MI RICORDO DELLA TUA FEDE SCHIETTA

MI RICORDO DELLA TUA FEDE SCHIETTA

Lettera di Saluto alla Chiesa di Termoli-Larino

Termoli    1999

Rendo grazie a Cristo Gesù

1. Nel momento in cui, nella piena adesione alla volontà di Dio che anche in questa circostanza si è manifestata con segni chiari e inequivocabili, mi accingo a rimettere sulle spalle la biSaccia del pellegrino per raggiungere la nuova tappa del mio itinerare che è la Chiesa di Foggia-Bovino, sento il dovere di ripetere le parole con cui mi sono presentato a voi nel giorno del mio ingresso e che tanti di voi conservano ancora nella memoria: Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al ministero (1Tm 1,12).

Sì, fratelli e sorelle carissimi, al termine del mio servizio pastorale tra voi, ho solo da benedire e lodare il Signore Gesù, rinnovando a Lui la totalità dell’obbedienza della fede e la gioia della parola che torna con insistenza nella mia preghiera: «Rendo grazie a Cristo Gesù che mi ha chiamato» ad essere per voi, secondo l’espressione della preghiera di conSacrazione episcopale nel rito bizantino, «l’economo della grazia del supremo Sacerdozio».

In tanti modi, direi quotidianamente, in nome e per autorità di Cristo Gesù, ho distribuito a tutti voi il dono e la ricchezza dell’amore di Cristo facendomi intercessore per tutti e di tutti, negli ampi spazi di ascolto e di dialogo quotidiano con la Trinità Santa.

Anche nel momento della solitudine fisica necessaria per stare davanti al Signore e ascoltarlo, ho sempre avvertito accanto a me nella mia preghiera la grande compagnia di tutti voi.

Accoglievo e raccoglievo le vostre domande, le vostre attese, i vostri bisogni e li presentavo al Padre con la forza dello Spirito e nell’amore di Cristo Signore. Così la Cappella dell’Episcopio era sempre affollata e segnata dalla vostra numerosa presenza.

Posso assicurarvi di non avervi mai lasciato in attesa, alla porta del mio cuore: avete preso, dal giorno della mia nomina a vostro vescovo, stabile dimora in esso.

Ho celebrato per voi la multiforme e variegata ricchezza della grazia a noi donata dai Sacramenti, venendo nelle singole comunità nelle più svariate occasioni. Rimangono impresse in me le vostre operose comunità, molte segnate dall’entusiasmo e dalla vivacità gioiosa della fede, altre ricche di questa stessa fede ma mortificate nel dinamismo della speranza a causa della continua erosione che le impoverisce di numero e di presenze.

Porto con me i vostri gesti di bontà, i lineamenti dei vostri volti, la fissazione nella memoria dei vostri nomi. Vi ricorderò, siatene certi, nella mia preghiera. La nostalgia e il desiderio di rivedervi mi accompagnerà.. Sarò pieno di gioia quando potrò accogliervi nella Chiesa che vado a servire e ascoltare il racconto delle meraviglie che il Signore continua a operare in mezzo a voi (cfr.2Tm 1,3-4).

 

 

2. L’ospitale e fraterna accoglienza a me offerta presso il Santuario di Collevalenza dai Figli e dalle Ancelle dell’Amore Misericordioso, mi dà l’opportunità, complice il raccoglimento e la preghiera di alcuni giorni di ritiro in preparazione all’ingresso nella Santa Chiesa di Dio che è in Foggia-Bovino, di ricordare a voi non solo la rinnovata e forte espressione del mio amore per la Chiesa di Termoli-Larino che ho cercato di presiedere nella carità per nove intensi anni, ma soprattutto il cammino e le scelte pastorali che in questo arco di tempo vi ho proposto e insieme abbiamo perseguito pur con le inevitabili lentezze, comprensibili resistenze, giustificate paure. Tutto questo è diventato peso e fardello innanzitutto a causa mia. Una esperienza questa che ho sperimentato quotidianamente, consapevole e memore della mia origine: preso fra gli uomini, della mia originale colpa: rivestito di debolezza, della mia inscindibile appartenenza all’umanità povera e caduca che mi fa sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore e mi autentica e deputa per il quotidiano servizio dell’offerta per me stesso e per tutto il popolo, dei Sacrifici per i peccati (cfr. Eb 4,1-3).

