Giovedì Santo/Eucaristia e Sacerdozio… il Pane, il Vino, il Servizio
LA LAVANDA DEI PIEDI
Spogliato della casula, il celebrante indossa il grembiule e versa l’acqua sui piedi di dodici uomini. In questo modo, si rammenta come Gesù si spogliò della sua gloria divina per assumere la condizione di servo che donò se stesso per purificare l’umanità e liberarla dalla colpa. È il gesto del servizio pieno e incondizionato, è il segno più straordinario dell’amore di Dio che, per noi, per me, si spoglia di ogni gloria e viene a servirci.
Anche noi siamo chiamati a imitarne il gesto, nella carità, secondo quanto il Signore stesso ci ha comandato di fare: Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati. Per tale motivo, il gesto viene chiamato, nella liturgia papale, Mandatum (comandamento).
GLI ALTARI SPOGLI
Terminata la Messain Coena Domini, l’Altare viene spogliato completamente, per ricordare che non si offrirà più il Divin Sacrificio della Messa fino alla Veglia di Pasqua.
È il segno dell’aspetto luttuoso della morte del Signore, ma, nello stesso tempo, è il segno dell’attesa di un evento che lo rivestirà completamente, perché la Risurrezione di Gesù trasformerà l’uomo vecchio, infangato dal peccato, e lo rivestirà di nuova luce. Spogliamoci anche noi da ogni vanità per poter essere rivestiti di Cristo.
LE CAMPANE MUTE
Il Giovedì Santo, le campane vengono suonate per l’ultima volta, prima di risentirle nel canto del Gloria della Veglia Pasquale. Infatti, il Venerdì Santo non si celebra la Santa Messa e il Sabato Santo tutta la creazione è in silenzio. Anticamente, le campane venivano legate, non solo per impedire al vento che le facesse involontariamente suonare, ma anche per indicare come il Signore dovesse entrare nei lacci della morte per poterci sciogliere dalla morte stessa con la potenza della risurrezione.
Per questo, una volte legate il Giovedì Santo, le campane venivano sciolte nella Santa Veglia. In segno di lutto, anticamente anche l’organo non poteva suonare il venerdì santo, ora la Liturgia lo permette, ma in maniera sobria, solo per accompagnare i canti.
I “SEPOLCRI”
Il termine più corretto è Altare della reposizione. Infatti, al termine della Messa in Coena Domini, il Sacerdote raccoglie tutte le particole conSacrate e incensa il divin Sacramento. In processione, viene poi portato il SS. Sacramento all’Altare della Reposizione, affinché venga conservato sia per la Comunione del Venerdì Santo, sia per le necessità dei malati e dei moribondi. Nel luogo della reposizione, è opportuno sostare in preghiera dinanzi al Signore e ripercorrere il percorso d’amore che lo ha portato a vivere il mistero pasquale. Tradizionalmente, tale luogo viene chiamato anche sepolcro, in quanto il giorno seguente, il Venerdì Santo, avviene l’adorazione della Croce e, anticamente, il Crocifisso veniva posto nello stesso luogo dove c’era l’Altare della Reposizione.
È ancora così, ad esempio, nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Vi è però anche un motivo teologico che consente l’uso del termine sepolcro. Infatti, l’Eucaristia è il memoriale della morte e risurrezione del Signore. Il sepolcro indica tale verità, in quanto è il segno di morte per eccellenza, ma, trovato vuoto al mattino di Pasqua, è anche il segno della Risurrezione.