‘Antiquum ministerium’ in un webinar dell’Ufficio catechistico diocesano con l’arcivescovo

‘Antiquum ministerium’ in un webinar dell’Ufficio catechistico diocesano con l’arcivescovo

articolo ripreso da portalecce

La spinta propulsiva operata dal Motu Proprio Antiquum ministerium di Papa Francesco, sulla istituzione del ministero di catechista, genera in tutti gli Uffici catechistici uno stimolo in più per accelerare un cambiamento nella formazione degli operatori della catechesi.

 

 

 

“Non si tratta di indottrinamento ma di trasmissione della fede” chiarisce l’arcivescovo Michele Seccia, “secondo una pedagogia della fede di guida materna e paterna” che i catechisti hanno sempre messo in campo e che oggi richiede una aggiornata formazione per la velocità dei cambiamenti globali.

La traccia delineata dall’Ufficio catechistico regionale della Puglia va nella direzione di una raccolta di narrazioni di esperienze di catechesi (non solo di iniziazione cristiana) nei contesti parrocchiali, per individuare una lettura della situazione e cogliere novità e attenzioni pastorali che stanno emergendo.

Le singole diocesi vengono chiamate ora ad un’opera di discernimento, relativa in particolare all’ultimo anno trascorso, per creare una rete di riflessione e collaborazione in sinergia con tutto il territorio nazionale.

Il direttore dell’Ufficio catechistico diocesano di Lecce, don Stefano Spedicato ha riunito in un webinar (

) venerdì scorso i referenti catechistici digitali di tutte le parrocchie, alla presenza dell’arcivescovo di Lecce e del vicario generale don Gigi Manca, per avviare un percorso di raccolta di esperienze positive nei diversi ambiti pastorali, che rappresentino aspetti o modelli creativi interessanti e coinvolgenti.

Una Chiesa in ascolto dei catechisti, quindi, in quanto la loro presenza “si rende ancora più urgente ai nostri giorni per la rinnovata consapevolezza dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo, e per l’imporsi di una cultura globalizzata, che richiede un incontro autentico con le giovani generazioni” (Motu Proprio Antiquum Ministerium, 5).

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