Il libro di Maria Montessori. L’insolito dono del premier Giorgia Meloni a Papa Francesco

Il libro di Maria Montessori. L’insolito dono del premier Giorgia Meloni a Papa Francesco

articolo ripreso da portalecce

“Ci ha ricordato che nel patrimonio italiano abbiamo anche questo grande dono, grazie a Maria Montessori: considerare l’educazione religiosa del bambino come parte dell’educazione dell’umano”. 

 

 

 

Morena Baldacci, docente alla Pontificia Università Salesiana di Torino, commenta così uno dei doni offerti dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a Papa Francesco, nella sua prima udienza in Vaticano in veste di premier. Si tratta del libro di Maria Montessori “La santa messa spiegata ai bambini”, del 1955. Già nel suo discorso di insediamento alla Camera, Giorgia Meloni aveva citato Maria Montessori tra le donne che “hanno costruito con le assi del proprio esempio la scala che oggi consente a me di salire e rompere il pesante tetto di cristallo posto sulle nostre teste. Donne che hanno osato, per impeto, per ragione, o per amore”. Ne abbiamo parlato con la teologa e biblista.

 

 

Perché è importante oggi riscoprire questo libro di Maria Montessori e come si colloca all’interno del complesso della sua opera?

Si tratta di un testo non molto conosciuto e che fa parte di una serie di testi di Maria Montessori dedicati al tema dell’educazione religiosa del bambino. Dopo aver avviato la ricerca e la sperimentazione della sua pedagogia scientifica, che è il tema principale della sua riflessione, Maria Montessori ha poi applicato il metodo pedagogico anche alla dimensione religiosa del bambino. A questo proposito, vorrei sottolineare l’assoluta novità e genialità della trattazione di un tema all’epoca totalmente sconosciuto. Oggi siamo abituati a rivolgerci al bambino come soggetto attivo, ma all’inizio del Novecento era qualcosa del tutto impensabile, sia dal punto di vista della pedagogia generale montessoriana che da quello della pedagogia applicata all’esperienza religiosa. In una fase di maturità del suo metodo scientifico, Maria Montessori ha scelto di applicarlo anche alla dimensione religiosa del bambino. La prospettiva fino ad allora inedita è quella di considerare il bambino come già predisposto ad una sorta di apertura al dialogo con Dio. Per Maria Montessori, in altre parole, il bambino ha una sua capacità spirituale innata. Oltre al libro citato, ha scritto diversi libri di pedagogia religiosa relativi all’anno liturgico, a testimonianza di un metodo che secondo lei poteva essere applicato già dalla primissima scuola dell’infanzia.

 

 

Che cosa significa, per Maria Montessori, una messa a misura di bambino?

Vuol dire mettere in atto una vera e propria sperimentazione degli elementi propri della liturgia. La preparazione dell’altare, gli oggetti, gli spazi, i luoghi liturgici, tutta la scena rituale della messa viene ridotta in scala, aspetto tipico di tutta la pedagogia montessoriana. Ai bambini viene proposto un vero e proprio contatto con il calice, la patena, le ostie… L’intento è quello di far toccare ai bambini gli oggetti propri della celebrazione, affinché i bambini stessi possano essere aiutati a partecipare ad essa, secondo le modalità che più si adattano a loro.

 

 

Quali elementi della pedagogia montessoriana, riferiti all’ambito liturgico, sono a suo avviso ancora validi per l’oggi?

Innanzitutto, l’attenzione all’umano e alla crescita dell’umano. Quella di Maria Montessori è una dimensione pedagogica basata sul fatto che uomini si diventa attraverso un esercizio di cura dell’umano, fin dalla più tenera età. L’altro cardine della pedagogia montessoriana, riferita a questo ambito, è la spiritualità dell’umano, che concepisce la spiritualità non come qualcosa di distaccato dalla formazione umana, ma che ne è parte. Le connotazioni della spiritualità possono essere diverse, ma la spiritualità per Maria Montessori è qualcosa che appartiene sempre e comunque all’umano.

 

 

È un monito di cui tener conto anche per la qualità delle nostre messe per i bambini?

Direi proprio di sì. Noi ci dimentichiamo che i bambini nella liturgia non sono delle belle statuine da mettere in mostra in modo spettacolare, o da nascondere sotto i banchi, ma dei soggetti attivi che vanno rispettati dando loro la possibilità di partecipare alla liturgia nella loro misura.

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