la comunità e la chiesa

la comunità e la chiesa

articolo ripreso da portalecce

Appena nato, la mia famiglia si trasferì nel moderno quartiere di Santa Rosa, bello e nuovo, vicinissimi alla nuova chiesa, ultimata e consacrata nel 1960.

 

 

Ancor prima, presso la prima chiesetta di via Basento, il giovane parroco Salvatore De Giorgi aveva già preso dimora nel cuore delle famiglie, conquistando grandi, giovani e piccoli con un apostolato che ha manifestato sempre la pura espressione dell’amore di Dio.

Don Salvatore, con affettuosa e accogliente cordialità verso tutti, ha guidato e accompagnato la vita della sua gente nelle storie liete e tristi susseguitesi nel tempo del Concilio ecumenico Vaticano II, del bum economico, del 1968 e dei periodi contrastati dei primi anni 70. Ha offerto sempre a tutti i tratti di Gesù buon pastore, rispettato e stimato anche da molti lontani dalla fede e allietato da un gran numero di fedeli che ha saputo attrarre col suo ministero gioioso, luminoso e generoso, consolidandoli come pietre vive della comunità parrocchiale, insegnando così il significato autentico dell’essere Chiesa.

Personalmente, anch’io, nell’infanzia e nella giovinezza, ho sperimentato le sue cure amorevoli, che mi hanno fatto conoscere la presenza fondamentale del Signore nella mia vita.

L’imprinting è il frutto di una educazione alla fede per la quale don Salvatore ha offerto sempre tutte le sue energie. Quanti ricordi meravigliosi… iniziando, piccolissimo, dal suo affidarmi all’infaticabile sorella Pina che animava il gruppo delle “fiamme” di Azione Cattolica; prima bianche, poi verdi, poi rosse. Il catechismo, la prima comunione ricevuta da lui nel 1967, l’impegno nel gruppo dei giovanissimi, del coro, dei ministranti, la preparazione alla cresima, poi i giovani di Ac e la prima esperienza come catechista. 

Un parroco in sinodalità e sempre in sintonia con i giovani viceparroci, don Salvatore Ingrosso, don Vito De Grisantis, don Pantaleo Mastrolia. si potrebbero scrivere libri di storia e di grandi ricordi.

Non ho mai pianto tanto di gioiosa emozione, come quando giunse la notizia dell’elezione episcopale di don Salvatore, intimamente attesa da tutti, che l’indimenticabile mons. Minerva annunciò alla comunità che gioiva per il grande dono ma sentiva forte il dispiacere del distacco. Ma don Salvatore, nel suo lungo cammino di vescovo e di cardinale di Santa Romana Chiesa, ha sempre portato tutti nel suo grande cuore di sacerdote ed è sempre ritornato nei luoghi dove ha profuso il suo instancabile ministero. 

Ho sempre considerato “le sorprese” della mia vita di laico, anche costellate da belle responsabilità di servizio, la conseguenza di una figliolanza spirituale con un grande sacerdote, divenuto un pilastro per la Chiesa. Ricordare tanta familiarità con un principe della Chiesa fa tremare un po’ i polsi. Auguri Eminenza, grazie al Signore per la tua vita donata e ad multos annos!

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