Lecce, città al bivio

Lecce, città al bivio

Da incoronare per la cultura, da salvare per la qualità della vita

 IL SOLE 24ORE COLLOCA IL SALENTO AL 90° POSTO 

SIAMO QUASI ALL’EMERGENZA

 

Capitale della cultura, ci piace. Ma lo si può essere se la qualità della vita è scadente? L’interrogativo sorge spontaneo quando si va a leggere l’annuale indagine de Il Sole 24Ore. Fatti tutti i conti, alla Provincia di Lecce han­no attribuito appena 446 punti, collocandola al 90° posto di una speciale graduatoria che raggruppa le 107 provincie italiane. Lecce non è fanalino di coda, ma sta nel gruppone degli ultimi 20, ben lontana dal gruppo di te­sta che supera i 600 punti.

Ovviamente, diamo per scontato che ora i politici faranno a gara per dire che queste classifiche sono discutibili, che la graduato­ria non tiene conto di questo e di quello, ma alla fine, il dato rimane: la qualità della vita, a Lecce e in provincia, non è affatto soddi­sfacente. Come del resto ciascuno speri­menta ogni giorno. Il numero delle famiglie in difficoltà cresce rapidamente, così come crescono le domande di aiuto che giungono ai vari sportelli della Caritas. I segni del di­sagio sociale sono sotto gli occhi di tutti e a nessuno sfuggono i disservizi.

 

Le evidenze ci sono. Quel che manca è la capacità di reazione delle istituzioni. Non ci risulta che alcuno abbia provveduto, nei vari palazzi della città, a convocare un tavolo di proget­tazione per mettere mani a un piano di inter­venti organici a favore dell’ordine pubblico, a sostegno della salute, a difesa dell’ambiente e a supporto del lavoro. Si tratta di questioni che a Lecce vengono affrontate quasi esclu­sivamente dall’azione di contrasto posta in essere dalla magistratura, dalle forze dell’or­dine e da altri organi di vigilanza. Occorre invece un quotidiano lavoro di promozione sociale con misure sistematiche e continue. Produrre occasioni di lavoro, sanare l’indi­genza sociale, rendere sicure le scuole, im­pedire l’inquinamento, promuovere la salute, diffondere condizioni di vita decorose… sono compiti non dilazionabili. Ignorare le situa­zioni di crisi o gli aspetti emergenziali può essere una omissione gravissima, perché può far precipitare il livello di fiducia verso le istituzioni, a tutto vantaggio di certi poteri occulti, mai totalmente debellati.

La graduatoria è soltanto un richiamo e non vale la pena discutere se sia precisissima o se debba essere corretta. I dati che essa espone debbono poter funzionare come altrettante sollecitazioni per una classe diri­gente che non ha ancora trovato il gusto del lavoro concertato secondo progetti ben de­finiti da sottoporre a verifiche e monitoraggi continui. C’è posto per tutti, a partire dagli organismi che possono avvalersi di una fun­zione di rappresentanza sociale. Tutti pos­sono prendere l’iniziativa e ciascuno deve poter trovare un compito da svolgere. A vantaggio del bene comune.

Nicola Paparella

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