Ripeto a voi, come sintesi di un cammino fatto e proposta per andare avanti in esso senza soste indebite e mortificanti il dinamismo e la profezia della speranza, le parole che nel libro dell’Apocalisse sono indirizzate all’angelo della Chiesa di Tiatira: Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime (Ap 2,19).

Tentare in questo breve messaggio di fare un bilancio di ciò che il beneamato fratello e Signore Gesù ha compiuto nella nostra Chiesa nell’arco di tempo del mio servizio episcopale, sarebbe non solo interferenza indebita e ingerenza irriverente nei progetti e nei disegni che la grazia dello Spirito porta a compimento, ma anche pretendere di fare propria la stagione del raccolto laddove il Signore mi ha chiesto soltanto di gettare il seme e a piene mani.

 

La Chiesa proclama, celebra, testimonia il Cristo Risorto

 

3. Dopo aver ricordato a voi ma soprattutto a me stesso lo stile e la libertà con cui bisogna lavorare nella vigna del Signore, mi sembra doveroso richiamare e sottolineare alcune istanze e priorità pastorali che ci hanno visto insieme, ciascuno con la propria pietra viva, scelta e preziosa, intento a costruire lo stesso edificio spirituale (cfr. 1Pt 2,4-5): la Chiesa che, nella fedeltà al mandato ricevuto

 

  • Annunzia
  • Celebra
  • Testimonia il Cristo,

Colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli (Ap 4,9).

 

 

 

Annunzia

 

4. L’annunzio del Vangelo in una società, la nostra, frastornata da messaggi e proposte propagandanti una facile e ambigua pseudosalvezza, ci ha visti da un lato sentinelle vigili, dall’altro attenti interpreti delle numerose domande di liberazione che hanno avuto come risposta la riproposizione di Cristo, unico Signore e Salvatore il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia di ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni (GS 45).

Ripetutamente in questi anni siamo stati invitati a presentare il Cristo come la “Buona Notizia”. L’appello del Papa per una nuova evangelizzazione non ci ha lasciati sornioni e indifferenti.

Ci siamo posti in religioso ascolto della parola di Dio (DV 1) che, ancora e con entusiasmo, è stata accolta nel nostro cuore e ha parlato alla nostra vita.

Giovanni Paolo II nella Lettera autografa a me indirizzata l’8 Maggio 1995 per il 50° del rinvenimento delle reliquie di S. Timoteo, ci ha detto:

Auspico di cuore che questa ricorrenza giubilare offra a codesta Chiesa di Termoli-Larino l’occasione di affrontare le sfide esigenti del nostro tempo e che essa, accompagnata e sorretta dalla fede e dall’esempio del suo Santo Patrono, possa annunciare con rinnovato ardore il Vangelo.

Queste parole del Santo Padre ci hanno visti concordemente all’opera nell’anno dell’evangelizzazione (1995-1996), impegnati nell’annunzio e tesi a suscitare quel contatto continuo con le Scritture, mediante la Sacra lettura assidua e lo studio accurato (DV 25) che ha avuto conferma autorevole e ulteriori suggestioni nel grande Convegno su “Il deposito della fede – Timoteo e le Lettere pastorali” (Termoli 1 – 3 Settembre 1997) che la nostra diocesi, in collaborazione con l’Associazione Biblica Italiana, ha voluto e organizzato per celebrare la ricchezza di quel grande dono che sono le reliquie di Timoteo che la Provvidenza ha affidato alla custodia della nostra Chiesa e per sottolineare il suo costante impegno a ravvivare il dono di Dio che ha ricevuto con la forza e la grazia dello Spirito.

