“Un cammino di vera conversione”

“Un cammino di vera conversione”

Data: 09/03/2011

Messaggio di Mons. Arcivescovo per la Quaresima 2011

E’ dalla colletta del Mercoledì delle Ceneri che muovono alcune riflessioni che possono accompagnare il nostro itinerario quaresimale:

“O Dio, nostro Padre, concedi al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male”

1. L’esperienza del popolo amato e prediletto da Dio, si connota come un esodo continuo che pone anche noi, popolo della nuova alleanza, in un itinerario da affrontare e percorrere. Suonerebbe strano se la spiritualità dell’Esodo che tanta parte ha avuto nella storia e nella vita del popolo d’Israele, perdesse la ricchezza del suo significato nella storia della salvezza portata avanti da Cristo Gesù.

L’itinerario dell’Esodo, soprattutto dell’esperienza del deserto è itinerario di conversione, di purificazione, di lotta decisa. Itinerario di conversione, di purificazione, di lotta decisa.

Anche per noi, popolo della nuova alleanza, c’è il deserto solitario, assolato, talvolta aggressivo, con pericoli e fatiche da affrontare che possono indurci alla resa come il Profeta Elia. Ma il Signore manda il suo angelo a confortarci e a ristorarci per sostenere il passo stanco e riaccendere il desiderio della meta da raggiungere.

Il deserto è anche il luogo del desiderio di Dio, il luogo di una diuturna e solitaria unione con Lui che invano il tentatore si sforza di turbare. La traversata del deserto prepara la conversione radicale. Il Beato Charles de Foucauld che passa molti anni della sua vita nel deserto del Sahara, ci ricorda: “Bisogna passare per il deserto e sostarvi per ricevere la grazia di Dio. E’ là che ci si svuota, che ci si sbarazza di tutto quello che non è Dio. Gli Ebrei sono passati per il deserto. Mosè, S. Paolo, S, Giovanni Crisostomo si sono preparati nel deserto”. Tacciono tutte le voci, risuona la voce. C’è il grande silenzio che fa da contenitore alla Parola che risuona in tutta la sua forza e potenza. Non ci sono altri suoni che possano renderla meno intelligibile e preda di commistioni o confusioni.
Il deserto è anche il luogo del desiderio di Dio. Tacciono tutte le voci, risuona la voce. C’è il grande silenzio che fa da contenitore alla Parola che risuona in tutta la sua forza e potenza. Non ci sono altri suoni che renderla meno
Lo spazio ampio e unico del silenzio fa giungere a noi la Parola che salva nella sua pienezza. Nell’Esortazione apostolica Verbum Domini il Papa afferma: “Dio parla anche per mezzo del suo silenzio… Il silenzio di Dio è tappa decisiva nel cammino terreno del Figlio di Dio… Questa esperienza di Gesù è indicativa della situazione dell’uomo che, dopo aver ascoltato e riconosciuto la Parola di Dio, deve misurarsi anche con il suo silenzio” (VD 21).

Non è facile, nei rumori e nel chiasso in cui siamo costretti a vivere, fare deserto, creare lo spazio unico perché il Signore parli alla nostra vita per renderla consapevole di idoli e dipendenze da abbattere e da eliminare.

Ma il tempo di Quaresima che ci apprestiamo a vivere è il tempo favorevole, è il tempo certo del passaggio del Dio Amore che perdona e rinnova.

Nel messaggio per Quaresima il Santo Padre ce lo ricorda: “Mentre guarda all’incontro definitivo con il suo sposo nella Pasqua eterna, la Comunità ecclesiale, assidua nella preghiera e nella carità operosa, intensifica il suo cammino di purificazione nello spirito per attingere con maggiore abbondanza al Mistero della redenzione la vita nuova in Cristo Signore”.

C’è un mezzo sicuro: “Per intraprendere seriamente il cammino verso la Pasqua e prepararci a celebrare la risurrezione del Signore, che cosa può esserci di più adatto che lasciarci condurre dalla Parola di Dio?” (Benedetto XVI).

Come ad Osea anche per noi c’è una parola: “La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” (Os 2,16).

C’è dunque questo primo impegno: l’ascolto della parola che sola può aiutarci a vincere ogni prova e ogni tentazione. Il rifugio e la certezza di non soccombere è nella imitazione di Cristo Gesù che, tentato dal diavolo, ha sempre e soltanto una risposta come ci ricorda il brano del Vangelo di Matteo: “Sta scritto…!”.

C’è un’opera quaresimale da non disattendere: farci prendere per mano dalla Parola di Dio con la quotidiana fedeltà e assiduità alla lectio che ha il potere di aprirci alle insondabili ricchezze del suo cuore, ammettendoci alle soglie del mistero.

Ma questa Parola si fa carne nel grembo di Maria: “Vergine in ascolto, ella vive in piena sintonia con la divina Parola; serba nel suo cuore gli eventi del suo Figlio (…) Ella è figura della Chiesa in ascolto della Parola di Dio che in lei si fa carne. Maria è anche simbolo dell’apertura per Dio e per gli altri” (Dei Verbum 27)

Maria è per noi icona dell’ascolto che interiorizza e si fa carne che genera una vita nuova che, restituendoci alla pienezza della dignità di figli, ci muove all’annunzio e alla testimonianza della novità a noi consegnata, memori della parola di S. Ambrogio laddove afferma: “Ogni cristiano che crede, in un certo senso concepisce e genera il Verbo di Dio in se stesso”.

2. L’ascolto costante, attento e fedele di questa Parola nel tempo quaresimale “ci spinge ogni giorno a liberare il nostro cuore dal peso delle cose materiali, da un legame egoistico con la terra, che ci impoverisce e ci impedisce di essere disponibili e aperti a Dio e al prossimo (….) Attraverso le pratiche tradizionali del digiuno, dell’elemosina e della preghiera, espressioni dell’impegno di conversione, la Quaresima educa a vivere in modo sempre più radicale l’amore di Cristo” (Benedetto XVI).
Il digiuno per noi cristiani, ci ricorda il Papa Benedetto, ha un significato profondamente religioso: “rendendo più povera la nostra mensa impariamo a superare l’egoismo per vivere nella logica del dono e dell’amore; sopportando la privazione di qualche cosa – e non solo di superfluo – impariamo a distogliere lo sguardo dal nostro ‘io’, per scoprire Qualcuno accanto a noi e riconoscere Dio nei volti di tanti nostri fratelli”.

Chiamati a distogliere lo sguardo dal nostro io e volgerlo al volto di Dio sfigurato o trasfigurato nei tanti che bussano alla porta del nostro cuore e delle nostre case. Risuonano nel tempo quaresimale con violenza e forza profetica le parole di Isaia: “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo…Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo?*(Is58,6.7)

Le parole del Profeta non possono non portare i nostri occhi laddove sono in tanti gli affamati che attendono da noi la divisione e condivisione del pane. E’ un tempo il nostro in cui, nonostante la crisi che fa aumentare le lacrime ai falsi piagnoni, sono in aumento gli epuloni che sperperano e banchettano lautamente, incuranti dei molti Lazzaro che bramano di raccattare almeno le briciole.

La carità dei cristiani denunzia gli egoismi, si fa carico delle emergenze, ma nel contempo prepara, spezza e distribuisce il pane agli affamati. Come non sentire il bisogno della gratitudine alle mense e ai tanti servizi disseminati nella città di Lecce e nella diocesi che preparano, spezzano, distribuiscono il pane che continua nel suo miracolo perché si raccolgono i pezzi avanzati perché sulle mani stese degli ultimi arrivati non manchi il pezzo condiviso?

3. E’ motivo di gioia per me, in questa ottica della condivisione e dell’attenzione alle grandi e nuove povertà che bussano al cuore della nostra Chiesa, annunziarvi l’inizio dei lavori della Casa della Carità che sarà la casa che gli amici riservano a Gesù per accoglierlo nel volto del povero, dei senza fissa dimora, dell’emarginato, dei fratelli immigrati.

E’ nata per quelle strane vie che la Provvidenza ti obbliga a percorrere e che poi si dipanano come risposta a bisogni che urgevano ma per le quali non riuscivi a trovare risposte. Ora questa Casa sta per essere realizzata per accogliere chi non ha casa, non ha cibo, non ha affetti, non trova solidarietà.

La sua realizzazione ma soprattutto l’offerta dei servizi che saranno erogati, necessita del contributo anche materiale – la Quaresima è una buona scuola perché il superfluo vada a beneficio per chi non ha neanche il necessario – per far fronte all’impegno necessario per la sua piena realizzazione.

Pertanto la prossima Quaresima di fraternità sarà a beneficio della costruenda Casa della Carità.

E’ un segno simbolo quello che la nostra Chiesa si accinge a realizzare. Tutti siamo chiamati a metterci al passo, ciascuno con la sua sensibilità e con il suo sentirsi chiamato a donare il segno che ci appartiene e ci qualifica: la carità a servizio di questa opera che vuole essere solo epifania del comandamento nuovo.

4. E’ nella logica dell’accoglienza e dell’attenzione a ogni dramma che scaturisce da deficit di autentica e totale promozione e tutela della dignità di ogni fratello che nasce una particolare parola a me consegnata dall’intera comunità che tento di servire nell’amore con un pressante invito a quanti sono proposti a garantire condizioni di vita dignitose e rispettose, a uno sguardo di particolare attenzione alla situazione che in questi giorni ha creato malumori e paure nel campo sosta ‘Panareo’ di via Taranto per una ingiunzione di abbattimento dei manufatti abitativi. Con sollievo si apprende che l’amministrazione comunale non intende agire con un indiscriminato sgombero delle famiglie rom del suddetto insediamento che è in una situazione di degrado, con condizioni igieniche al limite del sopportabile. C’è la dichiarata volontà di mettere in atto un tavolo di concertazione che possa proporre alcune progettualità possibili.

La Caritas Diocesana seguirà da vicino la questione offrendo supporto, sostegni e aiuti per dichiarate urgenze. Non può ricadere su di noi la condanna di Gesù : “ero straniero e non mi avete accolto” (Mt25,43).

5. Un’ ultima parola che è rinnovato invito alla preghiera che domanda e invoca il dono e la forza dello Spirito sul grande evento che la nostra Chiesa si accinge a vivere con la Visita Pastorale che inizierà a muovere il suo lungo itinerario domenica 6 novembre, solennità della dedicazione della nostra Chiesa Cattedrale. Sarò tra voi, ospite e pellegrino fino al 2014. I tre anni del ministero pubblico di Gesù , saranno i tre anni del mio venire a stare con voi per conoscervi, ascoltarvi, parlarvi, confortarvi, spronarvi a vivere con più decisa coerenza le grandi fedeltà al Vangelo di Cristo Gesù.

6. Partendo dalla Parola di Dio che in abbondanza in questo tempo quaresimale raggiunge la nostra vita, interiorizzandola, meditandola, accogliendola, noi possiamo imparare , come scrive il Papa, “una forma preziosa e insostituibile di preghiera, perché l’ascolto attento di Dio, che continua a parlare al nostro cuore, alimenta il cammino di fede che abbiamo iniziato nel giorno del Battesimo”.

“La preghiera ci libera da tutti gli egoismi o da tutto ciò che falsa, nell’amore fraterno, l’amore verso alcuni nostri fratelli.
In essa le nostre avarizie, le nostre durezze, le nostre cecità sono riparate.
E, in mezzo a tutti gli uomini, come per ciascuno di noi E, in mezzoE, in mezzo a tutti gli uomini, come per ciascuno di noi
-essa fa tacere il frastuono interiore;
– ci rende atti a ricevere la parola del Signore
– ci libera dalle nostre abitudini, dai nostri ricordi inutili
– ci rende nuovi di fronte a ciò che Dio vuole in ciascun oggi
– ci permette di seguire Gesù Cristo, di seguire l’appello misterioso della fede di cui essa ci dice nient’atro che l’assoluto, anche nei giorni in cui non avremmo più se non la forza di fuggire”(Madeleine Debrel)

Confidando nell’intercessione della Santa Madre di Dio, dei Nostri Santi Patroni, di Sant’Oronzo, di San Filippo Smaldone, viviamo con frutto questo tempo favorevole e poniamoci in cammino incontro al Signore che viene e salvarci e liberarci.

Su tutti voi la benedizione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

Confidando nell’intercessione dela Vergine Santa, di Sant’Oronzo, di San Filippo Smaldone4 e di tutti i nostri Santi PatroniSu tutti voi la benedizione del Padre, del Figlio e dello Spirito SantoLecce 27 febbraio 2011, Lecce 27 febbraio 2011, domenica VII del T.O.

La preghiera ci libera da tutti gli egoismi o da tutto ciò che falsa,
Partendo dalla parola di Dio abbondantemente ascoltata, meditata e interiorizzata

Autore/Fonte: Mons. Domenico D’Ambrosio