da Lecce presente don Stefano Spedicato
articolo ripreso da portalecce
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- di Emanuele Tramacere
- Categoria: vita diocesana
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Si conclude oggi a Torino il Convegno nazionale Uac (Unione apostolica del clero) dal titolo: “Il grande dono della fraternità” cui ha preso parte anche don Stefano Spedicato in qualità di direttore dell’Uac di Lecce.
“L’Unione apostolica del clero (Uac) – così recita lo statuto nel suo incipit – è un’associazione aperta a ministri ordinati, vescovi, presbiteri e diaconi, che si impegnano nell’aiuto vicendevole per realizzare in pienezza la vita secondo lo Spirito, mediante l’esercizio del ministero”.
Anche nella Chiesa di Lecce – come si accennava in apertura – da molti anni c’è una presenza notevole dell’associazione. Di solito, la domenica sera, una volta al mese, il gruppo leccese si dà appuntamento per vivere un momento di preghiera, di riflessione prima e di fraternità con la condivisione dell’agape fraterna, dopo. Incontri ai quali non fa mai mancare la sua presenza l’arcivescovo Michele Seccia che molto crede alla comunione e alla fraternità sacerdotale.
L’appuntamento che si conclude oggi, invece, è di carattere nazionale: 26 circoli da tutta Italia si sono incontrati a Torino per condividere un momento fondamentale per la crescita dell’associazione. A rappresentare la diocesi di Lecce è presente don Stefano Spedicato non solo in rappresentanza del gruppo di sacerdoti leccesi ma anche in quanto delegato regionale per la Puglia Sud e membro del Consiglio nazionale dell’associazione.
Unitamente alle relazioni che hanno accompagnato i lavori del Convegno (LEGGI), sono state importanti le esperienze vissute nella città di Torino a cominciare dall’eucarestia celebrata nella chiesa Maria Ausiliatrice di don Bosco e presieduta dal vescovo ausiliare di Torino, mons. Alessandro Giraudo a seguire toccando con mano l’esperienza della Piccola Casa Divina Provvidenza del Cottolengo a finire con la visita e la condivisione dell’esperienza al Sermig Arsenale della pace che in passato era un arsenale di guerra, una fabbrica di armi. Dal 1983 il lavoro gratuito di migliaia di persone lo ha trasformato in Arsenale della pace. Si tratta di un “monastero metropolitano”, luogo di fraternità e di ricerca. Una casa aperta al mondo e all’accoglienza delle persone in difficoltà. È una casa per i giovani che cercano il senso per la propria vita, un laboratorio di idee, un luogo di incontro, cultura dialogo e formazione.
Il Convegno si conclude oggi nella cattedrale di Torino: come la Sindone è icona viva della Redenzione, così la fraternità quotidiana vissuta dai sacerdoti nelle Chiese particolari d’Italia è chiamata a diventare sempre più segno e strumento dell’unità della Chiesa.