L’Anno Santo è stato avvertito da noi come contributo significativo alla preparazione di quella nuova primavera di vita cristiana che dovrà essere rivelata dal Grande Giubileo, se i cristiani saranno docili all’azione dello Spirito Santo (TMA 18).

Abbiamo perciò, nella preparazione a questo evento, privilegiato e sottolineato il grande annunzio trinitario ponendo le premesse per varcare, secondo le parole di Giovanni Paolo II, la soglia del nuovo millennio purificandoci, nel pentimento da errori, infedeltà, incoerenze, ritardi (cfr. TMA 34).

 

Celebra

 

5. Avvinto e soggiogato dalla liturgia fin dai tempi della formazione Sacerdotale che si concludono con il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965), scelta come corsia preferenziale negli anni del mio ministero Sacerdotale (1965-1989), ho privilegiato e sottolineato a più riprese nel mio servizio episcopale tra voi con gesti, scelte, insegnamenti, documenti, quella che ritengo una delle grandi provocazioni di fondo del citato Concilio: La liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutta la sua virtù (SC 10).

L’esperienza di tanti di noi conferma e amplia la portata delle parole del Concilio. Le comunità dove la liturgia è vissuta come azione e opera di Cristo Sacerdote e Sposo e del suo Corpo che è la Chiesa Sposa che lo cerca e canta le sue lodi, è, secondo le parole del Concilio, azione Sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso grado, ne uguaglia l’efficacia (SC 7).

La liturgia diventa così scuola per eccellenza dove risuona la Parola che compie ciò che annunzia; la grazia e il dono del Signore nelle azioni Sacramentali distruggono la potenza del peccato e rinnovano la gioia e la gratuità della vita; il Pane di vita sazia la nostra fame e facendoci commensali del banchetto eterno, ci inserisce nel dinamismo certo di una santità a noi donata e accolta nella responsabile risposta della gratitudine e della benedizione.

 

 

6. Rivedendo lo stile delle nostre celebrazioni, la qualità del nostro servitium laudis, l’impegno, l’attenzione e la cura con cui noi presbiteri esercitiamo il nostro ufficio Sacerdotale che ci chiama a presiedere l’assemblea liturgica, possiamo confermare le affermazioni precedenti senza disattendere perciò una dovuta analisi che, o ci assolve perché dispensatori dei Sacri misteri e adoratori del Padre in spirito e verità, o ci condanna perché siamo rimasti soltanto nella categoria degli abili, corretti e formali “gestori del Sacro”.

Di sicuro la cura dello spazio Sacro, la revisione degli edifici di culto, una discreta liberazione da orpelli e mistificazioni liturgiche ha coinvolto, con buoni risultati, la nostra comunità diocesana.

La celebrazione a Termoli della XLVI Settimana Liturgica Nazionale “Liturgia e Nuova Evangelizzazione” nell’anno giubilare di S. Timoteo (21-24 Agosto 1995) con il lavoro di preparazione che ha coinvolto tutte le realtà ecclesiali, ha portato la nostra Chiesa all’attenzione del mondo ecclesiale italiano e ci ha fatto riscoprire e privilegiare la liturgia come veicolo privilegiato ed eloquente della nuova evangelizzazione.

 

 

7. Molto resta da fare soprattutto nella celebrazione dei Sacramenti e, in particolare, nella celebrazione eucaristica. Da tempo ho preparato indicazioni e norme in merito. Mi sono fermato perché ho ritenuto più giusto lasciare al Sinodo diocesano l’approfondimento e le indicazioni normative atte a far scoprire e vivere l’eccezionale ordinarietà della celebrazione eucaristica che, con un colpo d’ala deciso, deve eliminare alcuni abusi: binazioni facili e immotivate; concelebrazioni per qualsiasi evenienza; moltiplicazione del numero delle messe che esulano non solo da ogni logica ma talvolta rasentano l’irriverenza e la non chiara percezione del suo valore e della sua preziosità.

Scrivono i Vescovi toscani in una loro nota: “Orientamenti ed indicazioni per la celebrazione dei Sacramenti”: Moltiplicare le celebrazioni senza una vera necessità pastorale provocherà un eccessivo frazionamento della comunità, priverà la celebrazione di quella ministerialità che una numerosa assemblea offre, e favorirà quella improvvisazione, indice di frettolosità, che disdice al Giorno del Signore (n. 100).

Piccole suggestioni che invitano alla riflessione e al coraggio per porre un freno a inadempienze che trovano un discreto numero di seguaci anche tra noi.

 

 

8. Tra i. segni da me pensati e proposti per la grande preghiera di adorazione, non posso non ricordarvi e affidarvi l’istituzione della Chiesa dell’adorazione eucaristica presso la piccola, antica Chiesa di S. Anna nel Borgo Antico di Termoli, che ha iniziato il suo cammino nel primo anniversario del mio ingresso in diocesi (17 Febbraio 1991). È il luogo della preghiera, del rendimento di grazie, dell’intercessione, della presenza continua adorante e benedicente della Chiesa di Termoli-Larino davanti a Cristo Eucaristia.

Alle parrocchie, ai gruppi, alle associazioni, ai movimenti ecclesiali va la mia gratitudine per l’impegno costante con cui si sono fatti presenza adorante il Cristo Eucaristico.

 

 

9. Una parola sul Sacramento della Penitenza che soprattutto in quest’anno del Padre abbiamo riscoperto e celebrato intensamente nel suo significato più profondo (cfr. TMA 50), anche attraverso l’offerta della Tenda della Riconciliazione, mi sembra doverosa e opportuna.

L’esperienza della Tenda della Riconciliazione ci ha convinti dell’urgenza e della necessità, in una società che ha smarrito in molti casi gli stessi fondamenti di una visione etica dell’esistenza umana (TMA 50), di offrire con continuità luoghi e tempi per la celebrazione del Sacramento che offre al peccatore la possibilità di convertirsi e di recuperare la grazia della giustificazione ottenuta dal Sacrificio di Cristo (IM 9).

Un corollario della celebrazione di questo Sacramento, diverso come momento, finalità e metodologia è questa una parola particolare per i Sacerdoti è l’offerta di quell’accompagnamento spirituale comunemente indicato come direzione spirituale, importante e decisivo per la crescita e la maturità della vita cristiana.

È un servizio da riprendere con maggiore disponibilità e generosità. Ci viene chiesto con insistenza. Fa parte di quel discernimento spirituale che aiuta a conoscere la propria vocazione, le sue esigenze, il particolare servizio alla Chiesa e le strade da percorrere per giungere alla pienezza della maturità cristiana.

 

 

 

Testimonia il Cristo Risorto

10. La Chiesa che annunzia il Cristo come Signore e lo celebra come Salvatore di quanti lo accolgono e credono alla sua Parola, è chiamata ed è mandata per essere testimone di Gesù, il Signore Risorto. Nel libro degli Atti, nel racconto dell’Ascensione, leggiamo queste parole che Gesù rivolge agli Apostoli: Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra (At 1,8). Gli Apostoli, dai quali inizia l’esperienza della Chiesa, i primi inviati di Gesù, vengono costituiti in una responsabilità qualificata e autorevole. Dovranno essere garanti credibili del Cristo. Grazie alla loro testimonianza resterà sempre visibile e attuale la salvezza operata dal Cristo e la forza dello Spirito ad essi comunicata, riporterà (= dilaterà) fino ai confini del mondo la parola e la vita stessa di Cristo che è salvezza.

È questo il compito della Chiesa, è il compito di ogni credente: rendere visibile oggi, in un impegno di servizio e di amore alla storia e all’uomo, Cristo Gesù.

Non è dato a noi di assentarci, non può trovare spazio la tentazione della fuga, dell’abbandono del mondo o dell’isolamento da esso.

Ho ripetuto in svariate circostanze che la partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa non ammette l’istituto della delega o della procura. Non possiamo rimanere alla finestra come spettatori incuriositi o tristi nel vedere la mischia che ferve sotto i nostri occhi. Coerenza, serietà, amore a Cristo e all’uomo ci vietano l’alibi delle mani da lavarsi come Pilato per non sporcarsi, per non impegnarsi, per non decidere.

Sgombrato il campo da questi equivoci, siamo fortemente consapevoli che nostro segno distintivo e caratteristico è farci presenza vera e autorevole di Cristo amando come Lui ha amato, donandosi e servendo l’uomo come Lui lo ha servito, annientandosi e cingendosi del grembiule per lavare i piedi agli Apostoli.

Non siamo del mondo ma siamo nel mondo. E dunque non siamo degli estranei, non siamo “imprestati alla storia”. Perciò con tutti gli uomini di buona volontà collaboriamo per realizzarla rendendola veicolo di sostegno e di promozione di ciò che affranca l’uomo da ogni schiavitù: la sua piena libertà.

Queste premesse doverose ci aiutano a capire il senso della presenza della nostra Chiesa e dei vari interventi che nel corso di questi anni ci hanno visti a fianco dei tanti che chiedevano il rispetto delle condizioni ottimali per vivere. Penso ai ripetuti interventi nel mondo del lavoro, in particolare nei confronti del grande insediamento industriale FIAT con le tante crisi e novità nell’organizzazione del lavoro. Ho voluto sempre difendere, tutelare, rispettare la dignità dell’uomo e il suo diritto al lavoro. Non sono mancate incomprensioni ed errate interpretazioni. A fronte di ritardi, assenze, latitanze, incomunicabilità, non risposte, consultazioni senza fine, ho cercato di tener fede al motto con cui, fin dall’inizio del mio ministero, mi sono presentato a voi: «Per amore del mio popolo non tacerò».

Così ho denunziato le omissioni e le inadempienze di tutti quelli che stanno al potere (1Tm 2,2) nel dialogo franco, rispettoso e amichevole, rifiutando toni e atteggiamenti che non appartengono a chi è chiamato ad essere immagine del Pastore Buono. A fronte di una cultura rinunciataria, frammentata, ripiegata sul privato e nei corti orizzonti, guidati dalla speranza che è la Buona Novella di Cristo Gesù, si è tentato di indicare spinte ideali, coraggiose e profetiche.

 

 

11. Il documento “Evangelizzazione e testimonianza della carità”, Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per gli anni ‘90, ha aperto per la Chiesa che è in Italia l’ultimo decennio del secondo millennio cristiano.

Il programma, frutto della riflessione della Chiesa Italiana nelle sue varie espressioni, è stato fatto nostro fin dall’inizio sì che il primo Convegno Diocesano del Settembre ‘90 ha avuto questo stesso tema. Convinti da sempre che la verità cristiana, Cristo Gesù vivente in mezzo ai suoi, ha un volto preciso, antico e sempre nuovo: il- volto e la fisionomia dell’amore (ETC 9), abbiamo fatto del “Vangelo della carità” uno dei segni distintivi della nostra Chiesa nelle sue varie articolazioni e, al suo interno, delle tre vie per annunciare e testimoniare il vangelo della carità, abbiamo scelto l’amore preferenziale per i poveri.

Il doveroso servizio ai poveri, ci ricorda il citato documento, risveglia la consapevolezza che questo servizio è “verifica della fedeltà della Chiesa a Cristo, onde essere veramente la Chiesa dei poveri”(LE 8), che nella sua opera evangelizzatrice fa proprio lo stile di umiltà e abnegazione del Signore e riconosce nei poveri e nei sofferenti la sua immagine (ETC 47).

