Alla Chiesa di Dio che è in Lecce

Alla Chiesa di Dio che è in Lecce


Manfredonia 12 aprile 2009

 

Domenica di Pasqua, Risurrezione del Signore

 

Fratelli miei,

 

amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro , e dal Signore Gesù Cristo ( Rm 17 ).

 

Eccomi pronto a venire a voi, mandato dal Signore che, come ci ricorda il Libro Sacro, ama giocare con i figli degli uomini.

 

È bello per me ed è stato risolutivo di una grande fatica e di una non piccola sofferenza per questa ulteriore obbedienza che mi è stata chiesta, questo gioioso e particolare modo del Signore che vuole anche me partecipe del suo progetto, quello con il quale fin dall’eternità mi ha scelto per essere santo e immacolato al suo cospetto nell’amore. Le sorprese dell’amore non finiscono mai. E voi siete l’ultima sorpresa dell’amore che Dio mi riserva da sempre. Con voi ora devo tener fede al suo progetto. Con voi, santi che siete nella Chiesa che vive in Lecce, non devo far cadere il sogno di Dio: santi e immacolati al suo cospetto nell’amore.

 

È strano per certi versi, secondo umane letture, quello che mi sta accadendo. Non ci si può amare se non ci si conosce. Io non vi conosco, ma già vi amo. E questo perché nella famiglia di Dio non ci sono né stranieri, né ospiti.

 

Vengo a voi mandato dal Signore, nel suo nome, anche se tutti ben sappiamo come questa profonda verità è costretta ad ‘incartarsi’ nelle tante traversie e alchimie a cui si ricorre da chi ne ha autorità. E così la chiarezza si opacizza e chi deve vedere e scorgere la volontà di Dio è costretto ad attardarsi e a rallentare nel tentativo di decifrare gli umani equilibrismi di cui si è a conoscenza!

 

Tutta questa fatica è ormai superata e anche i piccoli calcoli a cui mi ha costretto il mio umano involucro, sono annullati.

 

A colui che presiede la carità di tutte le Chiese e da Cristo Signore ha ricevuto il compito di confermare i fratelli nella fede,  ho rinnovato la mia ‘obbedienza oblativà. E come un grande Sacerdote in vita non compreso e ora osannato a cinquanta anni dalla sua morte, don Primo Mazzolari, ho detto il mio obbedientissimo in Cristo.

 

Ora con una serenità invano inseguita in questi ultimi tempi, ho ritrovato la pace, e a dispetto della crudezza della parola con cui il Signore mi ha raggiunto in questa ulteriore tappa, la quarta, del mio ministero episcopale: Vattene dalla tua terra, vattene dalla tua casa….., vengo a voi pronto a mettere mano al nuovo aratro senza volgermi indietro guardando avanti per camminare con voi  sulle strade meravigliose del Salento, affascinato e rapito dalla bellezza e dai ricami ricavati e intessuti nella pietra ,  non sorda alla intenzioni dell’ arte che qui, soprattutto nella luminosa città di Lecce, rende ancor più comprensibile l’espressione del grande e ispirato autore russo Dostoevskij: ‘La bellezza salverà il mondo….’.

 

Conosco la forza della vostra fede e l’impegno per fare di essa la qualità più vera di una presenza che testimoni la perenne novità di Cristo e del suo Vangelo nella nostra Santa Chiesa. Ora vengo a condividere con voi la gioia di questa fede da annunziare, da celebrare, da testimoniare.

 

Vengo a voi

 

–              come servo di Cristo Signore

 

–              come collaboratore della vostra gioia

 

Con l’Apostolo Paolo, in questo anno a lui dedicato, vi dico: accoglietemi e consideratemi come servo di Cristo Signore e amministratore e dispensatore dei suoi santi divini misteri. Come il Servo non griderò né alzerò il tono ma proclamerò il diritto con verità e, di certo, per amore del mio popolo non tacerò. Aiutatemi a far si che risulti costantemente fedele e irreprensibile in questo ministero.

 

Continuerò a mettermi in religioso ascolto della Parola del Signore e la dirò a voi, attento e vigile nell’evitare un rischio sempre in agguato per noi uomini della Parola: quello di diventare cane muto e sentinella addormentata.

 

Vengo per gustare la ricchezza e la maturità della vostra fede, per camminare con voi con lo sguardo rivolto a Colui che ci dà forza: Cercate le cose di lassù, ma con i piedi saldamente per terra perché non mi sfuggano le attese e i bisogni di tutti e di ciascuno di voi che il Signore ora consegna alla mia fragile persona che sente come, nonostante questa debolezza, posso e potrò tutto in Colui che mi dà forza.

 

L’essere servo è il connotato più vero e più appropriato per un pastore. Ecco perché come l’Apostolo Paolo vi dico che non potrei e non intendo fare da padrone sulla vostra fede. Desidero essere soltanto  collaboratore della vostra gioia, la gioia dell’essere figli di Dio, dell’essere amati da Lui.

 

La visita del Santo Padre a San Giovanni Rotondo il prossimo 21 giugno, mi impedirà di correre a voi come è mio e certamente anche vostro desiderio.

 

Ora però, per un po’, è necessario per voi e per me l’esercizio della virtù della pazienza che non morde i freni né scalpita, ma sa attendere.

 

Impiegherò questo tempo per fare un corso accelerato di formazione e informazione sulla nostra Chiesa, su di voi, per conoscere se non i volti di tutti, il nome e il ministero di voi tutti, cari fratelli presbiteri, sì che giungendo tra voi mi sentirò a casa e voi avvertirete l’amore già saldo del pastore che il Signore manda per crescere insieme nella verità e nella carità. Potete però essere certi: già siete la mia famiglia,  già siete a pieno titolo e ormai ( da molte settimane! ) in pianta stabile nella mia preghiera.

 

Perciò se potete fatemi posto nel vostro cuore.

 

Un saluto grato, fraterno, affettuoso all’Ecc.mo Mons. Cosmo F. Ruppi che a lungo ha guidato con saggezza, con forza, con lungimiranza, con amore ed anche con qualche sofferenza, questa nostra Chiesa. Gli strani giochi della Provvidenza! Per la seconda volta succedo a lui alla guida di una Chiesa! Continuerà a seguirci con la sua preghiera e con il suo amore, ne sono certo. Ora prende il posto di Mosè sul monte: con le braccia alzate per invocare e intercedere per tutti noi.

 

Su tutti voi imploro la grande e feconda benedizione del Signore Gesù, il Risorto

 

vostro

† Domenico D’Ambrosio

 


16/04/2009 S.E.R. Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio