Mostra in Episcopio su Sant’Oronzo

Mostra in Episcopio su Sant’Oronzo

E l’icona del Santo fu affidata al Coppola

Su iniziativa dell’Arcivescovo di Lecce esposte alcune opere tra le più preziose.

Mostra Pinacoteca

Lecce, Palazzo Arcivescovile, Mostra “S. Oronzo, iconografie” 

Secondo Giovanni Camillo Palma, arcidiacono della cattedrale, quando fu fermo “concetto universalissimo” che la “conti­nuata preservatione della città e della provincia dal conta­gio” della peste, scoppiata a Napoli nel marzo del 1656, e le “molte gratie e favori nota­bilissimi” erano stati concessi per la “potentissima protettio­ne et efficacissime preghiere dei santi nostri protettori… Giusto Orontio e Fortunato martiri invitti in Christo” e “particolarissimamente per l’invocatione di Orontio”, fu decisione unanime “testimo­niare” la gratitudine dell’inte­ra comunità erigendo sul lato sinistro dell’altare maggiore della cattedrale un nuovo e più degno altare dedicato al santo. L’elevazione ufficiale di Oronzo a nuovo santo patrono della città avvenne il 24 luglio dello stesso anno.

Oltre all’altare “di quella bellezza e magnificenza che a meriti di Orontio in tutto non si disconvenisse”, si provvide, pertanto, a commissionare il relativo dipinto a Giovanni Andrea Coppola, il pittore, allora, più prestigioso. Questi raffigurò il santo con mitra, piviale e pastorale, in quanto segni distintivi del “vertice giuridico del Sacer­dozio” e gli angeli con la formula di figure in azione; uno, infatti, posto alla destra del santo, regge un lembo del piviale con la mano destra, mentre rivolge la sinistra verso l’altro, il secondo, alla sua sinistra, gli indica con la mano destra la città, che si vede in lontananza, in basso a destra.

Mostra Pinacoteca (15)

Lecce, Chiesa S. Irene, S. Oronzo, reliquiario

Il santo ha dato ascolto ad entrambi gli angeli, ha, infatti, il capo già girato verso il primo e lo sguardo ispirato verso l’alto, e ha orientato il gesto benedicente verso la città: effetto immediato della sua benedizione è l’angelo che già sorvola la città effonden­dovi la sua azione benefica, e del quale sembrano essersi accorte due figurette poste fuori dalle mura, Così egli salvaguardò la rappresenta­zione della funzione me­diatrice del santo e la verità dottrinaria dell’origine divina del potere dei santi, simbo­leggiata dagli angeli inviati da Dio.

Vi aggiunse, poi, gli attributi identificativi del san­to in primo piano in basso, la palma, simbolo consueto nella raffigurazione dei santi martiri, il fascio littorio, strumento del suo martirio, che, ove non suggeritogli, ricavò dalle fonti agiografi­che, secondo le quali la sua decapitazione era avvenuta al tempo di Claudio Domi­zio Nerone, e i pezzi di una statua, che, stando alle stesse fonti, poteva essere quella di Giove o di Marte, abbattuta con coraggio a dimostrazione del suo rifiuto di riconoscere le divinità pagane in nome della nuova fede.

Museo Diocesano (2)

Museo Diocesano, S. Oronzo d’Argento, profilo 

Ma cosa, in realtà, rese l’immagine “in maniera aggradita che se ne sono cavate innume­rabili copie per diverse città e terre della provincia ove parimenti con molta pietà e liberalità sono stati al medesi­mo santo eretti altari essendo da esse stato eletto per lo protettore”?

Coppola, artista maturo e in possesso ormai di una consolidata cultura figurativa rese il rapporto tra gli angeli e il santo come un dialogo animato, puntando sulla gestualità dei primi e costringendo il secondo ad una quasi innaturale torsione, apparentemente “neomanieri­stica“ nella sua impostazione cosiddetta “serpentinata”, ma più propriamente “barocca” per essere, in fondo, quella forma il modo per esprimere un “moto” (come non pensare, ad esempio, al famoso Davide di Bernini?), avvalorata dalla felice soluzione di collocare il gruppo delle tre figure in un vano architettonico – cappel­la o chiesa? – incombente e sfuggente ad un tempo, che dà risalto all’imponente figura del santo, e con l’ampia apertura che lascia vedere in lontananza la città murata di Lecce, già illuminata dalla fredda e silen­ziosa luce di primo mattino, sotto un vero cielo azzurro striato di grigie nuvole.

Lucio Galante

LA SUA GLORIA IN CITTÀ E NEI PAESI… 

GLI ALTARI DEDICATI

Nella dettagliata descrizione delle chiese leccesi fatta da Giulio Cesare Infantino nella sua Lecce Sacra del 1634 non risulta alcun altare dedicato a Sant’Oronzo che pure era stato il primo vescovo della città e l’unico Santo leccese riconosciuto sino a quella data, come l’autore ricorda con frequen­za nel suo libro.

Esistevano, sul luogo del martirio, “due piccole chie­se, l’una ad honor di Giusto, l’altra d’Orontio, che ora a malapena se ne veggono le rovine”. Dopo il 1656 invece quasi tutte le chiese matrici della diocesi e le chiese degli ordini religiosi ambiran­no dedicare un altare al santo. In alcuni casi altari già esistenti e dedicati ad altri santi cambino titolarità, come avviene nel transetto sinistro della chiesa dei teatini dove Sant’Oronzo sostituisce San Gaetano.

Più frequentemente invece il modello è suggerito proprio dal frontespizio della Lecce Sacra, concepito da Pompeo Renzo come un altare a cielo aperto in cui si determina un triangolo con al vertice la figura di Sant’Irene che protegge la città di Lecce e ai lati, in basso, i due santi che sono all’origine della cristianità leccese, San Giusto e Sant’Oronzo.

Museo Diocesano, S. Oronzo d’Argento

Già Zimbalo lo propone sulla grande facciata secondaria della cattedrale leccese. Ma Sant’Irene è del tutto scom­parsa, e nel triangolo che si viene a formare, al vertice è Sant’Oronzo mentre ai lati sono San Giusto e Fortunato. Più defilate in alto compaiono anche le sante co-protettrici Petronilla ed Emiliana.

In tutte le chiese matrici della diocesi, e in moltissime in quelle della Provincia di Terra d’Otranto, questo schema si ripete con diverse varianti e in alcuni casi al vertice della trabeazione superiore com­pare Sant’Irene con la città in mano o ai piedi.

Tra le varianti più interessanti si segnalano quelle di San Pietro in Lama, Arnesano, Monteroni, San Pietro Verno­tico, San Vito dei Normanni e Campi Salentina. Tra i più singolari va annove­rato l’altare di San Francesco d’Assisi nella chiesa di Santa Chiara a Lecce, dove Sant’O­ronzo troneggia scolpito in alto tra gli angeli avendo ai lati i busti di Sant’Irene e Santa Barbara.

Antonio Cassiano

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