In questa sorta di sintesi del nostro camminare insieme sul versante della carità, non posso non ricordare le tante realizzazioni che a livello diocesano e parrocchiale, con il contributo. umile e spesso nascosto di alcuni istituti religiosi femminili, del volontariato segno della vitalità etica e sociale del vangelo della carità (ETC 48), delle varie realtà ecclesiali, sono la risposta fattiva e concreta della nostra Chiesa alle parole di Gesù: Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato (Mt 25,35-36).

Desidero citare le due realizzazioni promosse e volute dal Vescovo in prima persona con l’aiuto e il sostegno della Caritas Diocesana e di tutta la Chiesa diocesana:

  • la Mensa per i poveri a Termoli
  • l’Ambulatorio medico per i poveri

“S. Agostina Pietrantoni e Beato Pio da Pietrelcina” a Termoli.

Queste due realtà, insieme alle altre sparse nel territorio diocesano, stanno a ricordare a tutta la nostra Chiesa che deve essere sempre pronta a ripetere il gesto di Gesù: si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita (Gv 13,4); perché i poveri secondo la parola del Signore, li avremo sempre con noi (cfr. Gv 12,8).

Le opere del vangelo della carità presenti nella nostra Chiesa sono risposta di amore e premurosa accoglienza a chi vive in situazioni di degrado, di miseria e di fame ma anche scuola permanente di educazione al servizio e alla gratuità e richiamo forte per impegnarci, nella generosità dell’amore ma anche nella consapevolezza del limite, a rimuovere o a contribuire a rimuovere le cause della povertà e della emarginazione.

L’impegno della Chiesa Italiana nel riproporre attraverso il documento degli anni ‘90 sulla carità, il grande Convegno Ecclesiale di Palermo “Il Vangelo della carità per una nuova società in Italia” e il documento del dopo Palermo “Con il dono della carità dentro la storia”, i nostri Convegni Diocesani, le opere del Vangelo della carità fiorite nella nostra Chiesa, stanno a ricordare che l’opera dell’amore e della carità è un’eredità che dobbiamo custodire, approfondire e rinnovare in docile ascolto del soffio dello Spirito (ETC 11).

 

Il Sinodo Diocesano

 

12. La Provvidenza chiamandomi a continuare il servizio episcopale nella Santa Chiesa di Foggia-Bovino, ha disposto che questa grande avventura che abbiamo iniziato a percorrere insieme, da parte mia fin dall’inizio con decisione, convinzione, entusiasmo e chiara consapevolezza della complessità del lavoro, entusiasmo e decisione condivisi da tutti voi, ora passa nelle mani e nella responsabile sensibilità di colui che il Signore manderà come pastore e guida delle vostre anime.

Confesso a tutti voi il sofferto ma pieno si alla volontà del Signore che si è a me manifestata nella parola del Santo Padre. Molti in questi giorni mi chiedono: ma il Sinodo andrà avanti? Io rispondo che ora questa fatica e le decisioni conseguenti passano nelle mani del pastore che il Signore vi manderà.

Sapienza, saggezza e discernimento non gli mancheranno. Sapete che il solo e unico legislatore nella Chiesa locale è il Vescovo. Poiché, come scrivevo nella lettera sinodale “Diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito”, Per la nostra Chiesa la stagione del Sinodo dovrà essere un grande e significativo tempo di grazia in cui la condivisione di un impegno e l’esperienza di un comune itinerario ci aiuteranno a scoprire le ragioni del nostro essere chiesa intenta a rimodellare i suoi connotati alla luce del progetto che Cristo Signore le affida (p.74), potrà colui che il Signore vi manda come pastore, non continuare un’opera che ormai appartiene a tutta la comunità e per la quale questa comunità ha vissuto coralmente in questi ultimi due anni la fatica dell’impegno e della partecipazione?

