Desidero essere collaboratore della vostra gioia

Desidero essere collaboratore della vostra gioia

Data: 25/04/2009

Lettera alla Chiesa di Lecce di Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio isci sommario

Alla Chiesa di Dio che è in Lecce

Fratelli miei,

amati da Dio e santi per la chiamata, grazia a voi e pace da Dio Padre
nostro, e dal Signore Gesù Cristo (Rm 1,7).
Eccomi pronto a venire a voi, mandato dal Signore che, come ci ricorda il Libro Sacro,
ama giocare con i figli degli uomini.

È bello per me ed è stato risolutivo di una grande fatica e di una non piccola sofferenza
per questa ulteriore obbedienza che mi è stata chiesta, questo gioioso e particolare modo
del Signore che vuole anche me partecipe del suo progetto, quello con il quale fin
dall’eternità mi ha scelto per essere santo e immacolato al suo cospetto nell’amore.

Le sorprese dell’amore non finiscono mai. E voi siete l’ultima sorpresa dell’amore che Dio
mi riserva da sempre.
Con voi ora devo tener fede al suo progetto. Con voi, santi che siete nella Chiesa che
vive
in Lecce, non devo far cadere il sogno di Dio: santi e immacolati al suo cospetto nel-
l’amore.

È strano per certi versi, secondo umane letture, quello che mi sta accadendo. Non ci si
può amare se non ci si conosce. Io non vi conosco, ma già vi amo. E questo perché nella
famiglia di Dio non ci sono né stranieri, né ospiti.

Vengo a voi mandato dal Signore, nel suo amore, anche se tutti ben sappiamo come questa
profonda verità è costretta ad ‘incartarsi’ nelle tante traversie e alchimie a cui si
ricorre da chi ne ha autorità.
E così la chiarezza si opacizza e chi deve vedere e scorgere la volontà di Dio è costretto
ad attardarsi e a rallentare nel tentativo di decifrar gli umani equilibrismi di cui si
è a conoscenza!

Tutta questa fatica è ormai superata e anche i piccoli calcoli a cui mi ha costretto il
mio umano involucro, sono annullati.
A colui che presiede la carità di tutte le Chiese e da Cristo Signore ha ricevuto il
compito di confermare i fratelli nella fede, ho rinnovato la mia ‘obbedienza oblativa’.
E come un grande Sacerdote in vita non compreso e ora osannato a cinquanta anni dalla
sua morte, don Primo Mazzolari, ho detto il mio obbedientissimo in Cristo.

Ora con una serenità invano inseguita in questi ultimi tempi, ho ritrovato la pace, e a
dispetto della crudezza della parola con cui il Signore mi ha raggiunto in questa
ulteriore
tappa, la quarta, del mio ministero episcopale: Vattene dalla tua terra, vattene dalla
tua casa…’, vengo a voi pronto a mettere mano al nuovo aratro senza volgermi indietro
guardando avanti per camminare con voi sulle strade meravigliose del Salento, affascinato
e rapito dalla bellezza e dai ricami ricavati e intessuti nella pietra, non sorda alle
attenzioni dell’arte che qui, soprattutto nella luminosa città di Lecce, rende ancor più
comprensibile l’espressione del grande e ispirato autore russo Dostoevskij: ‘ La bellezza
salverà il mondo…’.

Conosco la forza della vostra fede e l’impegno per fare di essa la qualità più vera di
una presenza che testimoni la perenne novità di Cristo e del suo Vangelo nella nostra
Santa Chiesa. Ora vengo a condividere con voi la gioia di questa fede da annunziare, da
celebrare, da testimoniare.

Vengo a voi come servo di Cristo Signore, come collaboratore della vostra gioia.
Con l’Apostolo Paolo, in questo anno a lui dedicato, vi dico: accoglietemi e consideratemi
come servo di Cristo Signore e amministratore e dispensatore dei suoi santi divini
misteri.
Come il Servo non griderò né alzerò il tono ma proclamerò il diritto con verità e, di
certo, per amore del mio popolo non tacerò.

Aiutatemi a far sì che risulti costantemente fedele e irreprensibile in questo ministero.
Continuerò a mettermi in religioso ascolto della Parola del Signore e la dirò a voi,
attento e vigile nell’evitare un rischio sempre in agguato per noi uomini della Parola:
quello di diventare cane muto e sentinella addormentata.

Vengo per guastare la ricchezza e la maturità della vostra fede, per camminare con voi
con lo sguardo rivolto a Colui che ci dà la forza: Cercate le cose di lassù, ma con i
piedi saldamente per terra perché non mi sfuggano le attese e i bisogni di tutti e di
ciascuno di voi che il Signore ora consegna alla mia fragile persona che sente come,
nonostante questa debolezza, posso e potrò tutto in Colui che mi dà forza.

L’essere servo è il connotato più vero e più appropriato per un pastore.
Ecco perché come l’Apostolo Paolo vi dico che non potrei e non intendo fare da padrone
della vostra fede. Desidero essere soltanto collaboratore della vostra gioia, la gioia
dell’essere figli di Dio, dell’essere amati da Lui.

La visita del Santo Padre a San Giovanni Rotondo il prossimo 21 giugno, mi impedirà di
correre a voi come è mio e certamente vostro desiderio.

Ora però, per un po’, è necessario per voi e per me l’esercizio della virtù della pazienza
che non morde i freni né scalpita, ma sa attendere.

Impiegherò questo tempo per fare un corso accelerato di formazione e informazione sulla
nostra Chiesa, su di voi, per conoscere se non i volti di tutti, il nome e il ministero
di voi tutti, cari fratelli presbiteri, sì che giungendo tra voi mi sentirò a casa e voi
avvertirete l’amore già saldo del pastore che il Signore manda per crescere insieme nella
verità e nella carità. Potete però essere certi: già siete la mia famiglia, già siete a
pieno titolo e ormai (da molte settimane!) in pianta stabile nella mia preghiera.

Perciò se potete fatemi posto nel vostro cuore.

Un saluto grato, fraterno, affettuoso all’Ecc.mo Mons. Cosmo Francesco Ruppi che a lungo
ha guidato con saggezza, con forza, con lungimiranza, con amore ed anche con qualche
sofferenza, questa nostra Chiesa. Gli strani giochi della Provvidenza!
Per la seconda volta succedo a lui alla guida di una Chiesa!
Continuerà a seguirci con la sua preghiera e con il suo amore, ne sono certo. Ora prende
il posto di Mosè sul monte: con le braccia alzate per invocare e intercedere per tutti
noi.

Su tutti voi imploro la grande e feconda benedizione del Signore Gesù, il Risorto.

Vostro
+ Domenico D’Ambrosio

Autore/Fonte: Mons. Domenico D’Ambrosio