavia, quello di cui siamo certi, è che si è creato un rapporto autentico tra noi e gli amici che hanno bussato alla porta di Casa Emmaus.

Ora, questa esperienza indi­menticabile sta ampliandosi: il nostro Vescovo ci sta chie­dendo di impegnarci con lo stesso entusiasmo e sempli­cità nella Casa della Carità, che sta per essere inaugurata: in questa nuova avventura dovremo iniziare tutto dall’i­nizio ed è umano, anche se sorretti dalla nostra esperien­za, farsi assalire da dubbi o ansie. Ci impegneremo, per ricreare quello stesso clima di accoglienza ed amore, che si respirava in casa Emmaus.

Emma Lala

 

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