Mi sembra che ora sia doveroso completare l’analisi, la riflessione e le proposte emergenti dallo strumento di lavoro che è stato consegnato a tutte le comunità in vista, quando il nuovo Vescovo riterrà opportuno, di una facile ripresa del lavoro sinodale secondo le tappe indicate nella lettera sinodale.

Affidiamo all’intercessione della Vergine Maria e dei nostri Santi Patroni questa fatica da noi iniziata, che ne siamo certi, è opera di Dio, da Lui voluta. Sappiamo che Dio porta sempre al compimento della perfezione ciò che ha iniziato.

 

Ricordati Signore della tua Chiesa

 

13. Quello che vi ho scritto, fratelli e sorelle, ha solo il significato di un saluto che legge, con l’intensità e l’affetto di un padre, un tratto di storia che si inserisce nella grande avventura del Regno di Dio, una storia condivisa e per larghi tratti costruita e realizzata insieme.

Non è la rivendicazione di meriti conquistati né la prestigiosa puntualizzazione di gesti, scelte o programmi perseguiti.

È un semplice invito a dire grazie alla Santa Trinità per le meraviglie che attraverso di voi e con voi, ha voluto elargirmi.

È un ricordare a tutti voi che ci sono impegni che esulano dalle persone perché sono i talenti a noi consegnati da far fruttificare in vista del rendiconto che ci sarà chiesto dal Signore.

Sono tanti i motivi per cui deve salire al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, il mio rendimento di grazie.

A voi rivelo il grazie che da sempre ma in questi giorni con maggiore insistenza entra. nella mia preghiera:

è il grazie per tutti voi, per questa Chiesa Santa di Termoli-Larino che mi ha aiutato ad essere con voi cristiano e per voi vescovo. Mi avete educato a crescere nell’amore e nel dono a Cristo Gesù e alla Chiesa;

è il grazie per i miei e i vostri Sacerdoti: in essi ho avvertito la gioia, la gratuità, l’amore a Cristo, la dedicazione generosa ai fratelli. Li ho sentiti e amati come figli e amici, come Cristo che chiama i suoi discepoli non servi, ma. amici (LG 28). Essi sono una delle grandi ricchezze della Chiesa di Termoli-Larino: guide entusiaste, collaboratori generosi, consiglieri necessari;

è il grazie per la ricchezza delle vocazioni, in particolare alla vita Sacerdotale. Nei miei nove anni di presenza tra voi, il Signore Gesù mi ha dato la gioia di imporre le mani per il dono dello Spirito Santo su 16 nuovi Sacerdoti che fanno della nostra Chiesa una madre giovane e feconda di figli.

Continuerà, ne sono certo, questa fecondità, dono del Signore, risposta alla nostra preghiera (penso a Tiberiade, il monastero invisibile!), fascino esercitato sui giovani dalla fedeltà e dalla testimonianza del presbiterio diocesano.

 

 

14. Ora faccio mie le parole di un testo antichissimo della Chiesa “La dottrina dei Dodici Apostoli” per esprimere la mia preghiera e gratitudine:

Ti ringrazio, Padre, per-la tua -Chiesa Santa che è in Termoli-Larino, per il tuo santo nome che hai fatto abitare nei nostri cuori.

Ci hai donato un cibo e una bevanda spirituale e la vita eterna per mezzo del tuo servo Gesù.

Ricordati, Signore, di questa Chiesa che è tua, preservala da ogni male, accresci la sua fede, rendila perfetta nell’amore.

Santificala nel tuo Regno che per lei hai preparato.

Rendila forte nella testimonianza e nell’annunzio della tua parola, audace nella professione della speranza, coraggiosa nella scelta dei segni profetici che proclamano la tua presenza.

A Colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e nella letizia, all’unico Dio, nostro salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria, maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e sempre. Amen (Gd 1,24-25).

 

 

 

Termoli 11 luglio 1999,

XV domenica del Tempo Ordinario